Come si spiega il successo di Giorgia Meloni

Sembra che una delle tendenze della politica italiana più evidenti sia la crescita graduale ma irreversibile di Giorgia Meloni e della sua formazione nello schieramento di Centrodestra. Si può spiegare solo con il fatto che oggi sembrano crescere i neofascismi, i neonazismi?

No, perché a differenza di esponenti anche piemontesi di Fdi che non vogliono abbandonare il pesante e imbarazzante retaggio fascista la Meloni da tempo non gioca più con i simboli e gli slogan della retorica fascista, rimane una “ Dio, Patria, Famiglia” ma come spogliata di tutto il fascistume, questo per l’effetto mediatico della leader che sovrasta il partito permette di nascondere i tanti irriducibili nostalgici che pure militano in Fdi.

Chi invece strizza l’occhiolino ricambiato dai neofascisti all’estremismo di destra è proprio Salvini, non perché lo dica io ma lo dicono anche Bossi e Maroni che non sono sospettabili di antileghismo preconcetto.

La Meloni quindi prende l’aspetto di quella destra rispettabile e aliena dagli estremismi che in Italia si cerca dal 1994 e non si trova mai passando per gli insuccessi di Fini e di Monti e di altri.

Per mantenere questa immagine però la Meloni non deve sgomitare, perché lo sgomitamento, Salvini docet, porta facilmente ad esagerare e a forzare con radicalizzazioni che non piacciono a tutti l’elettorato di Centrodestra e alla fine stancano anche quelli a cui poteva piacere.

Si tratta quindi di una crescita che se vuole può essere graduale e non bruciante ma che sul medio termine può dare risultati importanti.

Se la Meloni ad esempio riuscisse a farsi eleggere Sindaco di Roma e a fare anche solo un po’ meglio della Raggi, a questo punto anche per Salvini inizierebbe un declino più veloce di quello che si possa immaginare.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Come si spiega il successo di Giorgia Meloni

Sembra che una delle tendenze della politica italiana più evidenti sia la crescita graduale ma irreversibile di Giorgia Meloni e della sua formazione nello schieramento di Centrodestra. Si può spiegare solo con il fatto che oggi sembrano crescere i neofascismi, i neonazismi?

No, perché a differenza di esponenti anche piemontesi di Fdi che non vogliono abbandonare il pesante e imbarazzante retaggio fascista la Meloni da tempo non gioca più con i simboli e gli slogan della retorica fascista, rimane una “ Dio, Patria, Famiglia” ma come spogliata di tutto il fascistume, questo per l’effetto mediatico della leader che sovrasta il partito permette di nascondere i tanti irriducibili nostalgici che pure militano in Fdi.

Chi invece strizza l’occhiolino ricambiato dai neofascisti all’estremismo di destra è proprio Salvini, non perché lo dica io ma lo dicono anche Bossi e Maroni che non sono sospettabili di antileghismo preconcetto.

La Meloni quindi prende l’aspetto di quella destra rispettabile e aliena dagli estremismi che in Italia si cerca dal 1994 e non si trova mai passando per gli insuccessi di Fini e di Monti e di altri.

Per mantenere questa immagine però la Meloni non deve sgomitare, perché lo sgomitamento, Salvini docet, porta facilmente ad esagerare e a forzare con radicalizzazioni che non piacciono a tutti l’elettorato di Centrodestra e alla fine stancano anche quelli a cui poteva piacere.

Si tratta quindi di una crescita che se vuole può essere graduale e non bruciante ma che sul medio termine può dare risultati importanti.

Se la Meloni ad esempio riuscisse a farsi eleggere Sindaco di Roma e a fare anche solo un po’ meglio della Raggi, a questo punto anche per Salvini inizierebbe un declino più veloce di quello che si possa immaginare.

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