Si può essere studenti e lavoratori?

L’università è ormai un’attività a tempo pieno: tra lezioni, esami, giornate intere sui libri e tesi di laurea non c’è mai un attimo libero, e sembra impossibile concepire qualcos’altro al di fuori di tutto ciò. In realtà non è così: ci sono studenti, più o meno giovani che, oltre a portare avanti la propria carriera universitaria, trovano anche la forza (ma soprattutto il tempo) per lavorare. Anche se il 1 Maggio ce lo siamo lasciati alle spalle, è buona cosa approfondire questo spinoso tema.

La dimensione dello studente lavoratore, oggi, è ben consolidata ed in continua espansione; di fatto, sono sempre di più gli studenti che scelgono di affiancare un lavoro di qualunque tipologia e con qualunque contratto alla propria vita da studenti. Le motivazioni di tale scelta sono essenzialmente due, entrambe pienamente condivisibili: per necessità o per essere più indipendenti, almeno a livello economico, dai genitori.

E questa seconda motivazione, in particolare, riguarda da vicino la mia storia: io sono Fabio Pasteris, un socio di 6023 APS e, nonostante la chiusura di molte attività in questo periodo a causa del COVID-19, a metà marzo circa sono stato contattato da una delle molte agenzie interinali che, avendo preso visione del mio Curriculum, lo aveva inoltrato ad una nota azienda di e-commerce a livello mondiale, la quale mi ha fissato dei corsi di formazione pre-assunzione.

 

 

Tali corsi, in situazioni normali, venivano fatti all’interno dell’azienda stessa; ma, come si diceva, il COVID-19 ha cambiato molte cose, e dunque i corsi sono
stati organizzati online, attraverso la nota piattaforma Zoom. Così, dopo un breve colloquio telefonico con l’agenzia interinale stessa, sono partiti i corsi; essi sono durati dal 27 al 30 aprile e toccavano gli argomenti più disparati, per poi concludersi quasi tutti con un test.

Tuttavia per molti altri studenti, il dover conciliare lavoro e studio è una sfida che sono già abituati ad affrontare. Ce lo racconta Mirella Comuzio, studentessa di Filosofia a Vercelli, che ha lavorato come barista con contratto a chiamata prima a Campore, piccola frazione del biellese, e poi proprio a Biella. Ha iniziato nel 2017, appena finita la maturità: h”o voluto iniziare a lavorare per non stare sempre con le mani in mano e per poter iniziare a diventare autonoma dal punto di vista economico, e per poter riuscire a pagarsi almeno parte delle rette universitarie.” Infatti, fino all’emergenza COVID, Mirella ha continuato a lavorare nei fine settimana, riuscendo a conciliare perfettamente studio e lavoro.

Inoltre, molti studenti non si fermano ad una tipologia unica di lavoro; ce lo racconta Margherita Dimino, anche lei studentessa di Filosofia, che ha iniziato a lavorare come cameriera per bar e ristoranti, ed è poi passata ad un impiego come cassiera di supermercato, il tutto per essere indipendente a livello economico e potersi togliere qualche sfizio personale senza dover rinunciare agli studi. Margherita sostiene, inoltre, che secondo lei chiunque ne abbia l’occasione dovrebbe provare cosa significa lavorare, già in periodo universitario; in questo modo, si affrontano situazioni nuove, e a volte stressanti, che tuttavia possono formare il carattere di una persona, oltre ad ampliare le proprie capacità per quello che sarà, in seguito, il vero mondo del lavoro.

Concludo questo articolo lanciando un sondaggio: cosa ne pensate del ruolo da studente e lavoratore? Scriveteci a 6023aps@gmail.com e raccontateci la vostra esperienza.

Fabio Pasteris, Radio 6023

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Si può essere studenti e lavoratori?

L’università è ormai un’attività a tempo pieno: tra lezioni, esami, giornate intere sui libri e tesi di laurea non c’è mai un attimo libero, e sembra impossibile concepire qualcos’altro al di fuori di tutto ciò. In realtà non è così: ci sono studenti, più o meno giovani che, oltre a portare avanti la propria carriera universitaria, trovano anche la forza (ma soprattutto il tempo) per lavorare. Anche se il 1 Maggio ce lo siamo lasciati alle spalle, è buona cosa approfondire questo spinoso tema.

La dimensione dello studente lavoratore, oggi, è ben consolidata ed in continua espansione; di fatto, sono sempre di più gli studenti che scelgono di affiancare un lavoro di qualunque tipologia e con qualunque contratto alla propria vita da studenti. Le motivazioni di tale scelta sono essenzialmente due, entrambe pienamente condivisibili: per necessità o per essere più indipendenti, almeno a livello economico, dai genitori.

E questa seconda motivazione, in particolare, riguarda da vicino la mia storia: io sono Fabio Pasteris, un socio di 6023 APS e, nonostante la chiusura di molte attività in questo periodo a causa del COVID-19, a metà marzo circa sono stato contattato da una delle molte agenzie interinali che, avendo preso visione del mio Curriculum, lo aveva inoltrato ad una nota azienda di e-commerce a livello mondiale, la quale mi ha fissato dei corsi di formazione pre-assunzione.

 

 

Tali corsi, in situazioni normali, venivano fatti all’interno dell’azienda stessa; ma, come si diceva, il COVID-19 ha cambiato molte cose, e dunque i corsi sono
stati organizzati online, attraverso la nota piattaforma Zoom. Così, dopo un breve colloquio telefonico con l’agenzia interinale stessa, sono partiti i corsi; essi sono durati dal 27 al 30 aprile e toccavano gli argomenti più disparati, per poi concludersi quasi tutti con un test.

Tuttavia per molti altri studenti, il dover conciliare lavoro e studio è una sfida che sono già abituati ad affrontare. Ce lo racconta Mirella Comuzio, studentessa di Filosofia a Vercelli, che ha lavorato come barista con contratto a chiamata prima a Campore, piccola frazione del biellese, e poi proprio a Biella. Ha iniziato nel 2017, appena finita la maturità: h”o voluto iniziare a lavorare per non stare sempre con le mani in mano e per poter iniziare a diventare autonoma dal punto di vista economico, e per poter riuscire a pagarsi almeno parte delle rette universitarie.” Infatti, fino all’emergenza COVID, Mirella ha continuato a lavorare nei fine settimana, riuscendo a conciliare perfettamente studio e lavoro.

Inoltre, molti studenti non si fermano ad una tipologia unica di lavoro; ce lo racconta Margherita Dimino, anche lei studentessa di Filosofia, che ha iniziato a lavorare come cameriera per bar e ristoranti, ed è poi passata ad un impiego come cassiera di supermercato, il tutto per essere indipendente a livello economico e potersi togliere qualche sfizio personale senza dover rinunciare agli studi. Margherita sostiene, inoltre, che secondo lei chiunque ne abbia l’occasione dovrebbe provare cosa significa lavorare, già in periodo universitario; in questo modo, si affrontano situazioni nuove, e a volte stressanti, che tuttavia possono formare il carattere di una persona, oltre ad ampliare le proprie capacità per quello che sarà, in seguito, il vero mondo del lavoro.

Concludo questo articolo lanciando un sondaggio: cosa ne pensate del ruolo da studente e lavoratore? Scriveteci a 6023aps@gmail.com e raccontateci la vostra esperienza.

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