Prendiamola alla lontana. Quando Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula, e Mario Romano, progettarono e realizzarono dal 1938 al 1940, il Palazzo della civiltà del Lavoro, all’Eur e, nel loro bellissimo cubo, inserirono un brano di un famoso discorso di Benito Mussolini del 1935. La frase la conosciamo tutti: “…Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori, di colonizzatori, di transmigratori…”.
Ma sotto le parole scolpite nella pietra resta dello spazio e la tentazione di proseguire con termini poco lusinghieri nei confronti degli italiani, è forte. Basta guardare alla cosiddetta “fase due”: spritz selvaggio a Padova, balzello causa Covid dai parrucchieri, costo della tazzina di caffé aumentato, regioni del sud che non vogliono i turisti del nord (ma si sono presi o si prenderanno i soldi del governo), ingorghi stradali, guanti e mascherine buttate per terra, insomma molto materiale per aggiungere qualche aggettivo,appropriato, sotto la scritta del Palazzo della Civiltà del Lavoro.
Per evitare il vilipendio di un popolo intero, ve ne suggerisco alcuni adatti all’uopo: “monelli”, “birichini”,“testoline bislacche”, “furbacchioni”,“faccette di bronzo”, “discoli”, “impertinenti”, “birbanti”. Scegliete qualcuna fra queste definizioni e non aggiungetene di vostre, nei commenti qui sotto, perché vorrei che il mio blog conservasse un certo aplomb…