Prima la polemica su Rula Jubreal la giornalista italiana di origine palestinese invitata da Amadeus al Festival di Sanremo che ha scatenato l’ira di folle leghiste e destrorse al grido di ” Viva gli italiani”, poi non più invitata dalla Rai e infine invitata di nuovo a parlare dei problemi della violenza sulle donne e addirittura poi colpevolizzata da degli impuniti perché ha lavorato anche nell’ ufficio stampa del maggiore produttore cinematografico degli USA e del mondo che poi si è scoperto essere un mostro, della serie che la colpa è delle donne.
Poi Amadeus che tira fuori la storia della donna che sta un passo indietro al proprio compagno, definizione usata dall’ex prefetto di Milano Ferrante candidato Sindaco non eletto per il Centrosinistra qualche anno fa e per questo tacciato di maschilismo, giustamente, dalla Sindaca di Centrodestra Letizia Moratti.
Il difetto forse sta proprio nel manico: Sanremo è una manifestazione canora, la più importante, un grande evento televisivo, forse il maggiore dopo la polverizzazione dell’audience in mille canali.
Sono comunque solo canzonette, non mettete Sanremo alle strette, per parafrasare la canzone di Bennato, evitiamo di attribuirgli finalità sociali, politiche, educative, che sono solo fonte di gaffes e di divisioni inutili e ripetitive.
Se lo trasciniamo nell’agone politico, se a cominciare dai politici e dai loro seguaci lo tiriamo per la giacchetta dello smoking, lo facciamo diventare una succursale di Facebook e delle sue polemichette, se i suoi conduttori vogliono imitare i giornalisti e i giornalisti imitare i conduttori non ce caviamo più.
Soprattutto non se la cava più Sanremo che è solo e sempre stata una parentesi di evasione musicale fra una polemica e l’altra e fonte di polemiche musicali e sull’abito delle conduttrici e non sulla fame nel mondo e sull’immigrazione.