C’é anche il nome di Enrico Borghi nella nuova segreteria nazionale del Partito Democratico resa nota oggi, giovedì 18 marzo, dal nuovo leader Enrico Letta. Nello specifico, il parlamentare ossolano si occuperà di politiche legate alla sicurezza all’interno di una compagine piuttosto nutrita, sedici persone, dove la parità di genere è stata assolutamente rispettata: otto uomini e altrettante donne.
Le prime parole di Borghi sono state di ringraziamento al neo segretario «per la fiducia che ha voluto accordarmi in questa particolare fase di ripartenza e rinascita del Pd, che è un grande partito e che noi vogliamo rendere ancora più grande nell’interesse dell’Italia». Il comparto della Sicurezza «che mi è stato affidato – ha aggiunto – rappresenta uno dei temi più delicati in questi momenti sia sotto il versante interno, se pensiamo quanto ha impattato negli anni scorsi nel rapporto della formazione nell’opinione pubblica sui temi della criminalità e dell’immigrazione, con la necessità di realizzare una regolarizzazione adeguata al nostro contesto, se pensiamo al tema delle carceri e alle difficoltà di riuscire a garantire diritti e certezze delle pene; e poi un tema “nuovo” come quello della criminalità “digitale”».
Sul versante esterno, ha ricordato Borghi, i temi della sicurezza impattano direttamente la questione degli assetti geopolitici: «Ne stiamo parlando nelle ore dove si sta registrando una recrudescenza, un nuovo scontro fra le due due superpotenze, Stati Uniti e Russia, che ci riporta quasi ai tempi della “guerra fredda”».
C’é poi il tema del terrorismo internazionale, della Jihad, «reinnescato dalla fine della vicenda bellica in Siria che ha sparso combattenti in diverse parti d’Europa. E poi esiste il tema della sicurezza per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico… Insomma, un “set” di lavoro molto intenso rispetto al quale il Pd svolgerà la propria funzione di garanzia delle istituzioni repubblicane e, proprio per questo, di azione di riforma per assicurare che questo fondamentale tema metta in condizione tutti i cittadini di potersi vedere erogare un servizio assolutamente fondamentale in una Repubblica democratica. Lo è in particolare per i più deboli, i più emarginati, i più esclusi. Quelli che hanno più bisogno di sicurezza di coloro i quali possono anche pensare di organizzarsi da soli. Ma uno Stato veramente democratico – ha concluso – è quello che assicura livelli e standard di sicurezza a tutti, in particolare alle fasce di popolazione meno agiate».