Come e perché il mondo dello spettacolo deve ripartire

LAVORATORI DELLO SPETTACOLO DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!

Così potremmo sintetizzare l’intervista che abbiamo realizzato con il novarese Walter “Pilaf” Roncaglia, musicista e tecnico del suono,  che ci ha raccontato cosa sta succedendo nel mondo dello spettacolo in questo momento, dall’emergenza Covid, agli hashtag su Facebook, fino alla manifestazione a Roma. Ma andiamo per ordine.

Guai a pensare che i problemi del settore della musica e dello spettacolo siano cominciati con la pandemia e il conseguente lockdown e le cancellazioni degli eventi di quest’estate. I lavoratori di questo settore stanno lottando da anni contro problemi a volte insormontabili. Ad esempio, da un lato i musicisti non riescono a farsi pagare in regola per suonare nei locali, contribuendo così ad alimentare il problema del lavoro nero, e non vedendosi versare i contributi; dall’altro lato vediamo locali costretti a pagare in nero gli artisti, a causa della situazione economica disastrata in cui versano. In tutto questo, altre figure professionali, come quella del fonico, devono districarsi tra un numero esagerato di tipologie di contratti, turni a volte massacranti e l’incertezza della propria figura e dunque, come nel caso dei famosi 600 euro per i lavoratori indipendenti, l’insicurezza delle tutele che vengono erogate male e non a tutti. Oltre a tutti questi problemi, anche un certo modo di pensare che scredita il lavoro del musicista e in generale quello del lavoratore dello spettacolo, contribuisce a mettere in ginocchio un settore così importante come quello della cultura . 

Come già detto, la grave situazione qui descritta non è un qualcosa di recente, ma allora cosa succede? Succede che, per rimanere nell’ambito lessicale marxista, i lavoratori dello spettacolo stanno finalmente sviluppando una coscienza di classe, stanno capendo che le cose possono cambiare, ma solo se ci si muove in prima persona. Ecco allora che il 21 giugno, giornata nella quale si svolge solitamente la Festa della Musica, nasce l’iniziativa “Festa senza musica”, per rimarcare quanto il lavoro di tutti i professionisti del settore, dal fonico al musicista, sia importante. 

Vi sarà forse capitato di vedere molti addetti ai lavori sul web, farsi foto con un cartello in mano, con l’hashtag “io lavoro con la musica”. Ma perché lasciare che rimanesse un’iniziativa solo su internet? Se l’è chiesto anche Walter Roncaglia, come ci ha raccontato nell’intervista doppia realizzata da Radio 6023. Quello che è successo il 21 giugno a Novara in Piazza Puccini è la messa in atto di questa idea. Gli Harry Popper, storica band novarese nella quale Walter milita come batterista, hanno organizzato uno Sconcerto, qualcosa di davvero significativo, un evento in cui si è voluta sottolineare l’importanza dei lavoratori dello spettacolo. Come? Montando da cima a fondo un palco per un evento dal vivo, e poi iniziando a suonare senza accendere nulla, facendo sentire dunque solo i colpi sulla batteria. La comunicazione è stata davvero forte ed efficace e infatti il pubblico, che in un primo momento ha pensato a un problema tecnico, ha poi compreso che senza i lavoratori del settore, un vero problema tecnico non può essere risolto e la musica dal vivo nei locali non è più possibile. 

Dopo la manifestazione del 21, Walter ha partecipato alla manifestazione nazionale dei lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, svoltasi in Piazza Santi Apostoli a Roma il 27 giugno. In questa occasione, anche grazie alla rabbia dei manifestanti, sfociata in attimi di tensione con le forze dell’ordine, una delegazione del movimento è riuscita ad entrare al ministero del Lavoro per un primo incontro, dove è stato richiesto un secondo incontro con la presenza del premier Conte, la ministra Catalfo e il ministro Franceschini. Un primo passo che fa ben sperare, ma che è appunto, solo il primo. Tanto deve cambiare, a cominciare dalla percezione del lavoratore dello spettacolo, passando per la regolamentazione dei rapporti di lavoro, fino alla revisione dei pagamenti alla Siae, una delle spese più gravose per i locali. 

L’invito finale di Walter (che rinnoviamo anche noi sentitamente) rivolto sia ai lavoratori dello spettacolo sia a chi non fa parte di questo settore è quello di informarsi, cercare di conoscere meglio la situazione di questo mondo e, in particolare ai musicisti, durante il prossimo concerto che terranno, prendere tre minuti del proprio set, per parlare al pubblico, informarlo, e sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi, che talvolta non trovano il giusto sostegno non perché non sono sentiti, ma perché non sono noti ai più, lavoratori dello spettacolo compresi. 

Ecco i link alla prima parte e alla seconda parte dell’intervista.

