«Grazie alla sinergia tra segreteria provinciale, regionale e nazionale, e all’intervento dell’onorevole Enrico Borghi, in mezza giornata siamo riusciti a rispedire al mittente una proposta irricevibile: una situazione che avrebbe fatto perdere la faccia a tutto il partito».
Il segretario provinciale del Partito Democratico, Rossano Pirovano, commenta così la lunga domenica, 20 agosto, di trattativa (e mal di pancia) che si è consumata alla vigilia della presentazione delle liste per le elezioni del 25 settembre. E quando parla di «proposta irricevibile» fa riferimento all’ipotesi circolata nella giornata di ieri, cioè che l’ex viceministra Laura Castelli (ex grillina, ora con Di Maio che corre in coalizione con il Pd) avrebbe preso il posto di Milù Allegra al collegio uninominale di Novara per la Camera. Per i Democratici, in particolare quelli piemontesi, la candidatura di Castelli sarebbe stata una coltellata alla schiena: le ostilità, infatti, risalgono al 2016 quando l’ex ministra aveva pubblicamente insinuato un legame tra l’ex sindaco di Torino, Piero Fassino, e una giovane candidata alle amministrative. Denunciata per diffamazione, era poi stata condannata.
«Borghi ha parlato direttamente con Letta – prosegue Pirovano (lui stesso in terza posizione al plurinominale per il Senato e all’uninominale) – che ha capito la difficoltà a candidare una persona del genere e si è personalmente occupato nella questione. È anche per questo motivo che la diretta interessata, spinta dalla segreteria nazionale, ha poi dichiarato di non essere interessata a candidarsi. Tra l’altro nei giorni precedenti Allegra aveva già firmato l’accettazione di candidatura, quindi avrebbe dovuto rinunciare. Ripeto, è stato grazie al lavoro di squadra che abbiamo evitato il peggio».
«Sarebbe stata una scelta priva di qualsiasi logica in cui tutti avrebbero perso qualcosa, anziché guadagnare: Di Maio non avrebbe certo eletto un parlamentare in più e il Pd avrebbe perso migliaia di voti – aggiunge il consigliere regionale, Domenico Rossi -. Il livello nazionale stava per fare un grave errore, ma grazie alla reazione capace e unanime dei diversi livelli territoriali, alla fine si è fatta la scelta migliore. Sono davvero felice che il territorio sia stato in grado di farsi ascoltare: ho imparato che anche in questo caso può fare la differenza organizzarsi per dire no e chiedere un cambiamento e che costruire relazioni negli anni può aiutare a sostenere anche i dialoghi più difficili. Tutte cose che non si possono fare se immaginiamo la politica solo come una serie di post sui social network».
Tutto bene, dunque? Neanche per sogno. Archiviato l’affaire Castelli come un brutto incidente di percorso, ora il Pd locale si trova a fare i conti, ancora una volta, con l’assenza di un rappresentante in Parlamento: «È inammissibile che, per la seconda volta consecutiva, il novarese non possa avere un capolista e di conseguenza un delegato sicuro del territorio. Ringrazio Enrico Borghi per il lavoro svolto finora e per quello che farà in Senato, ma la sua attività è ormai a un livello esclusivamente nazionale. Confido nel secondo posto di Allegra: forse non eleggibile da subito, ma comunque in una buona posizione. Tutto dipenderà dal risultato che riusciremo a ottenere».