Scioglimento delle Camere il giorno dopo. Chi accusa, chi incassa, chi ha raggiunto il suo scopo, chi no. Il “termometro” lo si può risocntrare nelle parole di altri nostri parlamentari. Enrico Borghi, deputato ossolano del Pd, membro del Copasir ed esponente della segreteria nazionale “dem”, non ha usato fin da subito mezzi termini: «Abbiamo assistito a un vero e proprio “golpe di palazzo” attuato da alcune forze politiche unicamente per il proprio tornaconto. In politica la forma è sostanza. Si è venuta a creare una convergenza fra i partiti sovranisti, con il Movimento 5 Stelle fornato su una posizione simile a quella di quattro anni fa e con la partecipazione di Forza Italia a una vera operazione di sabotaggio nei confronti di Draghi». E ancora: «Abbiamo assistito a una fuga dalle responsabilità, a un atto di viltà. Nelle cabine elettorali gli italiani dovrebbero pensarci due volte prima di dare il loro voto a chi nei momenti topici decide di fuggire». Borghi guarda comunque già avanti, al lavoro che dovrà svolgere il Pd «per costruire una valida alternativa, una proposta costituita da una parte dell’agenda Draghi e dalle nostre istanze programmatiche su basi europeiste, atlantiste, innovatrici e con al centro l’equità sociale, opposta a quel sovranismo che sta imboccando l’austrada per Budapest e Mosca».
Oltre a quella parte di centrodestra che sino a qualche giorno fa faceva parte della maggioranza sul banco degli imputati è finito per primo il Movimento 5 Stelle. Il capogruppo a Montecitorio, il deputato oleggese Davide Crippa, ci tiene comunque a sottolineare di «avere sempre espresso in tutti i contesi il mio orientamento, dettato soprattutto dalla preoccupazione per il Paese, e ho lavorato sino alla fine per favorire il dialogo. Si era giunti a valutare in maniera concreta l’ipotesi di votare la fiducia, garantendo poi un un appoggio esterno, ma dopo la replica di Draghi la situazione è scivolata verso un’altra strada. Anche io ho subito negli ultimi giorni diversi attacchi e alcuni toni non mi sono piaciuti. Non mi sono mai sottratto al confronto interno, purché schietto e sincero, accettando critiche costruttive e non strumentali. Cosa farò? Sono nel movimento da 14 anni. Ho sempre lavorato proponendo idee e iniziative. Le diverse opinioni non devono necessariamente tradursi in scissioni».
Da due partiti che sostenevano l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Banca centrale europea a Fratelli d’Italia, unica forza politica rimasta all’opposizione per l’intera durata della legislatura. Per il senatore novarese Gaetano Nastri «quello che è accaduto lo avevamo previsto da diverso tempo. Draghi è caduto per colpa di quelli che sino a pochi giorni fa lo applaudivano, dal Pd ai “grillini”, veri responsabili di questa crisi. Il risultato è stata l’implosione di una maggioranza dove alla fine tutte le contraddizioni esistenti sono emerse». In ogni caso Nastri guarda con ottimismo all’appuntamento con le urne: «Il centrodestra è maggioranza nell’intero Paese e dimostrerà ancora una volta la sua coesione. Fratelli d’Italia sta inoltre esprimendo, partendo dalle amministrazioni locali, una nuova classe dirigente preparata, che sta lavorando bene nei Comuni, nelle Province, nelle Regioni. E che sarà in grado di fare altrettanto in Parlamento e al Governo».