Granato (Italia sovrana e popolare): «Fuori da Nato, Ue, euro e Oms per tutelare i nostri ceti popolari»

La senatrice calabrese (ex Movimento 5 Stelle) è candidata in Piemonte per la neonata formazione politica euroscettica: «Il nostro Paese è stato colonizzato dalle multinazionali che hanno impoverito il nostro tessuto produttivo»

Lo scorso anno, mentre si accendevano i dibattiti e le prime proteste legati all’utilizzo del Green pass, era balzata agli onori della cronaca per essersi rifiutata di esibire la sua “carta verde” all’ingresso del Parlamento. Bianca Laura Granato, insegnante calabrese, eletta quattro anni fa a Palazzo Madama nelle fila del Movimento 5 Stelle (in precedenza aveva inutilmente tentato di conquistare la poltrona di primo cittadino nella sua Catanzaro), partito che ha poi lasciato, è oggi uno dei punti di riferimento di Italia sovrana e popolare, una delle diverse neonate formazioni euroscettiche che si presentano a queste elezioni. Capolista nel plurinominale Piemonte 2 per la Camera, ieri pomeriggio ha fatto tappa a Novara (al centro nella foto) insieme agli altri due candidati, Mattia Bianchi e Maria Rosa Corida.


«Ci proponiamo – ci ha detto – di difendere le posizioni di tutti coloro che si sentono truffati dalle misure sostenute dal Governo Draghi, che purtroppo stanno affossando la piccola e media impresa, l’economia reale dei piccoli territori, ma anche la sanità, l’istruzione, qualsiasi comparto pubblico». Per la senatrice tutte le misure di Palazzo Chigi «sono state volutamente orientate verso una colonizzazione da parte delle pultinazionali del nostro tessuto produttivo e sociale».


Italia sovrana e popolare, attraverso un programma di diciotto punti che spazia anche dall’ambientalismo al pacifismo, «intende intraprendere un percorso di recupero di capacità di autodeterminazione per il popolo italiano e non solo, nell’interesse dei ceti medi e popolari. La politica che si sta intraprendendo tutela unicamente delle élite, mentre le altri soggetti sono sottoposti a sfruttamento e anche disinformazione scientifica».


Le proposte che balzano subito all’attenzione sono «l’uscita dell’Italia dalla Nato, dall’Unione europea, ma anche dall’Organizzazione mondiale della sanità. Tutti organismi internazionali – ha spiegato Granato – che purtroppo in questo momento storico stanno operando proprio per creare quei danni che stiamo vivendo. La Nato sul fronte della guerra in Ucraina, dove noi stiamo investendo denaro pubblico in armi per ottenere che cosa? Danni sul fronte degli approvvigionamenti delle materie prime e del gas che provengono dalla Russia. Tutta l’operazione sanzioni si sta rivelando un boomerang che ha favorito speculazioni economiche che si riversano sulle nostre bollette. Stiamo pagando per danneggiare noi stessi».


Poi l’Europa: «Siamo contrari a questa politica di Bruxelles orientata a favorire unicamente i mercati e le multinazionali, danneggiando il made in Italy», ma pollice verso anche nei confronti dell’Oms, «ormai un’organizzazione di fatto privatizzata dai portatori di interesse che la finanziano e quindi condizionata da una politica fondata sulle vaccinazioni obbligatorie, effettuate con prodotti commerciali, che non hanno completato un ciclo di sperimentazione e che hanno dimostrato di non avere efficacia».


Scontata, tornando a parlare di Europa, anche la richiesta di uscita dell’Italia dalla moneta unica per un ritorno «alla sovranità monetaria, attraverso un iniziale periodo di doppia circolazione, che ci possa consentire una politica autonoma», mentre sul fronte del lavoro «vogliamo ripristinare i diritti negati dal jobs.act e da tutte le riforme che hanno precarizzato il settore, rendendolo estremamente vulnerabile e suscettibile a tutte le oscillazioni. In ogni caso, se riusciremo a entrare in Parlamento, per prima cosa ci batteremo per bloccare i decreti varati, primo fra tutti quello che conferisce poteri straordinari al presidente del Consiglio in alcune materie. Pensiamo non sia concapile che si arrivi a questo, con un Governo di fatto dimissionario e con le Camere sciolte».

