No, questa volta non sarà il solito 2 novembre, uno come tanti altri 2 novembre, in cui pensiamo per un giorno ai nostri defunti.
L’esperienza della morte ignorata, tabuizzata, oscurata, dimenticare allontanata dalla vita quotidiana, confinata appunto ad un giorno preciso e ad un territorio limitato è entrata di prepotenza nella vita di tutti noi, troppi morti, tutti in una volta, troppo dolore, troppa fatica per evitarla, solitaria, senza nemmeno spesso la presenza dei familiari, senza nemmeno spesso un funerale.
E insieme alla morte l’impotenza della medicina, i suoi limiti nel prevenire e curare, e poi la finitezza dell’economia, l’esperienza che il benessere e un modo di vivere spensierato e piacevole non sono dati irreversibili, destinati solo e sempre a crescere , il fermarsi del lavoro, dei viaggi, degli svaghi.
L’esperienza di un tempo troppo lungo nel chiuso delle case ma che in pochi giorni può fermarsi per sempre.
Quanta rabbia, paura, ansia, preoccupazione che tante cose che ci davano vita e ragione di vivere si dissolvano , quanto sentirci fragili e bisognosi di tanto.
Che senso ha la vita e come e per cosa vivere, perché tutto questo dolore?
No, gli altri 2 novembre erano un rito, a volte stanco e ripetitivo , questo non potrà essere come gli altri perché non è come gli altri.