ExpoRisorgimento si prepara a traslocare. Dal prossimo mese di luglio una parte dell’arredamento lascerà l’attuale sedeal Castello per spostarsi alla Barriera Albertina, dove andrà a occupare le due costruzioni “gemelle”, quella a nord, che ha ospitato finora la sede della Fondazione Comunità Novarese, e quella a sud, da non molto intitolata ad Alberto Pacelli e conosciuta in città per essere uno degli spazi tradizionalmnte riservati a mostre e incontri.
Ad annunciarlo sono stati giovedì durante il consiglio comunale il sindaco Alessandro Canelli e l’assessore Silvana Moscatelli a margine dell’illustrazione della delibera riguardante l’assestamento del bilancio. Il tutto accompagnato da un contributo di 30 mila euro. Una soluzione, però, che ha già suscitato qualche perplessità fra la cittadinanza (viene a mancare uno spazio espositivo nel cuore del centro storico)e che non trova decisamente soddisfatti neppure i responsabili del museo: «Prendiamo atto della cosa, ma per noi resta una soluzione temporanea». A parlare è Paolo Cirri, presidente dell’Associazione Amici del Parco della Battaglia e referente di ExpoRisorgimento. Per lui gli elementi a sfavore sono decisamente superiori a rispetto a quelli a favore. Dalla superficie degli spazi (decisamente ridotta rispetto a quelli finora utilizzati), per non parlare della difficoltà legate al fatto che il “nuovo” museo si ritroverà di fatto diviso in due…. tronconi e quindi poco funzionale.
Non è neppure il contributo concesso dall’amministrazione a rassicurare: «Trentamila euro può sembrare una cifra importante, ma il trasloco e la sistemazione degli spazi si consumerà in fretta. Senza dimenticare i lavori di sistemazione che dovranno essere eseguiti, soprattutto nella saletta “Pacelli”. Ripeto: per noi rimane una soluzione temporanea». Però Cirri alla fine ha trovato pure lo spirito per una battuta: «Ci è stato detto che la Barriera Albertina è una costruzione coeva al nostro museo. Fosse solo per questo ce ne sono in città di edifici ottocenteschi…».
Una risposta
La città perde uno dei pochi spazi dedicati a incontri. Un altro passo indietro.