 

Alessandro Monfroglio, Radio 6023

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Così potremmo sintetizzare l’intervista che abbiamo realizzato con il novarese Walter “Pilaf” Roncaglia, musicista e tecnico del suono,  che ci ha raccontato cosa sta succedendo nel mondo dello spettacolo in questo momento, dall’emergenza Covid, agli hashtag su Facebook, fino alla manifestazione a Roma. Ma andiamo per ordine.

Guai a pensare che i problemi del settore della musica e dello spettacolo siano cominciati con la pandemia e il conseguente lockdown e le cancellazioni degli eventi di quest’estate. I lavoratori di questo settore stanno lottando da anni contro problemi a volte insormontabili. Ad esempio, da un lato i musicisti non riescono a farsi pagare in regola per suonare nei locali, contribuendo così ad alimentare il problema del lavoro nero, e non vedendosi versare i contributi; dall’altro lato vediamo locali costretti a pagare in nero gli artisti, a causa della situazione economica disastrata in cui versano. In tutto questo, altre figure professionali, come quella del fonico, devono districarsi tra un numero esagerato di tipologie di contratti, turni a volte massacranti e l’incertezza della propria figura e dunque, come nel caso dei famosi 600 euro per i lavoratori indipendenti, l’insicurezza delle tutele che vengono erogate male e non a tutti. Oltre a tutti questi problemi, anche un certo modo di pensare che scredita il lavoro del musicista e in generale quello del lavoratore dello spettacolo, contribuisce a mettere in ginocchio un settore così importante come quello della cultura . 

Come già detto, la grave situazione qui descritta non è un qualcosa di recente, ma allora cosa succede? Succede che, per rimanere nell’ambito lessicale marxista, i lavoratori dello spettacolo stanno finalmente sviluppando una coscienza di classe, stanno capendo che le cose possono cambiare, ma solo se ci si muove in prima persona. Ecco allora che il 21 giugno, giornata nella quale si svolge solitamente la Festa della Musica, nasce l’iniziativa “Festa senza musica”, per rimarcare quanto il lavoro di tutti i professionisti del settore, dal fonico al musicista, sia importante. 

Vi sarà forse capitato di vedere molti addetti ai lavori sul web, farsi foto con un cartello in mano, con l’hashtag “io lavoro con la musica”. Ma perché lasciare che rimanesse un’iniziativa solo su internet? Se l’è chiesto anche Walter Roncaglia, come ci ha raccontato nell’intervista doppia realizzata da Radio 6023. Quello che è successo il 21 giugno a Novara in Piazza Puccini è la messa in atto di questa idea. Gli Harry Popper, storica band novarese nella quale Walter milita come batterista, hanno organizzato uno Sconcerto, qualcosa di davvero significativo, un evento in cui si è voluta sottolineare l’importanza dei lavoratori dello spettacolo. Come? Montando da cima a fondo un palco per un evento dal vivo, e poi iniziando a suonare senza accendere nulla, facendo sentire dunque solo i colpi sulla batteria. La comunicazione è stata davvero forte ed efficace e infatti il pubblico, che in un primo momento ha pensato a un problema tecnico, ha poi compreso che senza i lavoratori del settore, un vero problema tecnico non può essere risolto e la musica dal vivo nei locali non è più possibile. 

Dopo la manifestazione del 21, Walter ha partecipato alla manifestazione nazionale dei lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, svoltasi in Piazza Santi Apostoli a Roma il 27 giugno. In questa occasione, anche grazie alla rabbia dei manifestanti, sfociata in attimi di tensione con le forze dell’ordine, una delegazione del movimento è riuscita ad entrare al ministero del Lavoro per un primo incontro, dove è stato richiesto un secondo incontro con la presenza del premier Conte, la ministra Catalfo e il ministro Franceschini. Un primo passo che fa ben sperare, ma che è appunto, solo il primo. Tanto deve cambiare, a cominciare dalla percezione del lavoratore dello spettacolo, passando per la regolamentazione dei rapporti di lavoro, fino alla revisione dei pagamenti alla Siae, una delle spese più gravose per i locali. 

L’invito finale di Walter (che rinnoviamo anche noi sentitamente) rivolto sia ai lavoratori dello spettacolo sia a chi non fa parte di questo settore è quello di informarsi, cercare di conoscere meglio la situazione di questo mondo e, in particolare ai musicisti, durante il prossimo concerto che terranno, prendere tre minuti del proprio set, per parlare al pubblico, informarlo, e sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi, che talvolta non trovano il giusto sostegno non perché non sono sentiti, ma perché non sono noti ai più, lavoratori dello spettacolo compresi. 

Ecco i link alla prima parte e alla seconda parte dell’intervista.

 

Alessandro Monfroglio, Radio 6023

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