Francesco Chiapperini: “On the bare rocks and glaciers”

chiapperini novarajazz festival

Avevo ascoltato alcuni dei pezzi di On the Bare Rocks and Glaciers, la scorsa estate a Novara (ricordo che Francesco Chiapperini fa parte del Novara Jazz Collective) e ne avevo avuta unottima impressione. Del resto lo sapevo già e non avevo certo bisogno di conferme: Francesco Chiapperini (secondo da destra nella foto in alto) è un musicista completo e un cacciatoredi suoni di prima grandezza sia che si tratti di marce funebri pugliesi sia che si tratti di canti alpini, il suo rapporto con la musica popolare è piuttosto stretto. On the Bare Rocks and Glaciers” è un magnifico lavoro che affonda le sue radici nella musica tradizionale di montagna e sviluppa i suoi rami nel jazz, anche in quello di ricerca e attraverso alcune composizioni originali. Il disco è incentrato su canti tradizionali alpini e della montagna, come Le voci di Nicolajewka” o Sul Ponte di Perati(di questa notevolissime le due versioni una più vicina alla tradizione ed una maggiormente innovativa), ma tutto il lavoro è pervaso da uneco di classicità, tanto da far sembrare i singoli brani parti di una suite dove c’è posto per autori molto diversi tra loro, come Edvard Grieg, Giovanni Battista Pergolesi o Steve Swallow, magnificamente amalgamati dalla grande capacità del Chiapperini arrangiatore. Occorre ascoltare questo interessantissimo lavoro dallinizio alla fine, per gustarne l’unità del tema, la varietà delle sonorità e, se posso dirlo, anche la genialità dellintuizione. Questo attaccamento di Francesco Chiapperini ai temi della musica popolare, questa sua capacità di restare legato alla tradizione e allo stesso tempo di spaziare e sperimentare negli universi del suono a partire dal jazz, è certamente una caratteristica comune anche ad altri musicisti, ma che in Francesco sembra essere unesigenza vitale, un modo di essere e non una mera ricerca intellettuale e oltre a lui ai clarinetti, si sono cimentati anche in questa scalata, Virginia Sutera al violino, Vito Emanuele Galante alla tromba, Mario Mariotti alla cornetta, Roger Rota al fagotto, Andrea Ferrari al sax baritono e la voce di Maurizio Arena. Il disco pubblicato delletichetta Caligola Records” è stato registrato nella Chiesa S.S. Trinità, di Parre (Bergamo).

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Avevo ascoltato alcuni dei pezzi di On the Bare Rocks and Glaciers, la scorsa estate a Novara (ricordo che Francesco Chiapperini fa parte del Novara Jazz Collective) e ne avevo avuta unottima impressione. Del resto lo sapevo già e non avevo certo bisogno di conferme: Francesco Chiapperini (secondo da destra nella foto in alto) è un musicista completo e un cacciatoredi suoni di prima grandezza sia che si tratti di marce funebri pugliesi sia che si tratti di canti alpini, il suo rapporto con la musica popolare è piuttosto stretto. On the Bare Rocks and Glaciers” è un magnifico lavoro che affonda le sue radici nella musica tradizionale di montagna e sviluppa i suoi rami nel jazz, anche in quello di ricerca e attraverso alcune composizioni originali. Il disco è incentrato su canti tradizionali alpini e della montagna, come Le voci di Nicolajewka” o Sul Ponte di Perati(di questa notevolissime le due versioni una più vicina alla tradizione ed una maggiormente innovativa), ma tutto il lavoro è pervaso da uneco di classicità, tanto da far sembrare i singoli brani parti di una suite dove c’è posto per autori molto diversi tra loro, come Edvard Grieg, Giovanni Battista Pergolesi o Steve Swallow, magnificamente amalgamati dalla grande capacità del Chiapperini arrangiatore. Occorre ascoltare questo interessantissimo lavoro dallinizio alla fine, per gustarne l’unità del tema, la varietà delle sonorità e, se posso dirlo, anche la genialità dellintuizione. Questo attaccamento di Francesco Chiapperini ai temi della musica popolare, questa sua capacità di restare legato alla tradizione e allo stesso tempo di spaziare e sperimentare negli universi del suono a partire dal jazz, è certamente una caratteristica comune anche ad altri musicisti, ma che in Francesco sembra essere unesigenza vitale, un modo di essere e non una mera ricerca intellettuale e oltre a lui ai clarinetti, si sono cimentati anche in questa scalata, Virginia Sutera al violino, Vito Emanuele Galante alla tromba, Mario Mariotti alla cornetta, Roger Rota al fagotto, Andrea Ferrari al sax baritono e la voce di Maurizio Arena. Il disco pubblicato delletichetta Caligola Records” è stato registrato nella Chiesa S.S. Trinità, di Parre (Bergamo).

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