«Lo scorso 8 ottobre abbiamo vissuto una giornata storica perché alla Camera è stata definitivamente approvata la riforma che porta i senatori da 315 a 200 e i deputati da 630 a 400». Nelle parole nel parlamentare oleggese Davide Crippa si può intuire tutta la soddisfazione del Movimento 5 Stelle, mai così vicino a concretizzare uno dei suoi storici cavalli di battaglia del suo programma: la riduzione dei parlamentari, da 945 a 600, che comporterà, ricorda ancora Crippa, «un risparmio di 500 milioni in cinque anni, un miliardo in dieci e circa 300 mila euro al giorno. Una riforma promessa 40 anni da tutte le forze politiche».
E ancora: «Sono tanti gli aspetti positivi di questa riforma, come quello di rendere le istituzioni più efficienti e tagliare i costi della politica. Tuttavia c’è chi come la Lega non vuole rinunciare alla propria poltrona, anzi: prima vota quattro volte a favore della legge e poi raccoglie le firme in Senato per indire il referendum confermativo, che si terrà il 20 e 21 settembre. Noi siamo pronti in favore di una legge in cui abbiamo sempre creduto, perché questa riforma serve agli italiani e al Parlamento, che diventerà anche più efficiente nel rispondere alle istanze dei cittadini. Vedremo chi avrà il coraggio di dire che mille parlamentari sono necessari. Se anche Salvini difenderà questo taglio bisognerà chiedergli allora perché ha fatto sborsare agli italiani 300 milioni di euro per un referendum».
Un passaggio che dovrà in ogni caso essere completato con una nuova legge elettorale. Qual è la vostra posizione al riguardo? «Come ripetuto in più occasioni dal nostro capo politico Vito Crimi la modifica della legge elettorale è un impegno assunto al momento della formazione di questo Governo e, come Movimento 5 Stelle, abbiamo tutta l’intenzione di rispettarlo». Per Crippa «è importante ora più che mai ripartire dalla nota condivisa nello scorso gennaio tra noi, Pd e Italia Viva per un proporzionale con sbarramento al 5%. Dobbiamo proseguire senza esitazioni e ambiguità da questo testo base, condiviso tra le forze di maggioranza e valutando il confronto con le opposizioni».