«Il tema della giustizia è sparito da questa campagna elettorale». Lo ha denunciato ieri sera, venerdì 9 settembre, Enrico Costa. Il vicesegretario nazionale di Azione, è intervenuto all’incontro “Cambiare la giustizia per cambianre il Paese” promosso dai referenti novaresi del cosiddetto “Terzo Polo” (Sergio De Stasio per Azione, il partito di Carlo Calenda; Giuseppe Genoni e Lella Nava per i “renziani” di Italia Viva). Originariamente pensato come un momento di confronto con esponenti di altre forze politiche, l’appuntamento ha visto invece il parlamentare cuneese come unica “voce”, moderata dall’avvocato Marcello Strozzini della Camera penale di Novara.
Il “j’accuse” formulato da Costa, che da tempo si trova in prima linea nella battaglia per la riforma della giustizia nei suoi molteplici aspetti, partirebbe dal presupposto che «quando affronto questo argomento, i miei interlocutori sono solo gli addetti ai lavori oppure coloro che hanno avuto qualche esperienza, il più delle volte non positiva. Non c’é nessuno che percepisce la giustizia nella sua reale dimensione, una colonna portante di uno Stato democratico».
Di chi sarebbe la principale responsabilità di tutto questo? «Della politica – ha affermato – perché ha sempre usato la giustizia solo ed esclusivamente come “clava” nei confronti dell’avversario. Tutti quelli che si dichiarano garantisti lo fanno con i compagni di partito, con gli amici, ma poi si comportano come “forcaioli” con gli avversari». Uno schema, per Costa, che si verificherebbe da sempre a livello nazionale, ma anche localmente, «con l’utilizzo dell’esposto alla magistratura per qualunque tipo di controversia. E se poi un’accusa di abuso d’ufficio si trasforma in una condanna in primo grado arriva la sospensione per l’amministratore». Sentenza magari poi ribaltata in appello o in Cassazione. Ma nel frattempo si sarebbe fatta politica anche solo cavalcando le indagini.
Per Costa la giustizia «è oggi molto sfruttata dalla politica, che ha sempre chiuso un occhio sul cosiddetto processo mediatico, con affollate conferenze stampa dell’accusa e nessuno che vuole invece sapere cosa dice la difesa. Si cerca la condivisione da parte dei cittadini, perché se c’é il sostegno dell’opinione pubblica appare difficile ribaltare la situazione. Quando si parla di presunzione d’innocenza il tema è questo e se lo Stato da un lato deve fare giustamente il suo lavoro, dall’altro deve anche avere l’accortezza di non compromettere l’immagine della persona, che in caso di assoluzione ha diritto di essere restituita nelle stesse condizioni iniziali».
Costa ha ricordato di aver lavorato in questa direzione: «Se dobbiamo garantire che dopo la condanna definitiva ci sia una certezza della pena, al tempo stesso il nostro obiettivo è quello che non si arrivi al pronunciamento di una sentenza mediatica al momento della conferenza stampa da parte della Procura», soffermandosi successivamente sull’importanza del giusto “risarcimento” per chi ha subito un danno d’immagine che un’assoluzione, se non addirittura un proscioglimento, non è stato in grado di offrirgli».
Ma il tema è giustamente complesso e si inserisce in una serie di proposte che Costa nella prossima legislatura (è candidato nell’uninominale a Cuneo e come capolista in alcuni plurinominali della Lombardia) intende continuare a sostenere, perché, come ha ricordato Genoni, «quello della giustizia è un tema che ci accomuna. Abbiamo recentemente sostenuto i referendum che hanno comunque visto sette milioni di italiani esprimersi. La battaglia sulla giustizia dovrà essere fra le prime ad essere sostenute dai nostri eletti».
«In questa campagna elettorale – ha aggiunto De Stasio – il nostro impegno è massimo e i riscontri sono abbastanza positivi. Rispetto a quelle degli altri partiti le nostre proposte sono concrete e realizzabili». Parlando infine di questa alleanza Calenda – Renzi, «ci troviamo di fronte a un progetto nuovo, che sta destanda tanto interesse, che vuole essere liberale, popolare e riformista».