Il cotechino sul palco del Regio

Povero Maestro Muti. Lo aveva detto qualche giorno fa in una intervista rilasciata al Messaggero: «Quando vedo certi programmi della tv italiana passo a tv straniere per trovare cose di sostanza, e poi non se ne può più di cuochi e cucina».

Non aveva ancora visto il meglio. Ci ha pensato “Masterchef” a portare il cotechino sul palco del Teatro Regio di Parma, capitale della cultura. Certo, adesso qualche anima bella dirà che la cucina è cultura, che sarebbe bello anche portare la lirica nei ristoranti stellati, in fondo anche Antonino Cannavacciuolo si è messo a cantare (o a fare finta), sul palco del Teatro Coccia. Altrimenti la cultura diventa noiosa.

 

[the_ad id=”62649″]

 

Il problema è la definizione del concetto di cultura, il cui confine si è ormai dilatato per contenere tutto il contenibile e anche l’incontenibile. Riempire lo stomaco e soddisfare il palato è cultura? Ma sì, che male c’è? In fondo anche davanti alle chiese per Natale non si mettono più le pecore del presepe, ma simpatici orsetti: è cultura.

Chi ha detto che la cultura sta solo nei libri e nei musei? La cultura hanno detto alla televisione è anche andare a sciare! Perché noi poveri “vietcong della cultura e dell’arte“ ci ostiniamo a credere che la cultura abbia una sua sacralità? Perché pensiamo che al Regio di Parma ci debba stare Verdi? Chi ha detto che non ci debba stare un bel cotechino? Io resto nella jungla. Voi fate come credete.

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

Condividi l'articolo

© 2020-2024 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Picture of Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

Il cotechino sul palco del Regio

Povero Maestro Muti. Lo aveva detto qualche giorno fa in una intervista rilasciata al Messaggero: «Quando vedo certi programmi della tv italiana passo a tv straniere per trovare cose di sostanza, e poi non se ne può più di cuochi e cucina». Non aveva ancora visto il meglio. Ci ha pensato “Masterchef” a portare il cotechino sul palco del Teatro Regio di Parma, capitale della cultura. Certo, adesso qualche anima bella dirà che la cucina è cultura, che sarebbe bello anche portare la lirica nei ristoranti stellati, in fondo anche Antonino Cannavacciuolo si è messo a cantare (o a fare finta), sul palco del Teatro Coccia. Altrimenti la cultura diventa noiosa.   [the_ad id="62649"]   Il problema è la definizione del concetto di cultura, il cui confine si è ormai dilatato per contenere tutto il contenibile e anche l’incontenibile. Riempire lo stomaco e soddisfare il palato è cultura? Ma sì, che male c’è? In fondo anche davanti alle chiese per Natale non si mettono più le pecore del presepe, ma simpatici orsetti: è cultura. Chi ha detto che la cultura sta solo nei libri e nei musei? La cultura hanno detto alla televisione è anche andare a sciare! Perché noi poveri “vietcong della cultura e dell’arte“ ci ostiniamo a credere che la cultura abbia una sua sacralità? Perché pensiamo che al Regio di Parma ci debba stare Verdi? Chi ha detto che non ci debba stare un bel cotechino? Io resto nella jungla. Voi fate come credete.

© 2020-2024 La Voce di Novara
Riproduzione Riservata

Picture of Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.