Gramellini, l’opinionista senza opinioni

L’ultima fatica dell’opinionista del Corriere della Sera, Massimo Gramellini, è sullo spreco del denaro pubblico. Senza troppi giri di parole afferma che durante il lockdown i dipendenti statali sono stati a casa a prendere lo stipendio senza fare nulla, o meglio a fare Smart working che, secondo l’opinionista, equivale a fare niente. Si dice che tutte le opinioni siano legittime e quindi bisogna accettare, di buon grado, le parole di questo signore pagato per esprimere delle opinioni. Cosa differenzia un giornalista da un opinionista? Semplice, il giornalista va, o dovrebbe andare, alla ricerca di fatti per documentarli e descriverli ai lettori. Poi, magari, può aggiungere una sua opinione tenendola possibilmente separata dai fatti. L’opinionista no. Di solito ha una sua opinione e la scrive proponendola ai lettori.

 

 

Gramellini va oltre: non ha opinioni sue, ha solo quelle degli altri, quelle del bar, quelle della spiaggia o quelle della coda alle poste. Le scrive per bene e il Corriere le pubblica. Le persone dicono “come è bravo Gramellini”, perché sa tradurre in bella scrittura le opinioni più becere, i luoghi comuni più triti e ritriti.

Varrebbe la pena di citare Karl Kraus, quando a proposito dei giornalisti, diceva: “Non avere un’idea e saperla scrivere, ecco cosa fa di un uomo un giornalista”. E così i miei tre mesi a casa con un computer in mano dal mattino alla sera (un computer nuovo comprato da me e non dallo Stato), le decine e decine di telefonate a carico mio e non dello Stato, la posta della scuola consultata il sabato e la domenica è tante altre cose, secondo Gramellini sono non fare niente. Ma questo non vale solo per chi vi scrive, naturalmente, vale per esempio per i docenti che, da un giorno all’altro, hanno inventato la didattica a distanza, vale per il lavoro di tante persone fatto in condizioni difficili.

Perché se spedisco le mail dal mio tavolo, se elaboro rilevazioni dalla mia scrivania o se invio documentazioni didattiche dalla cucina o magari se rispondo a una telefonata seduto sul cesso, allora secondo l’opinionista senza opinioni Gramellini, non sto lavorando. Invece lui che riporta il “sentiment” del popolo bue, lui sta lavorando per il bene dell’umanità. Questa è la mia opinione e non chiedo nemmeno un lauto consenso per esprimerla.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Gramellini, l’opinionista senza opinioni

L’ultima fatica dell’opinionista del Corriere della Sera, Massimo Gramellini, è sullo spreco del denaro pubblico. Senza troppi giri di parole afferma che durante il lockdown i dipendenti statali sono stati a casa a prendere lo stipendio senza fare nulla, o meglio a fare Smart working che, secondo l’opinionista, equivale a fare niente. Si dice che tutte le opinioni siano legittime e quindi bisogna accettare, di buon grado, le parole di questo signore pagato per esprimere delle opinioni. Cosa differenzia un giornalista da un opinionista? Semplice, il giornalista va, o dovrebbe andare, alla ricerca di fatti per documentarli e descriverli ai lettori. Poi, magari, può aggiungere una sua opinione tenendola possibilmente separata dai fatti. L’opinionista no. Di solito ha una sua opinione e la scrive proponendola ai lettori.

 

 

Gramellini va oltre: non ha opinioni sue, ha solo quelle degli altri, quelle del bar, quelle della spiaggia o quelle della coda alle poste. Le scrive per bene e il Corriere le pubblica. Le persone dicono “come è bravo Gramellini”, perché sa tradurre in bella scrittura le opinioni più becere, i luoghi comuni più triti e ritriti.

Varrebbe la pena di citare Karl Kraus, quando a proposito dei giornalisti, diceva: “Non avere un’idea e saperla scrivere, ecco cosa fa di un uomo un giornalista”. E così i miei tre mesi a casa con un computer in mano dal mattino alla sera (un computer nuovo comprato da me e non dallo Stato), le decine e decine di telefonate a carico mio e non dello Stato, la posta della scuola consultata il sabato e la domenica è tante altre cose, secondo Gramellini sono non fare niente. Ma questo non vale solo per chi vi scrive, naturalmente, vale per esempio per i docenti che, da un giorno all’altro, hanno inventato la didattica a distanza, vale per il lavoro di tante persone fatto in condizioni difficili.

Perché se spedisco le mail dal mio tavolo, se elaboro rilevazioni dalla mia scrivania o se invio documentazioni didattiche dalla cucina o magari se rispondo a una telefonata seduto sul cesso, allora secondo l’opinionista senza opinioni Gramellini, non sto lavorando. Invece lui che riporta il “sentiment” del popolo bue, lui sta lavorando per il bene dell’umanità. Questa è la mia opinione e non chiedo nemmeno un lauto consenso per esprimerla.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.