È con una lettera aperta ai cittadini di Orta San Giulio che l’ormai ex sindaca Elisabetta Tromellini ha cercato di spiegare il commissariamento del Comune a seguito delle dimissioni contestuali dei consiglieri comunali in quello che lei stessa definisce «un atto scellerato e devastante per la nostra comunità». Secondo Tromellini la decisione di rassegnare le dimissioni è stata «una congiura di palazzo degna del peggio» frutto di «futili ambizioni personali e rancorose sconfitte degli ultimi vent’anni».
Bersaglio principale del J’accuse di Tromellini è Fabrizio Morea, già in passato sindaco di e vice in questa amministrazione, che secondo Tromellini non ha fornito «nessuna ragione sostanziale per un tale comportamento. Si nasconde dietro puerili e ridicoli argomenti come il piano di comunicazione, l’addetto stampa e fandonie simili senza fondamento. La realtà è che il signor Morea, fin da subito, pensava che la sottoscritta sarebbe stata una Sindaca di immagine, un burattino che lui e qualche suo compagno avrebbero potuto manovrare a proprio piacimento» ha spiegato Tromellini che ha aggiunto «il signor Morea, nell’impossibilità di comandare per procura, ha iniziato l’opera di distruzione. Mentre la sottoscritta era presente in Comune e lavorava anche 12 ore al giorno per riorganizzare e rilanciare l’attività amministrativa, per pianificare progetti e attività, il vicesindaco se ne andava in giro, in Orta e sul territorio, a screditare la mia persona e il lavoro dell’amministrazione».
Nella sua invettiva l’ex sindaca non ha risparmiato nemmeno la minoranza che «non ha esitato ad approfittare della situazione, senza preoccuparsi minimamente dei danni derivanti ai cittadini e dalla scellerata condotta dei traditori» e ha aggiunto «ciò che è importante per Orta sono i progetti che abbiamo approvato con il bilancio 2025 e che non potranno nemmeno essere avviati, il cambiamento che volevamo introdurre è stato soffocato nella culla». Ma nella sua lettera la prima donna sindaco nella storia del Comune ha rilanciato il suo impegno: «Insieme a tanti amiche e amici che in questi giorni mi hanno manifestato piena solidarietà e sostegno, combatterò affinché per Orta ci sia il vero cambiamento che, purtroppo, questi stratagemmi hanno impedito sul nascere. Insieme all’ex assessore Gianni Bernascone e alla ex consigliera Valentina Stara, che con me hanno condiviso il percorso e fatto un ottimo lavoro, proseguirò nella mia battaglia per portare Orta a essere protagonista».
A risponderle è direttamente Fabrizio Morea che in un’altra missiva ricostruisce la situazione dal punto di vista di chi ha deciso di mettere fine all’esperienza amministrativa di Tromellini. Morea non usa mezzi termini rivolgendosi alla ex prima cittadina: «Hai fallito, Elisabetta. Quando l’80% di un Consiglio Comunale si ribella ad imposizioni assurde tanto da dimettersi, hai fallito. Non si tratta di congiura, ma di democrazia». Morea risponde alle accuse sulle eventuali ingerenze ricordando che «il giorno del mio 73esimo compleanno, decisi, ed annunciai alla città di Orta che non mi sarei mai più ricandidato a sindaco. Questo momento, questa informazione che evidentemente ti è sfuggita, annulla da sola tutte le tue insinuazioni circa mie recondite aspirazioni».
«Per gestire il nostro paese, la nostra gente, Elisabetta, occorre conoscerci. Siamo una piccola realtà, con le piccole pretese di una piccola realtà. Non si gestisce Orta come Milano, né un comune come un’azienda» ha spiegato Morea accusando Tromellini di non aver avuto «un pensiero per le necessità dei tuoi concittadini quando chiedesti al comune di investire migliaia di euro per acquistare nuove poltrone per il tuo ufficio. L’arredo esistente non lo ritenevi alla tua altezza. Lo erano invece le passeggiate utili solo a sfoggiare i segni del potere, l’auto elettrica del Comune o l’inutile impiego della “pilotina” per cui si dovette pagare straordinario al pilota della barca?».
Sull’eventualità di una ricandidatura di Tromellini, Morea ha replicato «Elisabetta, fallirai di nuovo. Fallendo ora, come hai fatto, e fallendo in futuro, confermerai che abbiamo fatto la cosa giusta nel dimetterci e nel chiudere così la tua triste e fortunatamente breve esperienza. Torna a Milano, Elisabetta, torna fra quella gente che per proteggersi ed affermarsi ha bisogno di “comunicatori” che inventino realtà e verità alternative. La nostra Orta continuerà a risplendere di luce propria. Il suo futuro non si arresterà, è nelle mani della sua gente, nella sua bellezza, nel suo lago, nei suoi monti. Non merita di stare in quelle di chi pretende ed impone senza conoscerla».