Anais Drago è una musicista sorprendente. Lo è per tanti motivi, uno, che è apparentemente secondario è il nome, che mi riporta ad una scrittrice da em sempre amata come Anais Nin, ma è chiaro che non è questo il principale motivo per essere sorpresi. La vera sorpresa è prima di tutto lo spessore della sua cultura musicale e poi, naturalmente, la sua giovane età, la sua tecnica e l’espressività della sua musica, non necessariamente in questo ordine.
Anais Drago con il suo violino, la sua voce e il supporto di effetti elettronici, si è esibita ieri sera nella sale del Museo di Storia naturale, Faraggiana-Ferrandi, nell’ambito di Novara Jazz “streaming edition”, se così possiamo dire che , come ha ben spiegato Corrado Beldì nell’introduzione, grazie alla piattaforma allestita dal Comune di Novara comprendente nel suo palinsesto il Teatro Coccia, il Teatro Faraggiana, il “Circolo dei lettori”, gli “Amici della Musica”, il “Centro novarese di studi letterari” e naturalmente “Restart” e “Novara Jazz”, ha reso possibile una serie di attività culturali che in tempo di lockdown sarebbero restate morte e sepolte. Il suo repertorio comprende brani originali e un brano di Eric Satie ed uno “Calma e leggerezza” ispirato a Frank Zappa (ricordiamo che il titolo del progetto è “da Eric Satie a Frank Zappa”).
Già dalle prime note si intuisce come Anais padroneggi la “materia musicale”, ma anche come sappia armonizzare le sonorità classiche, con quello spirito di ricerca che è sempre stato la quintessenza del Jazz. Ma c’è anche qualcosa che va oltre il jazz, come tradizionalmente lo intendiamo e lo si sente subito, sin dal pizzicato echeggiante di “Gnossiens nr. 2” di Eric Satie, con il quale Anais Drago apre il concerto. E quel qualcosa in più è certamente la tradizione (ormai nutrita), della musica elettronica ed è la musicista stessa ad ammettere che il suo suonare è in realtà un nuotare (magari un surfare) da un genere all’altro.
Le altre composizioni sono invece una “produzione propria” e c’è davvero da restare incantati dalla capacità compositiva della giovane musicista. Un cimento di grande impegno, di grande intensità e di grande varietà. Non per nulla, Anais Drago avrebbe voluto chiamare il progetto “Baustelle” che in tedesco significa “lavori in corso”, ma per estensione anche “cantiere”. Ed è proprio un meraviglioso cantiere questo concerto condotto da un violino che passa con disinvoltura da una atonalità quasi schonberghiana, ad un pizzicato folk, fino ad ammiccare al concertismo e alle architetture della “classica”.
Anais Drago non si fa mancare nulla e, tra tanta mutevole varietà, è presente anche uno spiritoso e ficcante recitativo incentrato sul tema del “segno” (con l’aiuto di “Un segno nello spazio”, racconto tratto da “Le Cosmicomiche” di Italo Calvino) che può alludere (anche) alla notazione musicale, quasi una parentesi semiotica-favolistica che sfocia in un trascinante vocalismo sperimentale che potrebbe ricordare gli esperimenti sonori di Meredith Monk. Poi la sarabanda continua ancora con il violino sollecitato dal pizzicato e fatto assomigliare ad un basso rock che subito, torturato a dovere dall’archetto , si trasforma in un affilata spada inquieta ed elettrica. Magnifico anche “I’ve seen You” liberamente tratto, anche questo, dalla feconda creatività dell’opera di Italo Calvino.
Chiude il concerto “Manteia” brano spiritualmente intenso e musicalmente molto raffinato che aleggia come un “vaticinio” tra le creature animali del museo Faraggiana. Aspettando tempi migliori, “Novara Jazz” in versione “streaming” non perde comunque il suo fascino…