«Con la Legge di bilancio si può fare poco. Ci sono riforme che costano poco, ma grazie alle quali si può fare tanto». Con questa riflessione, condita da qualche gioco di parole, il segretario provinciale della Lega Massimo Giordano ha introdotto ieri sera, venerdì 1° settembre, il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, ospite d’onore, insieme al segretario regionale e capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, della prima delle due giornate che il “Carroccio” novarese ha promosso per far incontrare la “base” con i suoi maggiori rappresentanti nelle istituzioni.
Prima di Calderoli e Molinari l’appuntamento si era aperto nel tardo pomeriggio con una “passerella” di diversi esponenti della giunta regionale. Dal novarese Matteo Marnati a Chiara Caucino, Luigi Icardi, Fabio Carosso, Vittoria Poggio e Marco Protopapa, ciascuno per il suo settore, tutti moderati dal giornalista Lorenzo Del Boca, ha parlato del lavoro svolto e, in chiave decisamente già pre-elettorale, di quelli che saranno gli obiettivi in un’ipotetica amministrazione Cirio-bis.
Tornando agli ospiti della serata, quella del federalismo è un antico cavallo di battaglia del movimento, prima guidato da Umberto Bossi e ora da Matteo Salvini: «Io – ha proseguito Giordano – arrivo dalla “vecchia guardia”. Questa riforma credo che finalmente passerà, per due motivi. Perché la Lega lo vuole fermamente e le idee corrono con le gambe degli uomini». Cosa possa significare realmente in termini concreti la parola “autonomia” dei territori (cioè declinata sui Comuni) ha cercato di spiegarlo il sindaco di Novara Alessandro Canelli, ricordando i precedenti passaggi che hanno interrotto la riforma iniziata anni fa e non portata a termine.
Di Lega come «tassello nella storia delle autonomie del nostro Paese» ha parlato invece Molinari, con un passaggio alle vicende risorgimentali, dove «si sono uniti diversi Stati che avevano avuto storie e culture diverse. Al netto dei desideri e dei valori di tanti, si è trattata di una progressiva annessione al regno sabaudo. Nonostante già all’epoca esistessero spinte verso un sistema federalista e autonomista, ma la scelta dello Stato fu invece opposta, con la creazione di un modello ispirato a quello francese, accentrato e burocratico». Un dibattito che nel Paese è proseguito ancora a lungo e che, dopo la parentesi del regime fascista e della guerra, ha visto «con la Costituzione repubblicana la creazione delle Regioni, anche se per la loro entrata in funzione si è dovuto attendere il 1970». A chi dice che la riforma «spaccherebbe il Paese dice il falso. Perché se non “tirano” Lombardia, Piemonte e altre regioni che sono la locomotiva, si fermano anche tutti gli altri vagoni».
Anche dalla moderatrice, la giornalista Simona Arrigoni, la prima domanda è stata scontata: questa autonomia sarà portata a casa? Quali sono i rapporti con i parlamentari del Sud e con le altre forze di maggioranza? «Auguro a tutti – ha esordito Calderoli – di leggere i contenuti di questa riforma, perché chi la critica non la conosce». Parlando di sussidiarietà «il concetto che un servizio possa essere erogato da un ente più vicino al cittadino lo considero sacrosanto. Abbiamo sottoscritto un impegno con le altre forze del centrodestra, alle quali si stanno aggiungendo anche “pezzi” dell’opposizione». Poi una battuta conclusiva: «Auguri ai gufi, ma io vado avanti lo stesso».