Oggi non andrò a Milano, quindi domani o dopo non sarete costretti a leggere le mie “parole nel vuoto” come le chiamava Adolf Loos. No, non sono di quelli che non ci va per paura, sono piuttosto fatalista. Non ci vado perché le mostre sono chiuse, i teatri sono chiusi, i cinema sono chiusi, le gallerie d’arte sono chiuse, le sale concerto sono chiuse.
Hanno fatto bene a chiudere tutto? Probabilmente sì, per motivi precauzionali, sono misure necessarie per evitare o limitare il numero dei contagi, così è stato detto e così credo che sia. Anche a Novara niente spettacoli, mostre, musei.
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Mi adatto e rifletto. Come comprendiamo quanto sia stata importante per noi una persona solo quando ci viene a mancare, così comprendiamo quanto sia importante una cosa, quanto ci viene tolta. Tutto passerà, torneremo ad andare a teatro, al cinema, alle mostre, ad ascoltare i concerti, a vedere i balletti, ma questo vuoto pneumatico comincia a pesarmi. Restano i libri, cara, rassicurante ed insostituibile presenza.
Di solito leggo alla sera non essendo un teledipendente, e scrivo di pomeriggio, ma posso benissimo adattarmi anche a leggere e scrivere di pomeriggio. Cercherò quindi di non farvi mancare la mia molesta presenza, perché morire senza cibo per la mente, è altrettanto crudele che morire senza l’hambuger di Joe Bastianich. Forse anche peggio.