Le giornate sono utili a qualcosa?

Ogni giornata di più ci accorgiamo di come l’anno si sia ridotto ad una lunga, interminabile serie di Giornate dedicate a qualcosa.

La Giornata della Pace, della Felicità, della Mamma, del Papà, della Donna e delle Nonne, contro la Violenza, contro il Diabete, per i Malati, per il Pianeta, contro i Tumori , per le Vittime del Terrorismo, degli Immigrati, etc., etc.

Essendo solo 365, al massimo 366 all’anno nella stessa Giornata si può commemorare una Giornata dell’Onu, una religiosa, una nazionale , una mondiale e ci sono altre associazioni, problematiche, categorie in attesa di avere anche loro la loro brava Giornata.

Il senso di questo frazionamento e accaparramento di almeno una giornata quale sarebbe?

Un senso commerciale per vendere qualcosa? Se fosse cosi niente di male, non sono tempi di attacchi al consumismo. Per raccogliere qualcosa per una causa giusta dalla ricerca alla protezione civile ai bambini malati va benissimo.

I dolori cominciano quando si vuole dare alla Giornate un’impronta meno meramente materiale ma filosofica, storica, comunitaria.

Le Giornate dedicate ripropongono nella vita quotidiana i tempi standardizzati della vita aziendale: il lancio di un prodotto, il bilancio, la verifica dei conti economici, la data dello stipendio, il pagamento dei fornitori.

In azienda c’è un giorno per ogni cosa, il tempo è soggetto a rigide scadenze, il tempo deve essere utile, deve rendere, non può essere vuoto, sprecato, non può essere tempo libero, gratuito.

Non è così la vita degli uomini: spesso malati ben più di un giorno , magari di più patologie, la cui condizione di donne, genitori , persone che vogliono essere felici, dura ben più di un giorno, magari una vita e non basta.

Per cui andiamoci piano con le Giornate e il loro frenetico affastellarsi, non serve a niente.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Ogni giornata di più ci accorgiamo di come l’anno si sia ridotto ad una lunga, interminabile serie di Giornate dedicate a qualcosa. La Giornata della Pace, della Felicità, della Mamma, del Papà, della Donna e delle Nonne, contro la Violenza, contro il Diabete, per i Malati, per il Pianeta, contro i Tumori , per le Vittime del Terrorismo, degli Immigrati, etc., etc. Essendo solo 365, al massimo 366 all’anno nella stessa Giornata si può commemorare una Giornata dell’Onu, una religiosa, una nazionale , una mondiale e ci sono altre associazioni, problematiche, categorie in attesa di avere anche loro la loro brava Giornata. Il senso di questo frazionamento e accaparramento di almeno una giornata quale sarebbe? Un senso commerciale per vendere qualcosa? Se fosse cosi niente di male, non sono tempi di attacchi al consumismo. Per raccogliere qualcosa per una causa giusta dalla ricerca alla protezione civile ai bambini malati va benissimo. I dolori cominciano quando si vuole dare alla Giornate un’impronta meno meramente materiale ma filosofica, storica, comunitaria. Le Giornate dedicate ripropongono nella vita quotidiana i tempi standardizzati della vita aziendale: il lancio di un prodotto, il bilancio, la verifica dei conti economici, la data dello stipendio, il pagamento dei fornitori. In azienda c’è un giorno per ogni cosa, il tempo è soggetto a rigide scadenze, il tempo deve essere utile, deve rendere, non può essere vuoto, sprecato, non può essere tempo libero, gratuito. Non è così la vita degli uomini: spesso malati ben più di un giorno , magari di più patologie, la cui condizione di donne, genitori , persone che vogliono essere felici, dura ben più di un giorno, magari una vita e non basta. Per cui andiamoci piano con le Giornate e il loro frenetico affastellarsi, non serve a niente.

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