Con il voto di fiducia ottenuto dai due rami del Parlamento il Governo Draghi è entrato nella pienezza dei suoi poteri. Il responso delle Camere, scontato alla vigilia stante l’ampio consenso raccolto nei confronti dell’ex presidente della Bce, lasciava presagire non poche spaccature all’interno di quello che continua ad essere, numeri alla mano, il maggiore “azionista” della maggioranza, il Movimento 5 Stelle. Invece lo scoglio è stato superato, seppure con qualche “travaglio”.
Sono parole che ha utilizzato il deputato oleggese, capogruppo dei “grillini”, Davide Crippa, intervenendo durante la dichiarazione di voto a Montecitorio. Con una premessa, che ama ripetere ormai da qualche giorno: «Nessuno ha ancora capito le ragioni che hanno portato alla crisi del Governo Conte. Una cosa deve essere chiara a tutti: i cittadini sono stati messi di lato per interessi di parte. Ci è stato chiesto di mettere da parte le divisioni, spesso strumentali e di schieramento. L’unità non è un’opzione – ha aggiunto – ma questo sacrosanto principio doveva essere un dovere da parecchi mesi, quando era chiaro a tutti che questa pandemia fosse la situazione peggiore di emergenza economica, sociale e sanitaria accaduta nel nostro Paese dal dopoguerra».
L’accusa di Crippa è rivolta a coloro che hanno scelto «di tenere fermi 32 miliardi di ristori e aiuti ai cittadini per un mese cruciale, solo per dei giochi di palazzo. Abbiamo aderito all’appello del presidente della Repubblica, ma questa decisione ha provocato un travaglio interno al Movimento 5 Stelle, comprensibile e per certi versi giustificato, legate alla nostra storia. Saranno il tempo e le scelte di questo Governo a placare questo travaglio. Il nostro ruolo sarà centrale e lo ricordo a chi lo dimentica troppo spesso: noi siamo la prima forza in questo Parlamento».
E a Novara come hanno vissuto gli ultimi avvenimenti i “pentastellati” locali? Punto di riferimento ombra della Cupola da un po’ di tempo a questa parte è diventato il capogruppo a Palazzo Cabrino, Mario Iacopino, nome che da più parti si indica come possibile candidato sindaco. Il diretto interessato si sente ovviamente lusingato dalla cosa, ma per il momento si limita a dire che «il mio nome è uno dei possibili, ma è ancora prematuro parlarne. A livello nazionale si è fatta la scelta giusta e concreta; ora occorre difendere quanto di buono fatto in questi anni, cominciando dal reddito di cittadinanza. Al nostro interno c’é stata discussione, come è giusto che ci sia in un contesto democratico. Siamo compatti e con la riforma del nostro statuto puntiamo a darci una struttura organizzativa che ci possa garantire in futuro una maggiore presenza e più radicati sul territorio».