Se si definisse Lorenzo Petrantoni un illustratore, lui si arrabbierebbe. Lui sa di non esserlo eppure crea libri illustrati e molto altro. A suo dire, non sa minimamente disegnare nemmeno una pera. Probabilmente è vero, ma le sue storie e i suoi racconti sono comunque storie e racconti fatti di segni. Ed è così anche per l’ultimo meraviglioso lavoro, “City Maps and Stories”, edito da “Moleskine”, un viaggio attraverso “segni” di quindici città nel mondo: Barcellona, Berlino, Buenos Aires, Capetown, l’Havana, Hong Kong, Istanbul, Londra, Milano, New York, Parigi, San Francisco, San Pietroburgo, Shangai e Vienna. Viviamo in un universo segnico, amava ripetere Umberto Eco e Lorenzo Petrantoni dissemina le sue città di segni. Una paziente opera di ritaglio da centinaia e centinaia di “gravure”, stampe, caratteri tipografici, astrazioni, decori tutti e solo ottocenteschi. Non vorrei annoiare nessuno ricordando che Petrantoni ha lavorato e illustrato per giornali di mezzo mondo dal prestigiosissimo “The New Yorker” a “Newsweek” dal “Wall Street Journal” a “Wired”. E poi musei, università, istituzioni culturali, teatri, case editrici, tutti “committenti” (più che clienti), di grandissimo prestigio. Cosa illustra “City Maps and Stories”? Il titolo dice tutto e non spiega nulla, potremmo dire che si tratta di “mappe concettuali”, ma anche questo sembra un po’ riduttivo, sa un po’ troppo di tesina della maturità, eppure è ciò che si avvicina maggiormente a quanto è rappresentato nelle pagine di questo volume che “Moleskine” ha voluto editare. Occorrerebbe spendere qualche parola anche su “Moleskine” e sui suoi raffinatissimi punti vendita milanesi, ma non credo che per il brand che produce il celeberrimo quadernetto di Bruce Chatwin occorrano grandi presentazioni. Ma torniamo al volume dove il bianco e nero non lasciano posto che ad altro bianco e ad altro nero. La vogliamo “guardare” insieme e da vicino una mappa di Lorenzo Petrantoni? Partiamo da Londra e magari da Euston Road dove campeggia in una vecchia incisione della St, Pancras Station, giusto un pelo più a nord del “Charles Dickens Museum” con un bel ritratto dello scrittore inglese; percorrendo la mappa verso est ecco comparire una bella pinta di birra della “Viaduct Tavern” al numero 126 di Newgate Street. E tra maniglie art deco, libri orientalisti, ventagli floreali, eccoci la silohuette nera che annuncia il “Jack the Ripper Museum” al numero 12 du Cable Street… Il gioco può ripetersi a Parigi, magari partendo dal “Restaurant Le Procope” al 13 della fascinosissima e fané Rue de l’Ancienne Comédie” procedendo poi sul Boulevard St. Germain per attraversare il Luxembourg fino alla Rue Auguste Compte, tra primoridali auto d’epoca, colletti inamidatissimi di camicie di cotone e Swan Pens, lanterne magiche e caleidoscopi. E il gioco si può ripetere in una serie di combinazioni infinite per le mappe di tutte le città presenti nel magnifico volume. “Non sapersi orientare in una città non significa molto, ma perdersi in essa è una cosa tutta da imparare” scriveva Walter Benjamin nella sua “Infanzia Berlinese”. Ecco, le mappe di Lorenzo Petrantoni insegnano questa magnifica arte.