Il “Quadrante”, dove, per stessa ammissione dei sostenitori del centrosinistra, la parte politica avversa si presenta decisamente forte, la partita è dunque già persa? Per Andrea Orlando, ministro del Lavoro del Pd, la risposta è no. Anzi, ci sarebbero ancora margini «per considerarla aperta. Credo – ha aggiunto – che molti elettori siano delusi dal fatto che la destra abbia lasciato il Paese senza protezione, con la conseguenza di avere oggi una debolezza molto particolare a livello europeo dove si sta decidendo se mettere o no un tetto al prezzo del gas».
E’ stato sul tema e sul mondo del lavoro che Orlando ha incentrato il suo intervento: «Dobbiamo rivolgerci ai lavoratori, ai piccoli imprenditori e alle donne per proporre una fase nuova, che metta al centro il tema della lotta alle diseguaglienze e che affronti il tema dei salari, mettendo nelle condizioni le persone, le famiglie e le imprese di affrontare una fase difficile, senza lasciare nessuno indietro».
In una zona del Paese come quella del nord-ovest che ha patito molto la crisi anche sul fronte del caro – bollette quali sono le proposte del Pd? «Un salario minimo – ha risposto il ministro – l’esigenza di introdurre una riduzione del cuneo fiscale, per consentire di recuperare il potere d’acquisto. Migliorare gli strumenti della contrattazione e poi anche l’esigenza di rivedere le formule del lavoro a favore di un’occupazione stabile, rendendo meno conveniente quello precario. Abbiamo bisogno di far sì che non si scarichino sulle nuove generazioni le difficoltà che il Paese dovrà affrontare».
Quindi un tagliando al jobs – act? «C’é bisogno di una revisione del mercato del lavoro a favore di uno più stabile, con un’occupazione più stabile e che consenta di guardare con più serenità e tranquillità al futuro. Negli ultimi cinque anni hanno lasciato l’Italia un milione di giovani, anche dalle regioni del Nord, con destinazione altri Paesi dove i salari sono più alti e le condizioni migliori. Si parla molto di immigrazione, si è fatta una campagna terroristica su questo, ma molto poco di emigrazione, che riguarda territori anche come il Piemonte: molti studiano, ma non trovando un posto di lavoro adeguato e se ne vanno; altri invece cercano un’occupazione nel quale si possa conciliare meglio le esigenze della vita privata. Dopo il Covid la cosa è diventata ancora più forte, ma tutto questo deve trovare una risposta attraverso la capacità di costruire relazioni sociali, sindacali e industriali diverse da quelle che abbiamo lasciato alle nostre spalle. Senza dimenticare che la pandemia ha accentuato le diseguaglianze: nel corso dei due anni di emergenza sono passati sotto la soglia della povertà assoluta oltre 250 milioni di persone, però ci sono stati 512 nuovi miliardari. Per questo credo che bisogna seguire la strada che abbiamo iniziato con la tassazione degli extra-profitti nei confronti di coloro che immeritatamente si sono arricchiti nell’ambito dell’energia, della farmaceutica, della logistica e del digitale. E poi ci sono state persone che avendo imprese in settori più esposti hanno pagato un prezzo altissimo. Questo lavoro di riequilibrio dobbiamo continuare a farlo, per aiutare nei prossimi anni quei settori che soffrono di più».
Poi la parola ai candidati Rossano Pirovano, Emanuela Allegra e Federico Fornaro, con un accorato appello lanciato da quest’ultimo: «Il 25 settembre ci troviamo davanti a un bivio, ma non se svoltare da una parta o dall’altra. Quella se proseguire avanti o tornare indietro».