Con le modifiche alla Costituzione apportate dalla legge 240/2019, qualora confermata dal “sì” al referendum del 29 marzo (vedi spiegazione), il Piemonte perderà 24 fra deputati e senatori e il territorio di Novara potrebbe mantenere ad un solo deputato – ma su base provinciale – la propria rappresentanza a Roma, ma anche averla annullata del tutto.
Il quadro, al momento ipotetico perché legato a possibilità ancora da definire, è comunque realistico sulla base di studi e considerazioni su futuri provvedimenti che necessariamente accompagneranno l’eventuale modifica costituzionale o che addirittura prospettano una nuova legge elettorale.
Vediamo.
La distribuzione territoriale dei parlamentari è oggi affidata al complesso sistema di collegi uninominali e plurinominali “proporzionali” raccolti in Circoscrizioni, sia alla Camera che al Senato, stabiliti con il cosiddetto “Rosatellum”. L’eventuale “sì” al referendum non andrà a modificare questa legge elettorale ma necessiterà che vengano ridefiniti i collegi, probabilmente allargando il territorio degli uninominali e riducendo il numero dei seggi a disposizione dei proporzionali.
AL PIEMONTE 24 PARLAMENTARI IN MENO
I Servizi Studi di Camera e Senato hanno già prodotto un dossier sulla “Riduzione del numero dei parlamentari” che affronta l’argomento e stima il nuovo numero di seggi a disposizione di ciascuna Circoscrizione. In esso si legge che la nostra Regione esprimerà 24 parlamentari in meno, cioè in totale 43 (29 deputati e 14 senatori) contro i 67 (45+22) dell’ultima elezione 2018. Gli eletti alla Camera saranno 14 nella circoscrizione Piemonte 2 (dove vi è il collegio uninominale di Novara) contro i 22 precedenti e 15 nel Piemonte 1 (prima 23), salvo resti.
E Novara? Oggi – in funzione soprattutto delle scelte compiute dai partiti nei collegi proporzionali – ci sono ben 6 parlamentari riconducibili al territorio novarese: i senatori Nastri (FdI) e Martelli (Misto, ex M5S) e i deputati Crippa (M5S), Gusmeroli (Lega), Liuni (Lega) e Sozzani (FI). Di fatto, però, il “Rosatellum” garantisce soltanto il deputato eletto attraverso il collegio uninominale di Novara, con 55 degli 87 Comuni della Provincia, mentre gli altri 32 vanno a comporre il collegio che ha eletto il deputato espressione del Vco. Per il Senato il collegio è formato da tutti i Comuni delle due Province.
Che cosa garantirà il “Rosatellum” con il “sì” vincente al referendum sarà definito dalla nuova composizione dei collegi. Tuttavia, applicando la riduzione media del 36,8% dei seggi apportata dalla nuova norma, è possibile tracciare uno scenario ipotetico ma attendibile.
I 29 deputati piemontesi dovrebbero così comporsi: 10 eletti da altrettanti collegi uninominali (5 nel Piemonte 1 e 5 nel Piemonte 2) e 19 dai quattro collegi plurinominali proporzionali. I 14 senatori dovrebbero venire eletti in 5 dai collegi uninominali e 9 da due collegi proporzionali.
E Novara? Alla Camera la media di popolazione “legale” (Censimento 2011) per collegio sarebbe di quasi 397mila abitanti e i 365.559 dell’intera Provincia di Novara, in virtù dell’omogeneità territoriale, potrebbero garantire il mantenimento di un collegio uninominale a livello provinciale. A livello di Senato il collegio uninominale potrebbe avere l’estensione dell’intero Quadrante (Province di Novara, Vco, Vercelli e Biella) con i suoi quasi 885mila abitanti, visto che la media abitanti per un futuro collegio piemontese è di 873mila circa.
Per la parte proporzionale alla Camera la Provincia di Novara potrebbe essere inserita in un collegio anche più esteso del Quadrante in grado di eleggere complessivamente 4 o 5 deputati mentre al Senato l’estensione territoriale del Collegio potrebbe comprendere tutte le province esclusa Torino per consentire l’elezione di 4 o 5 senatori. Di questi quanti “novaresi”? Lo decideranno i partiti che “fissano” i listini bloccati secondo una graduatoria che determina gli eletti!
E SE CI FOSSE IL “GERMANICUM”?
Più indefinita potrebbe essere la rappresentanza novarese nel caso in cui al prossimo voto politico si andasse con la nuova legge elettorale, cosiddetta “Germanicum”, basata esclusivamente sul metodo proporzionale “alla tedesca” (da cui il nome) con sbarramento del 5%. Si tratta di un provvedimento ancora a livello di proposta all’esame del Parlamento, concordato fra i partiti dell’attuale maggioranza di governo e depositato in gennaio dal presidente della commissione affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia (per cui viene anche chiamato “Brescellum”). Se l’attuale Governo Conte terrà fino a fine legislatura, nel 2023 dovrebbe essere sostanzialmente questo il sistema con cui verrà eletto il nuovo Parlamento.
Senza entrare nei particolari e detto che potrebbe anche riaprire alle preferenze (ma l’argomento è rimandato ad un successivo accordo di maggioranza) in sostanza il “Germanicum” prevede – per il voto in Italia – l’assegnazione dei 391 seggi alla Camera e 195 seggi al Senato con metodo proporzionale, utilizzando gli attuali collegi plurinominali proporzionali, 63 alla Camera e 28 al Senato. La Valle d’Aosta manterrà il collegio uninominale in entrambe le elezioni, il Trentino-Alto Adige resterà diviso in sei collegi uninominali per il Senato.
È ipotizzabile che il Piemonte possa ottenere gli stessi parlamentari stimati con il “Rosatellum”. I 29 deputati sarebbero eletti nei quattro collegi esistenti (che nel 2018 hanno eletto 28 deputati per parte proporzionale) e la provincia di Novara resterebbe inserita con Vco, Vercelli e Biella nel Piemonte 2-02 destinato a far eleggere complessivamente 6 (come nel 2018) o 7 deputati. Al Senato possibili 14 seggi totali nei due collegi regionali proporzionali (come nel 2018) e quindi possibili ancora 7 senatori dal Piemonte 2, composto da Novara e dalle altre province piemontesi, Torino esclusa.
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