Mi verrebbe subito da dire, lasciate perdere quello che state leggendo e correte subito a leggere “Nel contagio” di Paolo Giordano (autore de “La solitudine dei numeri primi”), edito da Einaudi-Corriere della Sera, ma sarebbe una contraddizione in termini. Raramente capita di leggere un breve, anzi brevissimo saggio, di tanta intensità e circostanziata divulgazione scientifica.

In questo caso, però, non si tratta di un libro su un virus scritto da un epidemiologo o da un biologo, ma da un matematico. Il libro era abbinato al “Corriere della Sera” di qualche settimana fa, ma credo sarà reperibile anche nelle librerie (una volta riaperte, ovviamente). In caso contrario dovrete accontentarvi di queste note scritte a caldo dopo aver terminato la lettura, così come, a caldo, Paolo Giordano ha sentito l’impellente necessità di formulare il suo pensiero attorno all’emergenza sanitaria del secolo, quella del Covid-19.

 

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Libro di grande spessore, di rigore scientifico e di grande partecipazione emozionale. “La comunità di cui dobbiamo preoccuparci, non è quella del nostro quartiere”, scrive Giordano, “La comunità del contagio, è la totalità degli esseri umani…” Ormai sappiamo tutti che per fermare il contagio, non essendo disponibile un vaccino all’uopo destinato, occorre fare una sola cosa: non offrirgli vettori di movimento e trasmissione e cioè restare distanziati, azzerando la nostra vita sociale e le occasioni di incontro con molta forza di volontà, molto sacrificio e molta pazienza. Possiamo anche cercare di viverla in maniera diversa questa maledetta quarantena, come suggerisce l’autore, per esempio: “Il contagio, nella fredda astrazione matematica, è anche un grande gioco, con le sue regole, le sue strategie, i suoi scopi e ovviamente noi, i giocatori (…) Nel contagio quello che facciamo è quello che non riguarda esclusivamente noi, nel contagio torniamo ad essere una comunità…”

Sono cose magari già sentite, ma scritte meravigliosamente bene da Paolo Giordano. Così come la chiave di lettura di una, non meglio definita, “ribellione della natura” trova qui un fondamento molto più solido: “…La nostra aggressività verso l’ambiente rende sempre più probabile il contatto con questi patogeni nuovi che fino a poco tempo fa se ne stavano tranquilli nelle loro nicchie naturali (…) Chi di noi può sapere cos’hanno liberato gli incendi smisurati in Amazzonia dell’estate scorsa? Chi è in grado di prevedere cosa verrà dall’ecatombe più recente di animali in Australia?”

Ma l’analisi va oltre, fino ad ipotizzare che i contatti tra animali che possono trasmettersi i virus “sono resi più probabili dalla sovrabbondanza di frutti maturi sugli alberi, dovuta all’alternanza, sempre più violenta, di piogge anomale e periodi asciutti, dovuti al cambiamento climatico…” Ma anche il modo di comunicare le notizie è oggetto di interesse da parte di Giordano: “…I numeri sono stati accusati di seminare il panico. Meglio occultarli allora, o trovare un modo diverso di contare che che li facesse apparire inferiori. Salvo accorgersi, subito dopo, che così il panico si scatenava sul serio: se ci nascondono la verità, è tutto molto più grave di quanto non sembri (…) D’altronde il panico è un’invenzione circolare del dio Pan. A volte il dio cacciava degli urli talmente forti da spaventarsi della sua stessa voce…”. Insomma un librettino, di una sessantina di pagine, che contiene preziose meditazioni e illuminanti verità.

 

 

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Nel contagio

Mi verrebbe subito da dire, lasciate perdere quello che state leggendo e correte subito a leggere “Nel contagio” di Paolo Giordano (autore de “La solitudine dei numeri primi”), edito da Einaudi-Corriere della Sera, ma sarebbe una contraddizione in termini. Raramente capita di leggere un breve, anzi brevissimo saggio, di tanta intensità e circostanziata divulgazione scientifica. In questo caso, però, non si tratta di un libro su un virus scritto da un epidemiologo o da un biologo, ma da un matematico. Il libro era abbinato al “Corriere della Sera” di qualche settimana fa, ma credo sarà reperibile anche nelle librerie (una volta riaperte, ovviamente). In caso contrario dovrete accontentarvi di queste note scritte a caldo dopo aver terminato la lettura, così come, a caldo, Paolo Giordano ha sentito l’impellente necessità di formulare il suo pensiero attorno all’emergenza sanitaria del secolo, quella del Covid-19.   [the_ad id="62649"]   Libro di grande spessore, di rigore scientifico e di grande partecipazione emozionale. "La comunità di cui dobbiamo preoccuparci, non è quella del nostro quartiere", scrive Giordano, "La comunità del contagio, è la totalità degli esseri umani..." Ormai sappiamo tutti che per fermare il contagio, non essendo disponibile un vaccino all'uopo destinato, occorre fare una sola cosa: non offrirgli vettori di movimento e trasmissione e cioè restare distanziati, azzerando la nostra vita sociale e le occasioni di incontro con molta forza di volontà, molto sacrificio e molta pazienza. Possiamo anche cercare di viverla in maniera diversa questa maledetta quarantena, come suggerisce l'autore, per esempio: "Il contagio, nella fredda astrazione matematica, è anche un grande gioco, con le sue regole, le sue strategie, i suoi scopi e ovviamente noi, i giocatori (…) Nel contagio quello che facciamo è quello che non riguarda esclusivamente noi, nel contagio torniamo ad essere una comunità…” Sono cose magari già sentite, ma scritte meravigliosamente bene da Paolo Giordano. Così come la chiave di lettura di una, non meglio definita, “ribellione della natura” trova qui un fondamento molto più solido: “…La nostra aggressività verso l’ambiente rende sempre più probabile il contatto con questi patogeni nuovi che fino a poco tempo fa se ne stavano tranquilli nelle loro nicchie naturali (…) Chi di noi può sapere cos’hanno liberato gli incendi smisurati in Amazzonia dell’estate scorsa? Chi è in grado di prevedere cosa verrà dall’ecatombe più recente di animali in Australia?” Ma l’analisi va oltre, fino ad ipotizzare che i contatti tra animali che possono trasmettersi i virus “sono resi più probabili dalla sovrabbondanza di frutti maturi sugli alberi, dovuta all’alternanza, sempre più violenta, di piogge anomale e periodi asciutti, dovuti al cambiamento climatico…” Ma anche il modo di comunicare le notizie è oggetto di interesse da parte di Giordano: “…I numeri sono stati accusati di seminare il panico. Meglio occultarli allora, o trovare un modo diverso di contare che che li facesse apparire inferiori. Salvo accorgersi, subito dopo, che così il panico si scatenava sul serio: se ci nascondono la verità, è tutto molto più grave di quanto non sembri (…) D’altronde il panico è un’invenzione circolare del dio Pan. A volte il dio cacciava degli urli talmente forti da spaventarsi della sua stessa voce…”. Insomma un librettino, di una sessantina di pagine, che contiene preziose meditazioni e illuminanti verità.    

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.