Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è dimesso nella tarda mattinata di ieri, martedì 26 gennaio, e subito si messa in moto la tradizionale “macchina”, istituzionale e non, per verificare se – come del resto accade in circostanze come questa – esistano i margini per risolvere positivamente la crisi. Nel centro-destra, con la sola eccezione di Forza Italia, eventualmente disponibile a sostenere un Esecutivo di emergenza o di “unità nazionale”, Lega e Fratelli d’Italia invocano da tempo un ritorno immediato alle urne. Nella parte opposta dello schieramento le forze che hanno finora sostenuto il premier sono al lavoro per cercare di varare quello che da più parti è stato indicato come il “Conte Ter”, un Governo nuovo, che possa godere della maggioranza nei due rami del Parlamento, con o senza l’ingresso di nuovi “azionisti”.
Nei primi colloqui sono stati coinvolti, grazie agli incarichi ricoperti, anche alcuni parlamentari dei nostri territori. Il punto di partenza è prima di tutto quello che l’Esecutivo è stato in grado di fare: «Questo Governo – ha detto il deputato ossolano del Pd Enrico Borghi – ha affrontato la pandemia e una delle fasi più difficili della storia repubblicana grazie alla guida del presidente Conte e al contributo delle forze politiche che lo hanno sostenuto. Ora inizia una fase delicata, nella quale il lavoro sin qui fatto, se finalizzato politicamente, ci potrà consentire di pensare a questa maggioranza anche in prospettiva, come una area di forze riformiste alleate non solo temporaneamente».
Per Borghi appare «fondamentale salvare questa prospettiva anche nel percorso della crisi che abbiamo davanti, allargando alle forze europeiste e riformiste presenti in Parlamento e che condividono l’idea di un’Italia ancorata nella UE e nel sistema di alleanza euro-atlantica. Sarà un lavoro intenso».
«Oggi per noi l’opzione più rapida e semplice è quella che Conte possa avere una maggioranza per poter governare – ha sostenuto invece il collega oleggese del Movimento 5 Stella Davide Crippa – C’è chi si è palesato almeno a parole chiedendo una discontinuità dell’azione di Governo, ora è il momento di far emergere questi voti di sostegno».
Alla domanda se sarà possibile tornare a dialogare con Italia Viva, Crippa, che fu sottosegretario nel primo Governo Conte, ha risposto che «colui che ha scoperchiato la casa durante un temporale è bizzarro che oggi diventi l’architetto di una copertura in vetro, noi chiediamo invece ai parlamentari di Itala Viva di sostenere un’azione di rilancio». Un “sì” a IV senza Matteo Renzi, insomma, operazione che però viene definita «sicuramente complicata».