Contributo elettorale vietato: l’assessora Chiarelli resta al suo posto. Ma ora decide il consiglio regionale

La maggioranza in Regione si stringe attorno all’assessora Marina Chiarelli, ma la vicenda che la coinvolge rischia di aprire una crepa politica profonda. Al centro del caso, l’ormai noto contributo elettorale di 3.000 euro versato durante la campagna regionale del 2024 dalla cooperativa Silvabella di Mortara, che poche settimane dopo aveva ottenuto dal Comune di Novara – dove Chiarelli era vicesindaca – la gestione della piscina scoperta di via Solferino.

Un intreccio politico-amministrativo che ha messo in moto il Collegio di garanzia presso la Corte d’Appello, presieduto dal magistrato Edoardo Barelli Innocenti. Il verdetto è netto: «La violazione della norma non consente l’approvazione del rendiconto», firmato peraltro da un’altra esponente di Fratelli d’Italia, l’assessora comunale Elisabetta Franzoni. La decisione è stata trasmessa alla Procura della Repubblica di Novara per eventuali valutazioni penali, ma anche – e soprattutto – al consiglio regionale, che ora dovrà stabilire se per Chiarelli sussistano cause di ineleggibilità o incompatibilità.

C’è anche da dire che il resoconto delle spese elettorali depositato, come da prassi, alla Corte d’Appello non aveva suscitato alcuna obiezione da parte dell’organo giurisdizionale, tranne che per la richiesta di trasmissione del verbale del Cda di Silvabella in cui veniva approvato il contributo, così come previsto per i contributi elargiti dalle personalità giuridiche.

In ogni caso, la legge è chiara: la norma sui finanziamenti elettorali (legge 195/1974, modificata dalla “Spazzacorrotti” del 2019) vieta esplicitamente alle cooperative sociali di finanziare candidati. Una modifica proposta proprio da Fratelli d’Italia, il partito che oggi si trova a difendere una delle sue esponenti più in vista in Piemonte.

Il Partito Democratico, che aveva presentato l’esposto a febbraio, parla apertamente di «conflitto d’interessi» e chiede chiarezza. A fare rumore, però, è il silenzio degli alleati: il senatore Gaetano Nastri, colonna del centrodestra novarese, raggiunto al telefono mentre sta per entrare in aula per la visita dei Reali di Inghilterra, si è trincerato dietro un «no comment», mentre il governatore Alberto Cirio fa sapere che Chiarelli resterà al suo posto salvo diverse motivazioni politiche.

Un’uscita che appare più come una constatazione di una situazione delicata che come un pieno endorsement. Del resto, le perplessità restano soprattutto sul piano politico: se una cooperativa che in seguito ottiene un appalto pubblico può contribuire alla campagna elettorale di una candidata che ha un ruolo nell’ente appaltante, è legittimo interrogarsi sul confine, sempre più sottile, tra correttezza formale e opportunità sostanziale.

Dal canto suo, Chiarelli sembra tranquilla: «È una questione puramente amministrativa su un rendiconto regolarmente presentato: non sono preoccupata. Sono convinta che quando le cose sono fatte in trasparenza non c’è niente da temere e mi metto a disposizione, da parte mia c’è totale serenità».

Resta da capire se la vicenda troverà soluzione sul piano politico o su quello giuridico, e se la maggioranza sarà disposta a blindare la propria assessora.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Contributo elettorale vietato: l’assessora Chiarelli resta al suo posto. Ma ora decide il consiglio regionale

La maggioranza in Regione si stringe attorno all’assessora Marina Chiarelli, ma la vicenda che la coinvolge rischia di aprire una crepa politica profonda. Al centro del caso, l’ormai noto contributo elettorale di 3.000 euro versato durante la campagna regionale del 2024 dalla cooperativa Silvabella di Mortara, che poche settimane dopo aveva ottenuto dal Comune di Novara – dove Chiarelli era vicesindaca – la gestione della piscina scoperta di via Solferino.

Un intreccio politico-amministrativo che ha messo in moto il Collegio di garanzia presso la Corte d’Appello, presieduto dal magistrato Edoardo Barelli Innocenti. Il verdetto è netto: «La violazione della norma non consente l’approvazione del rendiconto», firmato peraltro da un’altra esponente di Fratelli d’Italia, l’assessora comunale Elisabetta Franzoni. La decisione è stata trasmessa alla Procura della Repubblica di Novara per eventuali valutazioni penali, ma anche – e soprattutto – al consiglio regionale, che ora dovrà stabilire se per Chiarelli sussistano cause di ineleggibilità o incompatibilità.

C’è anche da dire che il resoconto delle spese elettorali depositato, come da prassi, alla Corte d’Appello non aveva suscitato alcuna obiezione da parte dell’organo giurisdizionale, tranne che per la richiesta di trasmissione del verbale del Cda di Silvabella in cui veniva approvato il contributo, così come previsto per i contributi elargiti dalle personalità giuridiche.

In ogni caso, la legge è chiara: la norma sui finanziamenti elettorali (legge 195/1974, modificata dalla “Spazzacorrotti” del 2019) vieta esplicitamente alle cooperative sociali di finanziare candidati. Una modifica proposta proprio da Fratelli d’Italia, il partito che oggi si trova a difendere una delle sue esponenti più in vista in Piemonte.

Il Partito Democratico, che aveva presentato l’esposto a febbraio, parla apertamente di «conflitto d’interessi» e chiede chiarezza. A fare rumore, però, è il silenzio degli alleati: il senatore Gaetano Nastri, colonna del centrodestra novarese, raggiunto al telefono mentre sta per entrare in aula per la visita dei Reali di Inghilterra, si è trincerato dietro un «no comment», mentre il governatore Alberto Cirio fa sapere che Chiarelli resterà al suo posto salvo diverse motivazioni politiche.

Un’uscita che appare più come una constatazione di una situazione delicata che come un pieno endorsement. Del resto, le perplessità restano soprattutto sul piano politico: se una cooperativa che in seguito ottiene un appalto pubblico può contribuire alla campagna elettorale di una candidata che ha un ruolo nell’ente appaltante, è legittimo interrogarsi sul confine, sempre più sottile, tra correttezza formale e opportunità sostanziale.

Dal canto suo, Chiarelli sembra tranquilla: «È una questione puramente amministrativa su un rendiconto regolarmente presentato: non sono preoccupata. Sono convinta che quando le cose sono fatte in trasparenza non c’è niente da temere e mi metto a disposizione, da parte mia c’è totale serenità».

Resta da capire se la vicenda troverà soluzione sul piano politico o su quello giuridico, e se la maggioranza sarà disposta a blindare la propria assessora.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore