Con il cuore uno dice : “Fermiamo il mondo e fermiamoci tutti, una vita, qualsiasi vita, giovane ed anziana, non vale tutti i soldi del mondo.” Possibilmente non lo dovrebbe dire chi fino all’ultimo si è affollato sulle piste da sci o a negli aperitifici finché non li hanno dovuti chiudere.
Da questa brutta e dolorosa vicenda potremmo apprendere tutti una diversa gerarchia dei valori sarebbe bellissimo ma non bisogna farsi nemmeno illusioni, tutti noi dimentichiamo presto.
Conciliare, cercare di conciliare fino all’ultimo le esigenze della salute pubblica con l’economia è però il difficile compito delle autorità e non se ne può fare a meno.
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A Wuhan hanno fermato tutto ma il resto della Cina ha continuato a produrre e lavorare anche per loro.
Il problema italiano è che la massima concentrazione industriale è proprio nelle regioni in cui si è maggiormente concentrato il contagio.
Quando riprenderemo a pieno regime non sarà meglio di prima o più facile di prima o più forti di prima: i politici devono essere chiari che la ripresa costerà nuovi e gravi sacrifici a tutti.
Per questo non è facile una chiusura totale: se oggi l’età media del nostro Paese si è allungata fortemente con una mediamente buona qualità della vita lo dobbiamo al nostro livello di benessere economico e Pil, quando in Grecia hanno vissuto il momento peggiore della loro crisi economica anche l’aspettativa di vita e la salute dei più anziani è peggiorata fortemente ed è tuttora indietro.
Per questo non sono scelte facili e scontate e ovvie e, naturalmente, quali siano non mi permetterò di criticarle con faciloneria.