Nicola Zingaretti si è dimesso da segretario nazionale del Pd. La notizia, che ha tenuto banco dal pomeriggio di ieri, ha finito per provocare un autentico terremoto all’interno dei “dem”, già profondamente dilaniati negli ultimi giorni da numerose lotte intestine e richieste di chiarimenti sostenute da più voci. Ora che succederà? Non sono pochi a questo punto a mettere in dubbio la sopravvivenza stessa di un partito. Sorto ormai quasi una quindicina di anni fa al temine di un’operazione di alta “chirurgia politica” condotta dagli eredi di quello che fu il maggiore Partito comunista dell’Europa occidentale da una parte e la corrente più “di sinistra” della Democrazia cristiana, vero punto di riferimento lungo tutto l’arco di tempo della “prima repubblica” dall’altra, ha finito col dimostrare come questo matrimonio, quella che già all’epoca venne definita una “fusione a freddo”, non abbia in realtà mai funzionato e, come una ferita curata male, il tempo non ha fatto altro che peggiorarne condizioni e situazioni.
Nelle giornate del 13 e 14 marzo è convocata – online – l’assemblea del partito. Una sessione che avrebbe dovuto prendere in esame la situazione e cercare di sbrogliare una parte della matassa, ma che ora si troverà anche nelle condizioni di gestire le dimissioni del suo principale esponente.
«Da parte mia mi auguro che Zingaretti possa ripensarci e ritirare le sue dimissioni – dice Ilaria Cornalba, segretaria provinciale del Pd novarese – Al tempo stesso spero proprio che contemporaneamente si possa aprire una fase di leale confronto all’interno del partito». Per Cornalba, nonostante una profonda perplessità manifestata dalla “base” di fronte agli ultimi avvenimenti, «sono ancora in molti a nutrire fiducia nel progetto del Pd, anche se in questo particolare momento non vedono nella politica quello strumento in grado di interpretare i loro bisogni. Occorre lavorare tutti insieme», lasciando da parte inutili tatticismi, pensieri legati a occupazione di eventuali spazi, “scalate” o “congelamenti” della situazione, che la segretaria novarese non esita a definire «due facce della stessa medaglia. E’ importante discutere e cercare una volta di capire dove stiamo andando».