Piero Fornasetti, Theatrum Mundi

Se la mostra “Piero Fornasetti, Theatrum Mundi”, nel Complesso Monumentale della Pilotta a Parma, non fosse stata inaugurata il 5 marzo scorso, cioè prima del lockdown che ha sconvolto le nostre abitudini, avrei potuto pensare che Barnaba Fornasetti, Valeria Manzi e Simone Verdi, curatori dell’esposizione, avessero preso spunto dagli stadi vuoti, e dall’idea di qualche società calcistica di posizionare le sagome cartonate degli spettatori sugli spalti per simulare la presenza del pubblico. Invece, come spesso accade, il mondo dell’arte anticipa tendenze, gusti e, diciamolo senza patemi d’animo, anche “mode & modi” (per citare il grande testo di Gillo Dorfless). È stato un grande esperimento di percezione del surreale, vedere il Teatro Farnese popolato dai volti disegnati sui piatti da Piero Fornasetti.

Mai più Giovan Battista Aleotti, avrebbe pensato che nel “suo” teatro, avrebbero trovato posto dei piatti dipinti. Ma la cavea popolata di ritratti è solo il “coup de théâtre”, è proprio il caso di dirlo, di un allestimento molto indovinato e di una scelta di pezzi altrettanto azzeccata. Nella Biblioteca Palatina parmense scorrono sotto gli occhi del visitatori tra i più bei pezzi dell’universo fornasettiano: vassoi, posacenere, piatti, piattini, téiere, portasigarette, piastrelle e, dall’altro lato della ricca biblioteca fondata dai duchi Filippo e Ferdinando di Borbone, ecco i piccoli arredi: sedie, porta bastoni, porta ombrelli, paraventi.

Meraviglie dentro una meraviglia, come altro sarebbe possibile definire tutto questo? “Ogni oggetto di Fornasetti”, scrisse Philip Starck, “è una porta attraverso la quale si viene risucchiati, ha il potere di cambiare le vibrazioni di un luogo, non perché è un bell’oggetto decorativo (…) ci si può trovare in una stanza molto bella, ben decorata (…) ma che resta comunque una stanza radicata nella vita reale, ma metteteci un Fornasetti e la stanza assume una dimensione del tutto diversa, quella del sogno…” Se poi la “stanza da decorare” è il complesso della Pilotta, la dimensione del sogno rischia di diventare una realtà tangibile. E se accanto a Maria Luigia in Trono di Canova, monta la guardia un piccolo cagnolino di ceramica, non possiamo che trovarci in un sogno divenuto realtà.

Se ad essere assisi sugli scarlatti sgabelli stile impero, accanto ai fastosi dipinti della pinacoteca, sono lustri micioni, non possiamo che trovarci in un mondo onirico, anzi in una rappresentazione del mondo, in un “Theatrum Mundi”, una specie di “repertorio del mondo” come quello ipotizzato dall’umanista neoplatonico Giulio Camillo. Se le vicende ce pandemiche lo concederanno ancora una visita a Parma è d’obbligo, prima della chiusura della mostra in settembre.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Se la mostra “Piero Fornasetti, Theatrum Mundi”, nel Complesso Monumentale della Pilotta a Parma, non fosse stata inaugurata il 5 marzo scorso, cioè prima del lockdown che ha sconvolto le nostre abitudini, avrei potuto pensare che Barnaba Fornasetti, Valeria Manzi e Simone Verdi, curatori dell’esposizione, avessero preso spunto dagli stadi vuoti, e dall’idea di qualche società calcistica di posizionare le sagome cartonate degli spettatori sugli spalti per simulare la presenza del pubblico. Invece, come spesso accade, il mondo dell’arte anticipa tendenze, gusti e, diciamolo senza patemi d’animo, anche “mode & modi” (per citare il grande testo di Gillo Dorfless). È stato un grande esperimento di percezione del surreale, vedere il Teatro Farnese popolato dai volti disegnati sui piatti da Piero Fornasetti. Mai più Giovan Battista Aleotti, avrebbe pensato che nel “suo” teatro, avrebbero trovato posto dei piatti dipinti. Ma la cavea popolata di ritratti è solo il “coup de théâtre”, è proprio il caso di dirlo, di un allestimento molto indovinato e di una scelta di pezzi altrettanto azzeccata. Nella Biblioteca Palatina parmense scorrono sotto gli occhi del visitatori tra i più bei pezzi dell’universo fornasettiano: vassoi, posacenere, piatti, piattini, téiere, portasigarette, piastrelle e, dall’altro lato della ricca biblioteca fondata dai duchi Filippo e Ferdinando di Borbone, ecco i piccoli arredi: sedie, porta bastoni, porta ombrelli, paraventi. Meraviglie dentro una meraviglia, come altro sarebbe possibile definire tutto questo? “Ogni oggetto di Fornasetti”, scrisse Philip Starck, “è una porta attraverso la quale si viene risucchiati, ha il potere di cambiare le vibrazioni di un luogo, non perché è un bell’oggetto decorativo (...) ci si può trovare in una stanza molto bella, ben decorata (...) ma che resta comunque una stanza radicata nella vita reale, ma metteteci un Fornasetti e la stanza assume una dimensione del tutto diversa, quella del sogno...” Se poi la “stanza da decorare” è il complesso della Pilotta, la dimensione del sogno rischia di diventare una realtà tangibile. E se accanto a Maria Luigia in Trono di Canova, monta la guardia un piccolo cagnolino di ceramica, non possiamo che trovarci in un sogno divenuto realtà. Se ad essere assisi sugli scarlatti sgabelli stile impero, accanto ai fastosi dipinti della pinacoteca, sono lustri micioni, non possiamo che trovarci in un mondo onirico, anzi in una rappresentazione del mondo, in un “Theatrum Mundi”, una specie di “repertorio del mondo” come quello ipotizzato dall’umanista neoplatonico Giulio Camillo. Se le vicende ce pandemiche lo concederanno ancora una visita a Parma è d’obbligo, prima della chiusura della mostra in settembre.

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