Italia Viva piemontese prosegue la sua attività organizzativa promuovendo una serie di tavoli tematici. Il primo appuntamento è stato ospitato a Novara avendo come tema la riforma della giustizia. Moderati dalla coordinatrice regionale del partito, la senatrice torinese Silvia Fregolent, i contributi essenziali sono stati portati dal senatore Enrico Borghi e dal deputato Roberto Giachetti.
Borghi, capogruppo di Italia Viva a Palazzo Madama, ha subito parlato di una «inadeguatezza della classe dirigente di questo Governo e il silenzio della premier, che non ha ritenuto da un lato di intervenire su alcuni fatti, come le recenti dimissioni di Vittorio Sgarbi da sottosegretario alla Cultura, ma soprattutto con l’imbarazzante silenzio sulla vicenda di Rosazza. Che è grave. Se ci fermiamo all’unico dato, tutto il quadro dell’inchiesta è basata esclusivamente su dati testimoniali e che tutti e tre i pubblici ufficiali presenti non stanno fornendo una versione come dovrebbero fornire».
Per Borghi «il deputato di FdI Pozzolo si è avvalso della facoltà di non rispondere, la sindaca dice di essersi assentata da una festa che aveva organizzato e con il sottosegretario che ha dichiarato ai giornali di essere anche lui uscito nel cuore della notte e di cui anche da parte sua non abbiamo notizie. Insomma, reticenze, silenzi anche imbarazzanti». «Certamente – ha continuato il parlamentare ossolano – tutti e tre non stanno fornendo la prova che la Costituzione richiede a coloro che stanno ricoprendo un determinato incarico; e non stanno cooperando a quella che dovrebbe essere la comprensione di quanto accaduto. Sta passando sotto silenzio il fatto che stiamo parlando di tre esponenti di Fratelli d’Italia, uno dei quali – il sottosegretario Delmastro – è fra i più stretti collaboratori della presidente del Consiglio».
Dentro il tema preso in esame sabato esistono molte pieghe e sfaccettature. In particolare quelle legate al sovraffollamento delle carceri e anche alla riforma della giustizia. Per Giachetti «le cose sono collegate. Un esempio? Nel disegno di legge sulla sicurezza è previsto l’inserimento di nuovi quindici reati e dell’aggravamento delle pene per molti altri. Più che di “svuota carceri” bisognerebbe prendere provvedimenti che invece le riempiono. La situazione in cui ci troviamo è drammatica per i numeri totali della popolazione carceraria: siamo ormai quasi a 65 mila detenuti su poco più di 50 mila posti».
E ancora: «Il caso dei suicidi è drammatico, perché se noi proiettiamo questi tredici casi avvenuti recentemente su base annua arriviamo a 150, il doppio di quanti accaduti nel 2022, che è stato l’anno record. Noi ci allarmiamo per quello che sta accadendo in Ungheria, ma non è che le condizioni delle carceri italiane siano molto diverse. Se a questo aggiungiamo che nelle strutture un terzo dei detenuti non ci dovrebbero stare perché ancora in attesa di giudizio, poi quelli che dovrebbero essere ospitati nelle comunità perché tossicodipendenti o nelle strutture psichiatriche… Se dovessimo riportare le carceri a quello che dovrebbero essere riguadagnerebbero anche la loro funzione, quella di rieducare il detenuto per favorire poi un suo ritorno nella società».
Per Italia Viva il tema della riforma della giustizia, in qualche modo “osteggiata” dall’attuale maggioranza di Governo, non è che il riflesso di una profonda spaccatura esistente all’interno del centrodestra, fra un’anima più garantista – rappresentata dallo stesso ministro Carlo Nordio e da Forza Italia – e quella decisamente più maggioritaria di Lega e Fratelli d’Italia, che alle soluzioni concrete guardano più «all’adozione di provvedimenti che parlano alla pancia della gente».