Forse non abbiamo capito che la nostra vita non tornerà più come prima. Non tornerà come prima né a metà maggio, né al primo di giugno. Non tornerà più come prima, dopo la costruzione di mille terapie intensive, nemmeno dopo la cura col plasma, non tornerà più come prima nemmeno dopo la scoperta del vaccino. Perché? Perché, e questo lo abbiamo capito, abbiamo scoperto di essere vulnerabili. Lo aveva predetto Bill Gates, ma anche Jeremy Rifkin, Noam Chomsky e qualche altro. Lo scossone che Sua Maestà la Natura ci ha dato, come un cane che si libera con una grattata di zampa da una fastidiosissima zecca, dovrebbe farci comprendere che la nostra esistenza le è del tutto indifferente. Ha scritto bene Paolo Giordano nel suo recente “Nel contagio” (Einaudi): “… La nostra aggressività verso l’ambiente rende sempre più probabile il contatto con questi patogeni nuovi che fino a poco tempo fa se ne stavano tranquilli nelle loro nicchie naturali (…) Chi di noi può sapere cos’hanno liberato gli incendi smisurati in Amazzonia dell’estate scorsa? Chi è in grado di prevedere cosa verrà dall’ecatombe più recente di animali in Australia?” Siamo, giustamente, concentrati ad osservare se il governo si muove bene oppure no, ma siamo esageratamente concentrati a disquisire su termini come “congiunti” o“affetti stabili”. Quello che ci aspetta è un mondo diverso che avrà, per sempre, paura di un “virus” nuovo. Ma come un meteorite fece scomparire i dinosauri dalla faccia della terra (pare), qualcosa di positivo potremmo riuscire a cavar fuori anche da Covid e dai suoi nipotini. Dovremmo immaginare, poi progettare e quindi realizzare un mondo diverso, ma, essendo un inguaribile ottimista, direi anche più umano. Un mondo magari, come immaginava nell’Ottocento Charles Fourier, dove gli addetti alla nettezza urbana avrebbero dovuto guadagnare molto per le mansioni di alto valore civico che svolgevano e guarda caso, proprio in questi mesi appena trascorsi e, ancora oggi, vediamo quanto la “profezia” sia attualmente vera. Un mondo dove in treno o in metro, non solo si può, ma si deve, stare seduti distanti e comodi, così come sugli aerei, a teatro o al cinema. Un mondo senza mucchi di ultras selvaggi negli stadi, un mondo senza “spingitori” di persone come nella metropolitana di Tokyo.

ovremmo provare a immaginare un mondo dove sarà inutile spostarsi in auto per andare in un ufficio per compilare un documento inutile che produce altri documenti inutili. Dovremmo persino immaginare una scuola dove non sia obbligatorio stare seduto in un banco, ma si possa anche imparare seduti sotto un albero o in un giardino, dove il testo di un libro lo si possa leggere su uno schermo come questo dove state leggendo voi, senza drammi o integralismi e senza che Umberto Eco si rivolti nella tomba e Jean-Claude Carriėre se ne abbia a male.

E dovremmo persino pensare ad un mondo senza nemici. Mentre i sovranisti, di mezzo mondo cercavano nei musulmani o nei cristiani, nei gay o negli stranieri, il nemico che voleva distruggere la nostra civiltà, la distruzione è arrivata da un microscopico virus di 20 o 30 kilobasi. Ma noi abbiamo paura solo di nemici visibili come i neri, i gialli, i rossi, i pipistrelli o i serpenti, abbiamo paura di ciò che decidiamo sia il nostro nemico, come scriveva negli anni Sessanta Elias Canetti in “Massa e potere” (Adelphi): “…Nella massa c’è una particolare suscettibilità verso i nemici designati come tali, che possono mostrarsi rigidi o disponibili, ma le loro azioni verranno sempre interpretate dalla massa come se fossero malvagie e intenzionate a distruggerla…” Proviamo ad immaginare un mondo diverso.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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4 risposte

  1. Ne sono convinto. Ma il cambiamento richiede un approccio culturale, al momento, del tutto estraneo alla quasi totalità delle persone, più interessate al ritorno ad una normalità che, come giustamente scrivi , non sarà più tale. Non lo sarà, sicuramente, la nostra economia che, nei prossimi anni, dovrà affrontare una crisi senza precedenti. Sarà una Paese che si troverà a convivere in una società di cui oggi non possiamo prevedere l’evoluzione. La tecnologia corre e noi stiamo a guardare. Tanti, forse troppi interrogativi ma certo dire che nulla sarà come prima è tutt’altro che banale.

