Giuseppe Culicchia è uno dei più brillanti giovani scrittori italiani, ho letto diversi suoi libri, dal primo di esordio: Tutti giù per terra, me lo ricordo bene giovane e impegnato commesso della Libreria della Stampa in Via Roma a Torino, qualche volta gli ho chiesto delle informazioni, una volta mi sono congratulato con lui per il suo primo successo e mi ha ringraziato imbarazzato .
Il suo ultimo libro è un libro personale, autobiografico, fin troppo personale tanto che capisco perché ha atteso trenta anni dal suo inizio letterario per scriverlo e soprattutto che della vicenda personale raccontata non ne avesse mai accennato pubblicamente finora.
Il libro parla del suo cugino di primo grado Guido, il figlio della sorella di sua madre, che abitava a Sesto S. Giovanni, quando lui abitava a Nole Canavese e si vedevano per Natale e in estate per un mese, che aveva dieci anni più di lui, e gli voleva un bene dell’anima e giocava con lui come fosse un fratellino appena maggiore e anche Culicchia era pazzo per il cugino più grande come il fratello maggiore che non aveva.
Poi il cugino Guido è morto a vent’anni e poco dopo anche sua madre è morta di crepacuore per il dolore della morte del figlio.
Una storia personale triste e penosa come tante, uno direbbe così è la vita, cose che succedono a tutti.
Non proprio una storia come tante: suo cugino Guido è stato per molti anni più famoso dello scrittore che Culicchia è diventato, suo cugino Guido era Guido Alasia, militante delle Brigate Rosse, ucciso nel cortile di casa sua dove si era buttato dalla finestra della sua stanza, dopo aver ucciso un vicequestore e un poliziotto che erano venuti quella mattina a casa sua per arrestarlo. Il poliziotto Sergio Bazzega ucciso da Guido Alasia aveva quattro figli, l’ultimo era nato da dodici giorni.
I ricordi di una fanciullezza spensierata, vissuta con e grazie al cugino, Culicchia li incastona in un elenco interminabile di fatti di violenza e di uccisioni di poliziotti, carabinieri, giudici, politici e semplici militanti di partiti e sindacali, guardie carcerarie, guardie giurate, dirigenti d’azienda uccisi dalle Br e Prima Linea negli stessi anni e successivi .
Il libro dal titolo ” Il tempo di vivere con te” di Battisti che il cugino amava cantare con la chitarra è un omaggio al cugino, al cugino non brigatista che lui conosceva e amava e non ha mai dimenticato, forse un po’ generoso con le ragioni che lo hanno spinto ad una scelta che comunque Culicchia non giustifica ma condanna e maledice perché ha seminato morte, anche quella di suo cugino stesso.
È una cosa che però lo scrittore sentiva di fare, ricordare suo cugino, la madre sua zia, perché non era solo un mostro, era un ragazzo che gli voleva bene e Culicchia lo ricorda per ricordarci che le ragioni degli affetti possono essere più forti dell’odio e della morte.