Il Vescovo Brambilla, un vescovo che per molti anni ha insegnato antropologia teologica, la teologia che studia l’uomo, l’uomo visto in Dio e dal punto di vista di Dio, ha parlato nella sua Omelia per la Festa di San Gaudenzio di ripresa del ” personalismo comunitario “, di cui si parlava molto negli anni Sessanta.

È vero di ” Personalismo Comunitario”, la concezione del mondo e dell’uomo ben descritta dal filosofo francese Emmanuel Mounier (nella foto in alto) nel suo libretto , breve ma denso, edito in Italia dall’Ave l’editrice dell’Azione Cattolica, di cui non si sentiva parlare da anni.

Lo  conobbi negli anni ’80 grazie a Don Giancarlo Minchiotti, per anni Parroco al Duomo e poi ad Arona, che insegnava Antropologia filosofica in Seminario. Don Minchiotti  lo propose come libro di testo di una serie di incontri sull’Uomo promossi dalla Diocesi a Novara.

 

Personalismo Comunitario era un’espressione coniata da Mounier per esprimere una filosofia che doveva diventare un movimento politico sociale che mettesse al centro non l’individuo slegato dalla comunità , dai problemi e dagli interessi degli altri , come era nel liberismo che con le crisi economica del ’29 era andato in crisi e nemmeno il collettivo che prevaricasse l’individuo come era nelle ideologie totalitarie del nazifascismo e del comunismo di allora.

La persona era l’uomo che non poteva fare a meno per affermarsi di farlo insieme agli altri, perché tutti potessero affermarsi concretamente e la comunità che doveva unirsi con l’obbiettivo di aiutare ogni uomo a realizzarsi pienamente nelle sue aspirazioni spirituali e materiali .

Questa idea del personalismo comunitario, della libertà congiunta alla socialità e alla responsabilità in modo inscindibile , ha segnato moltissimo la scrittura della Costituzione italiana : lo Stato che rimuove gli ostacoli al pieno svolgimento della personalità, la persona i cui diritti non derivano dallo Stato ma che lo Stato deve riconoscere, il pieno riconoscimento delle comunità naturali come la famiglia, il rifiuto dello Stato centralista ma fondato sulle comunità locali, la funzione sociale della proprietà privata.

Oggi con il crollo delle ideologie del ‘900 sembra che la politica sia svuotata da valori, sia rimasta più che altro la mediazione più o meno efficace di interessi slegati e conflittuali, questa richiesta di ripensarne i fondamenti alla luce di un progetto sociale solidale venuta dal Vescovo di Novara con questo richiamo all’eredità del Personalismo Comunitario mi sembra di grande attualità e da approfondire.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Personalismo Comunitario

Il Vescovo Brambilla, un vescovo che per molti anni ha insegnato antropologia teologica, la teologia che studia l’uomo, l’uomo visto in Dio e dal punto di vista di Dio, ha parlato nella sua Omelia per la Festa di San Gaudenzio di ripresa del ” personalismo comunitario “, di cui si parlava molto negli anni Sessanta.

È vero di ” Personalismo Comunitario”, la concezione del mondo e dell’uomo ben descritta dal filosofo francese Emmanuel Mounier (nella foto in alto) nel suo libretto , breve ma denso, edito in Italia dall’Ave l’editrice dell’Azione Cattolica, di cui non si sentiva parlare da anni.

Lo  conobbi negli anni ’80 grazie a Don Giancarlo Minchiotti, per anni Parroco al Duomo e poi ad Arona, che insegnava Antropologia filosofica in Seminario. Don Minchiotti  lo propose come libro di testo di una serie di incontri sull’Uomo promossi dalla Diocesi a Novara.

 

Personalismo Comunitario era un’espressione coniata da Mounier per esprimere una filosofia che doveva diventare un movimento politico sociale che mettesse al centro non l’individuo slegato dalla comunità , dai problemi e dagli interessi degli altri , come era nel liberismo che con le crisi economica del ’29 era andato in crisi e nemmeno il collettivo che prevaricasse l’individuo come era nelle ideologie totalitarie del nazifascismo e del comunismo di allora.

La persona era l’uomo che non poteva fare a meno per affermarsi di farlo insieme agli altri, perché tutti potessero affermarsi concretamente e la comunità che doveva unirsi con l’obbiettivo di aiutare ogni uomo a realizzarsi pienamente nelle sue aspirazioni spirituali e materiali .

Questa idea del personalismo comunitario, della libertà congiunta alla socialità e alla responsabilità in modo inscindibile , ha segnato moltissimo la scrittura della Costituzione italiana : lo Stato che rimuove gli ostacoli al pieno svolgimento della personalità, la persona i cui diritti non derivano dallo Stato ma che lo Stato deve riconoscere, il pieno riconoscimento delle comunità naturali come la famiglia, il rifiuto dello Stato centralista ma fondato sulle comunità locali, la funzione sociale della proprietà privata.

Oggi con il crollo delle ideologie del ‘900 sembra che la politica sia svuotata da valori, sia rimasta più che altro la mediazione più o meno efficace di interessi slegati e conflittuali, questa richiesta di ripensarne i fondamenti alla luce di un progetto sociale solidale venuta dal Vescovo di Novara con questo richiamo all’eredità del Personalismo Comunitario mi sembra di grande attualità e da approfondire.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.