Chi avesse pensato che la vita di Corto Maltese fosse sovrapponibile a quella del suo autore, Hugo Pratt, forse non lo sapeva, ma aveva ragione. Se ne trova conferma leggendo “Aspettando Corto”, (titolo originale, “Le pulci penetranti”), uscito nello scorso autunno presso Rizzoli. Un lungo viaggio dall’Africa, dove Pratt ha trascorso parte della sua infanzia, a Venezia, attraverso Argentina e Inghilterra. Potremmo dire che si tratta di una autobiografia, anche se il termine non sarebbe del tutto esatto. Si tratta invece di un racconto di una vita vissuta senza saggezza, ma con grande poesia e scritto in maniera che definire “divertente” sarebbe improprio, ma azzeccato. È l’Abissinia colonizzata la protagonista vera del principio del racconto di Pratt “…con mio padre che era lì per la difesa della razza”, dice ironicamente Pratt, e riferito ai soldati italiani aggiunge: “Poveri ragazzi, i soldati più straccioni del mondo. Si erano imbarcati a Napoli e andavano di stanza in Abissinia. Non c’entravano proprio niente con l’Impero dentro quella sahariane…” E proprio in Abissinia il giovane Hugo incomincia una vita, fatta di avventure, scorribande scapigliate con una compagnia di amici, occasionali compagni di strada, artisti, soldati, avventurieri e puttanieri che sembra proprio somigliare molto a quella di Corto.
C’è però anche la Storia nel libro di Pratt, come il ricordo del negus Hailé Selassié, di Mussolini e del re. Il soggiorno veneziano incomincia invece con il più prosaico lavoro presso il nonno callista. “Quanto a fare lo scemo mi viene benissimo. Anche lì è questione di esperienza. Ci sono stato in mezzo. Mia madre quando avevo sei anni mi dimenticò sulla spiaggia sotto il sole a capo scoperto”, scrive con divertimento Pratt. E poi l’Argentina, scrive ancora l’autore, “Ero in viaggio per l’Argentina insieme a uno che preferisco non nominare. Biglietto pagato e contratto di lavoro con l’Editorial Abril”.
L’Argentina è un luogo dell’immaginazione, come il “sogno americano”, non un posto preciso dell’America, ma un nome che fa sognare, per lui è stata l’Argentina, ma avrebbe potuto essere un altro luogo. Un bel periodo di lavoro con Battaglia, l’inseparabile Faustinelli e tanti altri. Nel libro, ci sono poche tracce scritte di Corto, qualche cenno all’ “Asso di Picche”e poco altro, ma tanti, suggestivi disegni (uno ogni due pagine), ad illustrare il suo racconto e tanti prototipi umani del tipo ideale alla Corto Maltese.
Poi la Francia, altri luoghi e ancora la sua città d’elezione (sua e di Corto), Venezia (ricordiamo che Pratt era nato a Rimini). Un libro curioso, brillante senza volerlo essere, un diario semi-intimo che mi ricorda molto da vicino quello di Valentina Crepax, “Io e l’asino mio”letto qualche settimana fa e, anch’esso molto legato al mondo del fumetto, Guido Crepax in quel caso.