Ballarè: «Pagina triste della storia politica. Ma il Pd non è mai stato lineare»

A Novara città il sì ha vinto al referendum costituzionale: sì 67,61%, no 32,39% allineandosi con ai risultati nazionali. Per chi ha sempre sostenuto la linea del no, come l’ex sindaco di Novara e consigliere comunale del Pd, Andrea Ballarè, insieme agli esponenti locali del centro sinistra, oggi è una giornata di sconfitta.

«Una pagina triste della nostra storia politica – commenta Ballarè – un ulteriore danno inferto dal populismo imperante portato avanti da parte di Lega e 5 Stelle e in parte anche da Fratelli d’Italia. Sono partiti che usano metodi che mirano alla pancia della popolazione con messaggi semplici e diretti, ma che riguardano temi che non semplici che politici seri da sempre non si sarebbero mai sognati di affrontare con con questa faciloneria. Perchè sull’altare del risparmio, si sacrifica la democrazia: si risolve un problema e se ne crea un altro».

Come giudica la posizione la posizione di Enrico Borghi, deputato ossolato del Pd, da sempre favorevole al sì?
Su questo tema il Pd non è mai stato lineare. Il partito di Zingaretti liscia il pelo al populismo e quando si inseguono queste strade, si fanno brutte figure perchè si diventa non più credibili nù autorevoli. Hanno creato confusione nel proprio elettorato: ancora una volta questo Pd è completamente scollato dall’elettorato di base. Il partito è fisso al 20 e da lì non si sposta; chi lo vota, lo fa per la fiducia, per la storia del partito e per l’assenza di alternative. Però non è un partito con una propria fisionomia. Il risultato del referendum è la prova che il Pd non ha una linea chiara di condotta, stretto tra la necessità di garantire il governo per non lasciarlo in mano al populismo, ma sacrificando l’intero Paese.

 

 

Italia Viva può essere una valida alternativa?
Credo di no, è un partito che non ha i numeri e nemmeno gli strumenti: se li avesse avuti, i voti si sarebbe visti. Anche Italia Viva ha paura e non vuole scontentare il sentiment popolare, però se si pensa che il sentiment è quello che, per esempio, ha portato alla Brexit in Inghilterra, è evidente purtroppo non sempre la popolazione abbia gli strumenti adeguatib per valutare certe questioni complesse.

Quale dovrebbe essere, allora, la soluzione per il Pd?
Deve cambiare marcia e leadership conquistando un’immagine e una sostanza. Serve chiarezza e linearità che sul breve è difficile da fare capire, ma si vede nel lungo periodo.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Ballarè: «Pagina triste della storia politica. Ma il Pd non è mai stato lineare»

A Novara città il sì ha vinto al referendum costituzionale: sì 67,61%, no 32,39% allineandosi con ai risultati nazionali. Per chi ha sempre sostenuto la linea del no, come l’ex sindaco di Novara e consigliere comunale del Pd, Andrea Ballarè, insieme agli esponenti locali del centro sinistra, oggi è una giornata di sconfitta.

«Una pagina triste della nostra storia politica – commenta Ballarè – un ulteriore danno inferto dal populismo imperante portato avanti da parte di Lega e 5 Stelle e in parte anche da Fratelli d’Italia. Sono partiti che usano metodi che mirano alla pancia della popolazione con messaggi semplici e diretti, ma che riguardano temi che non semplici che politici seri da sempre non si sarebbero mai sognati di affrontare con con questa faciloneria. Perchè sull’altare del risparmio, si sacrifica la democrazia: si risolve un problema e se ne crea un altro».

Come giudica la posizione la posizione di Enrico Borghi, deputato ossolato del Pd, da sempre favorevole al sì?
Su questo tema il Pd non è mai stato lineare. Il partito di Zingaretti liscia il pelo al populismo e quando si inseguono queste strade, si fanno brutte figure perchè si diventa non più credibili nù autorevoli. Hanno creato confusione nel proprio elettorato: ancora una volta questo Pd è completamente scollato dall’elettorato di base. Il partito è fisso al 20 e da lì non si sposta; chi lo vota, lo fa per la fiducia, per la storia del partito e per l’assenza di alternative. Però non è un partito con una propria fisionomia. Il risultato del referendum è la prova che il Pd non ha una linea chiara di condotta, stretto tra la necessità di garantire il governo per non lasciarlo in mano al populismo, ma sacrificando l’intero Paese.

 

 

Italia Viva può essere una valida alternativa?
Credo di no, è un partito che non ha i numeri e nemmeno gli strumenti: se li avesse avuti, i voti si sarebbe visti. Anche Italia Viva ha paura e non vuole scontentare il sentiment popolare, però se si pensa che il sentiment è quello che, per esempio, ha portato alla Brexit in Inghilterra, è evidente purtroppo non sempre la popolazione abbia gli strumenti adeguatib per valutare certe questioni complesse.

Quale dovrebbe essere, allora, la soluzione per il Pd?
Deve cambiare marcia e leadership conquistando un’immagine e una sostanza. Serve chiarezza e linearità che sul breve è difficile da fare capire, ma si vede nel lungo periodo.

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