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Granato (Italia sovrana e popolare): «Fuori da Nato, Ue, euro e Oms per tutelare i nostri ceti popolari»

La senatrice calabrese (ex Movimento 5 Stelle) è candidata in Piemonte per la neonata formazione politica euroscettica: «Il nostro Paese è stato colonizzato dalle multinazionali che hanno impoverito il nostro tessuto produttivo»

Lo scorso anno, mentre si accendevano i dibattiti e le prime proteste legati all’utilizzo del Green pass, era balzata agli onori della cronaca per essersi rifiutata di esibire la sua “carta verde” all’ingresso del Parlamento. Bianca Laura Granato, insegnante calabrese, eletta quattro anni fa a Palazzo Madama nelle fila del Movimento 5 Stelle (in precedenza aveva inutilmente tentato di conquistare la poltrona di primo cittadino nella sua Catanzaro), partito che ha poi lasciato, è oggi uno dei punti di riferimento di Italia sovrana e popolare, una delle diverse neonate formazioni euroscettiche che si presentano a queste elezioni. Capolista nel plurinominale Piemonte 2 per la Camera, ieri pomeriggio ha fatto tappa a Novara (al centro nella foto) insieme agli altri due candidati, Mattia Bianchi e Maria Rosa Corida.


«Ci proponiamo – ci ha detto – di difendere le posizioni di tutti coloro che si sentono truffati dalle misure sostenute dal Governo Draghi, che purtroppo stanno affossando la piccola e media impresa, l’economia reale dei piccoli territori, ma anche la sanità, l’istruzione, qualsiasi comparto pubblico». Per la senatrice tutte le misure di Palazzo Chigi «sono state volutamente orientate verso una colonizzazione da parte delle pultinazionali del nostro tessuto produttivo e sociale».


Italia sovrana e popolare, attraverso un programma di diciotto punti che spazia anche dall’ambientalismo al pacifismo, «intende intraprendere un percorso di recupero di capacità di autodeterminazione per il popolo italiano e non solo, nell’interesse dei ceti medi e popolari. La politica che si sta intraprendendo tutela unicamente delle élite, mentre le altri soggetti sono sottoposti a sfruttamento e anche disinformazione scientifica».


Le proposte che balzano subito all’attenzione sono «l’uscita dell’Italia dalla Nato, dall’Unione europea, ma anche dall’Organizzazione mondiale della sanità. Tutti organismi internazionali – ha spiegato Granato – che purtroppo in questo momento storico stanno operando proprio per creare quei danni che stiamo vivendo. La Nato sul fronte della guerra in Ucraina, dove noi stiamo investendo denaro pubblico in armi per ottenere che cosa? Danni sul fronte degli approvvigionamenti delle materie prime e del gas che provengono dalla Russia. Tutta l’operazione sanzioni si sta rivelando un boomerang che ha favorito speculazioni economiche che si riversano sulle nostre bollette. Stiamo pagando per danneggiare noi stessi».


Poi l’Europa: «Siamo contrari a questa politica di Bruxelles orientata a favorire unicamente i mercati e le multinazionali, danneggiando il made in Italy», ma pollice verso anche nei confronti dell’Oms, «ormai un’organizzazione di fatto privatizzata dai portatori di interesse che la finanziano e quindi condizionata da una politica fondata sulle vaccinazioni obbligatorie, effettuate con prodotti commerciali, che non hanno completato un ciclo di sperimentazione e che hanno dimostrato di non avere efficacia».


Scontata, tornando a parlare di Europa, anche la richiesta di uscita dell’Italia dalla moneta unica per un ritorno «alla sovranità monetaria, attraverso un iniziale periodo di doppia circolazione, che ci possa consentire una politica autonoma», mentre sul fronte del lavoro «vogliamo ripristinare i diritti negati dal jobs.act e da tutte le riforme che hanno precarizzato il settore, rendendolo estremamente vulnerabile e suscettibile a tutte le oscillazioni. In ogni caso, se riusciremo a entrare in Parlamento, per prima cosa ci batteremo per bloccare i decreti varati, primo fra tutti quello che conferisce poteri straordinari al presidente del Consiglio in alcune materie. Pensiamo non sia concapile che si arrivi a questo, con un Governo di fatto dimissionario e con le Camere sciolte».

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