La divisione del Paese

Caro Direttore, sai che cerco sempre di non uscire dal mio orticello, perché trovo poco utile un blog tuttologo. Abbiamo casomai necessità ben contrarie, diffondere anche con la nostra Voce riflessioni e competenze, non bar sport. Ma quello che vorrei evidenziare oggi riviene proprio da tanti anni di lavoro, competenze vere o presunte nel mondo finanziario ed industriale, qualche responsabilità sociale con collaboratori e – come si usa dire oggi – stakeholders vari.

Osservo giorno dopo giorno le macerie di questa pandemia, macerie sociali, psicologiche, economiche, per me epocali. Buona parte sono guai e nodi al pettine che vengono da prima.

Credo la grande divisione del nostro Paese non sia più soltanto quella Nord Sud. Il vero spartiacque sta tornando quello storico del Novecento, quello fra chi crede nel lavoro, nella competenza, nello spirito di iniziativa e nel senso di responsabilità. E chi no, chi preferisce neo statalismo, assistenzialismo, un po’di pauperismo, tanto populismo, rendite e mancette.

C’è chi pensa che persone e famiglie legittimino e controllino lo Stato, c’è chi crede il contrario. Io sto con persone e famiglie.

Qualcuno ama le istituzioni liberaldemocratiche, qualcuno preferisce blog, social media, piattaforme web e altri surrogati. A me le Istituzioni liberaldemocratiche piacciono tantissimo.

Qualcuno guarda a Europa e Occidente senza amore, perché in fondo li ha sempre detestati o comunque non capiti. Qualcuno invece li ama perché alla fine, con tutti i difetti, siamo fortunati di esserci nati. Io sono quel qualcuno invece, come tanti ancora per fortuna.

Ma la ricostruzione nasce da una nuova coesione, che spero orientata ai valori che mi sono permesso di apprezzare. I Dpcm non serviranno più a nulla.

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Con questo "nome de plume" un esperto di economia e finanza commenta per La Voce i principali fatti della giornata sui mercati e nel mondo dell'industria e del lavoro

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