Un intervendo fermo ma conciliante, quello di Nicola Fonzo, capogrupo in consiglio comunale. In un discorso di quasi quindici minuti alla seduta di insediamento di ieri pomeriggio, 22 ottobre, l’esponente ha riconosciuto la sconfitta e l’affermazione dell’avversario,: «Il 3 e 4 ottobre siamo stati sonoramente sconfitti dagli elettori:è evidente che la nostra proposta, il nostro candidato e la nostra coalizione non gode del consenso della maggioranza di coloro i quali sono andati al voto. La stragrande maggioranza dei novaresi ha scelto come sindaco Alessandro Canelli».
C’é però un dato significato, ha aggiunto, che riguarda e deve far riflettre il vincitore e i quattro sconfitti: «Per 36.948 nostri concittadini, che governi l’uno o gli altri non fa alcuna differenza. Siamo uguali nel giudizio di estrema indifferenza da parte di coloro che avrebbero divuto sceglierci. Un tema che riguarda anche tutti coloro che si son candidati unicamente come consiglieri. Ed è un problema serio, perché la democrazia risulta essere una cosa di élite; e stiamo parlando dell’eletto (cioè un sindaco, ndr) che si trova più a contatto con i cittadini. Questo è un tema che ci dovrà accompagnare per cinque anni: dobbiamo trovare i modi per cui la prossima volta, che vinca uno o l’altro, quelli che andranno al voto siano di più di quelli che sono stati a casa. Credo che sia un impegno che ci possiamo dare tutti».
Seconda riflessione: «Ho apprezzato nel discorso del sindaco il passaggio in cui afferma che bisogna avere l’umiltà del pensiero. Io e i consiglieri della minoranza dovremo fare lo sforzo di entrare nella capacità di ascoltarci e di capirci di quali interessi siete portatori, un modi di stare assieme. O questo luogo diventa quello in cui tutti si sentono rappresentati, anche quelli che non hanno votato, o perde di significato. Il mio augurio è quello di essere capci di ascoltarci».Per il neo capogruppo dei “dem”, «non possiamo di immaginare i mesi che ci attendono nello stesso modo in cui ci siamo lasciati un anno e mezzo fa. Dobbiamo lavorare sulla fascia dei più giovani e quella degli anziani. E poi riconosciamoci ognuno rappresentante ciascuno di un pezzo della città, perché ciascuno di questi pezzi noi siamo parte. Noi – ha concluso – ci consideriamo una forza di governo temporaneamente all’opposizione. Non ci limiteremo quindi a dire dei no, ma anche che cosa avremmo fatto se avessimo governato. L’obiettivo di una minoranza è fine a se stesso se non si pone l’obiettivo di governare».
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