  2. Concordo. Però combat ready per alzare l’asticella. Non avverrà dal divano e nessuno ci regalerà nulla. Nemmeno la pastiglietta. Perché dovremo combattere per difenderci altrimenti ci tolgono libertà, come stanno già facendo per il nostro bene, una via l’altra come petali di una margherita.

  3. Ma non vi vergognate, il mondo non tornerà mai come prima?
    Alimentate questa menzogna neanche per la peste nera si è mai detto una tale stupidaggine, molti tra i migliori medici al mondo concordano sul fatto che questa sia una comune influenza, i numeri lo dimostrano e voi continuate a farla passare come l apocalisse

    1. Gentile Signore, non capisco perché si rivolga a chi scrive con un “Voi” plurale. Sulla questione dei numeri, credo non ci sia nulla da rispondere, in quanto eloquenti da soli.

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Un mondo diverso

Forse non abbiamo capito che la nostra vita non tornerà più come prima. Non tornerà come prima né a metà maggio, né al primo di giugno. Non tornerà più come prima, dopo la costruzione di mille terapie intensive, nemmeno dopo la cura col plasma, non tornerà più come prima nemmeno dopo la scoperta del vaccino. Perché? Perché, e questo lo abbiamo capito, abbiamo scoperto di essere vulnerabili. Lo aveva predetto Bill Gates, ma anche Jeremy Rifkin, Noam Chomsky e qualche altro. Lo scossone che Sua Maestà la Natura ci ha dato, come un cane che si libera con una grattata di zampa da una fastidiosissima zecca, dovrebbe farci comprendere che la nostra esistenza le è del tutto indifferente. Ha scritto bene Paolo Giordano nel suo recente “Nel contagio” (Einaudi): “… La nostra aggressività verso l’ambiente rende sempre più probabile il contatto con questi patogeni nuovi che fino a poco tempo fa se ne stavano tranquilli nelle loro nicchie naturali (…) Chi di noi può sapere cos’hanno liberato gli incendi smisurati in Amazzonia dell’estate scorsa? Chi è in grado di prevedere cosa verrà dall’ecatombe più recente di animali in Australia?” Siamo, giustamente, concentrati ad osservare se il governo si muove bene oppure no, ma siamo esageratamente concentrati a disquisire su termini come “congiunti” o“affetti stabili”. Quello che ci aspetta è un mondo diverso che avrà, per sempre, paura di un “virus” nuovo. Ma come un meteorite fece scomparire i dinosauri dalla faccia della terra (pare), qualcosa di positivo potremmo riuscire a cavar fuori anche da Covid e dai suoi nipotini. Dovremmo immaginare, poi progettare e quindi realizzare un mondo diverso, ma, essendo un inguaribile ottimista, direi anche più umano. Un mondo magari, come immaginava nell’Ottocento Charles Fourier, dove gli addetti alla nettezza urbana avrebbero dovuto guadagnare molto per le mansioni di alto valore civico che svolgevano e guarda caso, proprio in questi mesi appena trascorsi e, ancora oggi, vediamo quanto la “profezia” sia attualmente vera. Un mondo dove in treno o in metro, non solo si può, ma si deve, stare seduti distanti e comodi, così come sugli aerei, a teatro o al cinema. Un mondo senza mucchi di ultras selvaggi negli stadi, un mondo senza “spingitori” di persone come nella metropolitana di Tokyo.

ovremmo provare a immaginare un mondo dove sarà inutile spostarsi in auto per andare in un ufficio per compilare un documento inutile che produce altri documenti inutili. Dovremmo persino immaginare una scuola dove non sia obbligatorio stare seduto in un banco, ma si possa anche imparare seduti sotto un albero o in un giardino, dove il testo di un libro lo si possa leggere su uno schermo come questo dove state leggendo voi, senza drammi o integralismi e senza che Umberto Eco si rivolti nella tomba e Jean-Claude Carriėre se ne abbia a male.

E dovremmo persino pensare ad un mondo senza nemici. Mentre i sovranisti, di mezzo mondo cercavano nei musulmani o nei cristiani, nei gay o negli stranieri, il nemico che voleva distruggere la nostra civiltà, la distruzione è arrivata da un microscopico virus di 20 o 30 kilobasi. Ma noi abbiamo paura solo di nemici visibili come i neri, i gialli, i rossi, i pipistrelli o i serpenti, abbiamo paura di ciò che decidiamo sia il nostro nemico, come scriveva negli anni Sessanta Elias Canetti in “Massa e potere” (Adelphi): “…Nella massa c’è una particolare suscettibilità verso i nemici designati come tali, che possono mostrarsi rigidi o disponibili, ma le loro azioni verranno sempre interpretate dalla massa come se fossero malvagie e intenzionate a distruggerla…” Proviamo ad immaginare un mondo diverso.

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.