Referendum costituzionale, le ragioni per il “Sì” e per il “No”

Le ragioni per votare “Sì” oppure “No” al referendum confermativo per la riduzione dei parlamentari sono state oggetto di un confronto pubblico organizzato dal “Comitato di cittadini indipendenti per il No” tenutosi mercoledì 16 settembre. A sostenere la tesi per il cui la riforma dovrebbe essere bocciata è stato il referente del comitato, l’avvocato Alessio Cerniglia, fronteggiato da Sean Sacco, consigliere regionale alessandrino del Movimento 5 Stelle, unica formazione politica ad essersi spesa direttamente in questa campagna referendaria.

All’insegna della “semplificazione” anche gli interventi dei due ospiti. Sacco, perché sì? «Una riforma semplice rispetto a quella di Renzi di quattro anni fa, perché punta unicamente alla riduzione lineare del numero dei parlamentari, costringendo così i partiti a effettuare una selezione al momento della definizione delle candidature. Pochi deputati e sanatori rispetto a quanti previsti dai costituenti? Ma allora non esistevano i Consigli regionali, ai quali sono stati nel tempo trasferite diverse competenze. Abbiamo bisogno di un Parlamento più snello e più veloce». Cerniglia, perché no? «Tre ragioni semplici. La democrazia non è in vendita per il costo di un caffe; le riforme non sono tutte uguali; quando si tocca la legge fondamentale dello Stato bisogna aver studiato approfonditamente le possibili conseguenze nel toccare i fragili equilibri istituzionali che devono sapersi controllare. E poi esiste un discorso di rappresentanza, che non può “nascondersi” dietro la parola Nazione».

Uno dei temi centrali riguarderebbe, con la riduzione dei parlamentari, anche quello della rappresentanza dei territori: «Faccio un esempio su me stesso – ha detto Sacco – Il mio movimento non è riuscito a eleggere nessun rappresentante a Novara ma io, essendo consigliere di tutto il Piemonte, mi occupo delle istanze che arrivano da tutti i territori. Non è un problema di numeri, ma dell’approccio che ha il singolo. La rappresentanza si tutela maggiormente con la legge elettorale, dando ai cittadini la possibilità di scegliere con la preferenza». Per Cerniglia, invece, «con la riduzione, ad esempio, del numero dei senatori che sono eletti su base regionale, molte forze politiche non avranno diritto di tribuna all’interno di una delle due assemblea, che continuerà in ogni caso ad operare all’interno di un sistema di bicameralismo perfetto. Il rischio concreto è quello di creare delle sproporzioni di rappresentanza abbastanza illogiche, senza dimenticare che potrebbe venire meno anche la rappresentanza delle idee».

Ancora una volta il dibattito sul referendum sta assumendo una connotazione politica. Cosa ne pensate? Secondo Sacco «il referendum del 2106 venne palesemente personalizzato da Renzi. Vedo qualcuno che sta cercando di trasformare questa consultazione in un’occasione per “bocciare” il nostro movimento. Tentativo anche legittimo da parte di alcune forze politiche, ma qualsiasi risultato venga fuori non ci sarà nessun cataclisma, nessun rischio di tenuta democratica del Paese». Su questo tema i due interlocutori si sono trovati d’accordo: «Io rappresento – ha ricordato Cerniglia – un comitato di cittadini indipendenti perché crediamo in un valore più alto della politica. Quella che ragiona sui contenuti e studia. Quello che oggi manca, che pensa che il processo democratico si riduca a un “clik”, ma che sia prima di tutto l’espressione di un pensiero. Un elettore maturo deve pensare ai contenuti».

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Le ragioni per votare “Sì” oppure “No” al referendum confermativo per la riduzione dei parlamentari sono state oggetto di un confronto pubblico organizzato dal “Comitato di cittadini indipendenti per il No” tenutosi mercoledì 16 settembre. A sostenere la tesi per il cui la riforma dovrebbe essere bocciata è stato il referente del comitato, l’avvocato Alessio Cerniglia, fronteggiato da Sean Sacco, consigliere regionale alessandrino del Movimento 5 Stelle, unica formazione politica ad essersi spesa direttamente in questa campagna referendaria. All’insegna della “semplificazione” anche gli interventi dei due ospiti. Sacco, perché sì? «Una riforma semplice rispetto a quella di Renzi di quattro anni fa, perché punta unicamente alla riduzione lineare del numero dei parlamentari, costringendo così i partiti a effettuare una selezione al momento della definizione delle candidature. Pochi deputati e sanatori rispetto a quanti previsti dai costituenti? Ma allora non esistevano i Consigli regionali, ai quali sono stati nel tempo trasferite diverse competenze. Abbiamo bisogno di un Parlamento più snello e più veloce». Cerniglia, perché no? «Tre ragioni semplici. La democrazia non è in vendita per il costo di un caffe; le riforme non sono tutte uguali; quando si tocca la legge fondamentale dello Stato bisogna aver studiato approfonditamente le possibili conseguenze nel toccare i fragili equilibri istituzionali che devono sapersi controllare. E poi esiste un discorso di rappresentanza, che non può “nascondersi” dietro la parola Nazione». Uno dei temi centrali riguarderebbe, con la riduzione dei parlamentari, anche quello della rappresentanza dei territori: «Faccio un esempio su me stesso - ha detto Sacco - Il mio movimento non è riuscito a eleggere nessun rappresentante a Novara ma io, essendo consigliere di tutto il Piemonte, mi occupo delle istanze che arrivano da tutti i territori. Non è un problema di numeri, ma dell’approccio che ha il singolo. La rappresentanza si tutela maggiormente con la legge elettorale, dando ai cittadini la possibilità di scegliere con la preferenza». Per Cerniglia, invece, «con la riduzione, ad esempio, del numero dei senatori che sono eletti su base regionale, molte forze politiche non avranno diritto di tribuna all’interno di una delle due assemblea, che continuerà in ogni caso ad operare all’interno di un sistema di bicameralismo perfetto. Il rischio concreto è quello di creare delle sproporzioni di rappresentanza abbastanza illogiche, senza dimenticare che potrebbe venire meno anche la rappresentanza delle idee». Ancora una volta il dibattito sul referendum sta assumendo una connotazione politica. Cosa ne pensate? Secondo Sacco «il referendum del 2106 venne palesemente personalizzato da Renzi. Vedo qualcuno che sta cercando di trasformare questa consultazione in un’occasione per “bocciare” il nostro movimento. Tentativo anche legittimo da parte di alcune forze politiche, ma qualsiasi risultato venga fuori non ci sarà nessun cataclisma, nessun rischio di tenuta democratica del Paese». Su questo tema i due interlocutori si sono trovati d’accordo: «Io rappresento - ha ricordato Cerniglia - un comitato di cittadini indipendenti perché crediamo in un valore più alto della politica. Quella che ragiona sui contenuti e studia. Quello che oggi manca, che pensa che il processo democratico si riduca a un “clik”, ma che sia prima di tutto l’espressione di un pensiero. Un elettore maturo deve pensare ai contenuti».

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