Il concerto di San Gaudenzio

Quando a risuonare, sotto l’immenso vuoto della Cupola antonelliana, sono il violoncello jazz-folk di Hank Roberts e il sax algido e lirico di Silke Eberhardt in una splendente mattina di maggio per “Novara Jazz” o sono, come ieri sera, le note dei “Concerti brandeburghesi” di Johann Sebastian Bach, magnificamente interpretati dall’Orchestra da camera “Carlo Coccia” per il tradizionale Concerto di San Gaudenzio, poco cambia.

La Basilica è un luogo deputato dello spirito e qui, tutto si trasforma, persino i novaresi, sempre un po’ troppo scettici e un po’ troppo indifferenti, ma questa volta ,visti da qui, sotto la splendida volta della Basilica del loro Santo patrono, e incantati dalle note di Bach, sembrano una comunità coesa, innamorata della loro tradizione e attenti a ciò che li circonda.

 

[the_ad id=”62649″]

 

Bisognerebbe farne di più di musica nelle chiese, soprattutto se con interpreti di questa qualità. I Concerti brandeburghesi, come è noto, sono una sorta di catalogo del virtuosismo di Bach, esercizi di stile di incantevole bellezza.

Olivia Centurioni al violino conduce un’orchestra da camera molto coesa, dal suono deciso e delicato, senza sbavature e, soprattutto, capace di controllare gli eccessi di virtuosismo. In programma i concerti numero tre, due, cinque e uno (con il piccolo inconveniente di cambio dell’ordine di esecuzione).

Menzione anche per un ispiratissimo Gianni Biocotino al flauto, un attento Andrea Chenna all’oboe, uno spumeggiante Gabriele Cassone alla tromba e un Fabio Bonizzoni a cavar note barocche al clavicembalo. Sarebbe bello dire, “folta la presenza del pubblico giovane”; magari lo diciamo un’altra volta, come per tanti altri appuntamenti culturali, anche “San Gaudenzio” e il suo magnifico concerto non sembrano per ora far concorrenza agli aperitivi…

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

© 2024 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Picture of Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

Condividi l'articolo

2 risposte

  1. Ottimo articolo Mario e giuste riflessioni, il grande problema che tu poni, quello della presenza e della partecipazione dei giovani, è sostanziale e tocca una condizione largamente diffusa nello scenario attuale. Vi è anche il problema non secondario della musica in chiesa che, ad esempio mio figlio che è uno specialista di musica sacra barocca, conosce bene. Anche qui vi è spesso un incomprensibile proibizionismo da parte di alcune autorità ecclesiastiche che non consente l’esecuzione in chiesa ad esempio di musica strumentale, anche se classica, ma solo e soltanto musica sacra e talvolta neanche quella. Significativa perciò, e di ottimo auspicio, la opportunità che il San Gaudenzio continui nel tempo ad ospitare eventi musicali di qualità come quelli di cui ci rendi partecipi.

  2. Caro Andrea, ti ringrazio del prezioso commento. A Novara, fortunatamente, al momento il parroco delle Parrocchie Unite del Centro, Don Natale Allegra, è un sacerdote molto disponibile e la Basilica di San Gaudenzio ospita numerosissime manifestazioni musicali: vari concerti tra i quali la stagione di musica sacra dell’associazione Amici della Musica, ma anche musica classica nelle chiese di San Marco, San Giovanni Decollato, Canonica del Duomo ecc. Addirittura “Novara Jazz” organizza sempre un assolo di uno strumentista solista sotto la Cupola o nella Sala del Compasso (che tu non conoscerai poiché all’epoca del tuo soggiorno novarese era ancora al di là da venire) che è collocata nel sottotetto della Basilica, ed è uno spazio molto suggestivo. Non so quale sia la situazione a Firenze, ma resto del parere che la musica di qualità abbia quella giusta carica di spiritualità, possa tranquillamente essere ospitata nei luoghi di culto, naturalmente con le dovute cautele e il dovuto rispetto ai luoghi di culto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

Il concerto di San Gaudenzio

Quando a risuonare, sotto l’immenso vuoto della Cupola antonelliana, sono il violoncello jazz-folk di Hank Roberts e il sax algido e lirico di Silke Eberhardt in una splendente mattina di maggio per “Novara Jazz” o sono, come ieri sera, le note dei “Concerti brandeburghesi” di Johann Sebastian Bach, magnificamente interpretati dall’Orchestra da camera “Carlo Coccia” per il tradizionale Concerto di San Gaudenzio, poco cambia.

La Basilica è un luogo deputato dello spirito e qui, tutto si trasforma, persino i novaresi, sempre un po’ troppo scettici e un po’ troppo indifferenti, ma questa volta ,visti da qui, sotto la splendida volta della Basilica del loro Santo patrono, e incantati dalle note di Bach, sembrano una comunità coesa, innamorata della loro tradizione e attenti a ciò che li circonda.

 

[the_ad id=”62649″]

 

Bisognerebbe farne di più di musica nelle chiese, soprattutto se con interpreti di questa qualità. I Concerti brandeburghesi, come è noto, sono una sorta di catalogo del virtuosismo di Bach, esercizi di stile di incantevole bellezza.

Olivia Centurioni al violino conduce un’orchestra da camera molto coesa, dal suono deciso e delicato, senza sbavature e, soprattutto, capace di controllare gli eccessi di virtuosismo. In programma i concerti numero tre, due, cinque e uno (con il piccolo inconveniente di cambio dell’ordine di esecuzione).

Menzione anche per un ispiratissimo Gianni Biocotino al flauto, un attento Andrea Chenna all’oboe, uno spumeggiante Gabriele Cassone alla tromba e un Fabio Bonizzoni a cavar note barocche al clavicembalo. Sarebbe bello dire, “folta la presenza del pubblico giovane”; magari lo diciamo un’altra volta, come per tanti altri appuntamenti culturali, anche “San Gaudenzio” e il suo magnifico concerto non sembrano per ora far concorrenza agli aperitivi…

© 2020-2024 La Voce di Novara
Riproduzione Riservata

Picture of Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.