Dal momento in cui l’Italia si è vista assegnare, attraverso il “tandem” di località Milano – Cortina, le Olimpiadi invernali del 2026 si è subito intuito che l’importante rassegna avrebbe potuto interessare un numero maggiore di sedi, sfruttando in pieno l’intero arco alpino. Da parte sua il Piemonte, svanita la clamorosa possibilità di un “bis” dell’edizione del 2006, ha sempre dato la sua disponibilità a qualsiasi forma di collaborazione. Una soluzione, quella di questo coinvolgimento, che sembrerebbe tornata in auge dopo la rinuncia da parte del Trentino, che aveva avanzato la sede di Baselga di Piné.
«Quella di Torino e del Piemonte – sostengono il presidente della giunta regionale Alberto Cirio e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo – rappresenta una soluzione logica e di buon senso per la migliore riuscita di questo straordinario evento». Cirio in particolar modo ha confermato la volontà del nostro territorio «a mettersi a disposizione del Paese. Il nostro interesse è quello che l’Italia possa ancora una volta esprimere il meglio di sé e rilanciare la sua immagine internazionale».
Per l’ex parlamentare europeo «le Olimpiadi sono un evento straordinario e unico. Proprio per questo siamo pronti a essere di supporto fin da subito a tutta la macchina organizzativa con il nostro patrimonio di impianti e professionalità. Torino e il Piemonte possono essere un supporto importante per rispettare i tempi, contenere i costi e ridurre l’impatto ambientale di nuovi impianti. Il nostro spirito è quello che lo sporta abbia trai valori principali quello di lavorare in squadra per vincere una sfida che possa portare sotto i riflettori del mondo l’immagine dell’Italia».
Anche per questa ragione l’amministrazione regionale sta lavorando da mesi «con un metodo serio, aggiornando costantemente il dossier che attesta il valore degli impianti piemontesi a supporto della “macchina” olimpica. Lo abbiamo illustrato più volte al Coni, al Governo e ancora nei giorni scorsi ci siamo confrontati con il ministro Salvini. La nostra disponibilità potrebbe davvero essere la soluzione ottimale».