Ci sono giornali, inserti, riviste che conservo gelosamente. Ho conservato il primo numero de “La Repubblica” fondata da Eugenio Scalfari nel lontano 1976. Ho conservato il primo numero de “Il Male”, il primo numero di “Cuore”, ma anche il primo numero di “Linus”, l’intera collezione di “Frigidaire”, il numero del “Il Manifesto” venduto a cinquanta mila lire per autofinanziarsi, il numero di “Alfabeta” con le foto di Sebastiano Vassalli al Festival di poesia di Castelporziano, quello di “Lotta Continua” con in copertina il Festival del Proletariato Giovanile del Parco Lambro, il numero de “L’Unità” con i funerali di Enrico Berlinguer, ma anche tutti i numeri di “Lotta Comunista” del Primo Maggio.

 

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L’elenco potrebbe continuare. Ieri, sabato 28 marzo 2020 ho deciso di arricchire la mia collezione con l’inserto di “La Repubblica” che si intitola “Robinson”. Cosa contiene? Beh visti i tempi è facilissimo immaginarlo, basta guardare la inquietante e magnifica copertina di Lorenzo Mattotti, accompagnata dalla esortazione, “Resistere”, per capirlo. Tratta del Covid 19. “Un esercito di supereroi” del disegno e del fumetto, come dice nell’articolo di apertura Luca Valtorta, “che ha risposto alla chiamata di ‘Robinson’, armato di sola creatività…” È stato come ritrovare dei vecchi amici tutti in un colpo solo: Altan, Paolo Bacilieri, Massimo Bucchi, Giorgio Carpinteri, Gabriella Giandelli, Vittorio Giardino, Milo Manara, Riccardo Mannelli, José Munoz, Vanna Vinci, Zerocalcare, solo per citarne alcuni. Sono amici cari, loro non mi conoscono, ma io conosco loro. Anzi no, qualcuno come Giorgio Carpinteri e Gabriella Giandelli, ho il grande onore di averli tra i miei amici “social”. Si può combattere un virus con un segno grafico? No, ma si può combattere la paura che ci ha trasmesso.

Il disegno è, di per sé, portatore di senso, il segno è un vettore di emozioni, tranquillizza anche quando è feroce, emoziona anche quando è pacato. Se poi a disegnare sono artisti di questo calibro, non c’è virus che tenga e, mi verrebbe da dire parafrasando Pascal, che il virus ci può annientare in un attimo, ma che il disegno ha un grande vantaggio su di esso: il disegno lo sa.

E così mi sono lasciato travolgere dall’incanto e lo sfogliare le pagine di “Robinson” è stato fortificante e rasserenante, come una passeggiata in campagna. Ha scritto Giorgio Carpinteri a commento della sua tavola: “In questi giorni provo orgoglio e nostalgia per la nostra Italia. Due sentimenti che confluiscono in un’unica immagine: una campagna toscana…un luogo dove tutti, oggi, vorremmo passeggiare spensierati.” Una speranza espressa a nome di tutti.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Ci sono giornali, inserti, riviste che conservo gelosamente. Ho conservato il primo numero de “La Repubblica” fondata da Eugenio Scalfari nel lontano 1976. Ho conservato il primo numero de “Il Male”, il primo numero di “Cuore”, ma anche il primo numero di “Linus”, l’intera collezione di “Frigidaire”, il numero del “Il Manifesto” venduto a cinquanta mila lire per autofinanziarsi, il numero di “Alfabeta” con le foto di Sebastiano Vassalli al Festival di poesia di Castelporziano, quello di “Lotta Continua” con in copertina il Festival del Proletariato Giovanile del Parco Lambro, il numero de “L’Unità” con i funerali di Enrico Berlinguer, ma anche tutti i numeri di “Lotta Comunista” del Primo Maggio.

 

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L’elenco potrebbe continuare. Ieri, sabato 28 marzo 2020 ho deciso di arricchire la mia collezione con l’inserto di “La Repubblica” che si intitola “Robinson”. Cosa contiene? Beh visti i tempi è facilissimo immaginarlo, basta guardare la inquietante e magnifica copertina di Lorenzo Mattotti, accompagnata dalla esortazione, “Resistere”, per capirlo. Tratta del Covid 19. “Un esercito di supereroi” del disegno e del fumetto, come dice nell’articolo di apertura Luca Valtorta, “che ha risposto alla chiamata di ‘Robinson’, armato di sola creatività…” È stato come ritrovare dei vecchi amici tutti in un colpo solo: Altan, Paolo Bacilieri, Massimo Bucchi, Giorgio Carpinteri, Gabriella Giandelli, Vittorio Giardino, Milo Manara, Riccardo Mannelli, José Munoz, Vanna Vinci, Zerocalcare, solo per citarne alcuni. Sono amici cari, loro non mi conoscono, ma io conosco loro. Anzi no, qualcuno come Giorgio Carpinteri e Gabriella Giandelli, ho il grande onore di averli tra i miei amici “social”. Si può combattere un virus con un segno grafico? No, ma si può combattere la paura che ci ha trasmesso.

Il disegno è, di per sé, portatore di senso, il segno è un vettore di emozioni, tranquillizza anche quando è feroce, emoziona anche quando è pacato. Se poi a disegnare sono artisti di questo calibro, non c’è virus che tenga e, mi verrebbe da dire parafrasando Pascal, che il virus ci può annientare in un attimo, ma che il disegno ha un grande vantaggio su di esso: il disegno lo sa.

E così mi sono lasciato travolgere dall’incanto e lo sfogliare le pagine di “Robinson” è stato fortificante e rasserenante, come una passeggiata in campagna. Ha scritto Giorgio Carpinteri a commento della sua tavola: “In questi giorni provo orgoglio e nostalgia per la nostra Italia. Due sentimenti che confluiscono in un’unica immagine: una campagna toscana…un luogo dove tutti, oggi, vorremmo passeggiare spensierati.” Una speranza espressa a nome di tutti.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.