«Il negozio? Andiamo avanti per noi e per Stefano»

«La nostra è stata una bellissima storia d’amore. Ho tanti ricordi belli che porterò sempre con me, a volte lo sento davvero, sento un suo abbraccio, lo sento in negozio al mio fianco. Sono emozioni molto belle e intense, i brutti ricordi ci sono ma cerco di tenerli da parte». Lo scorso 6 giugno la macelleria Baiguini, in pieno centro storico a Trecate, ha riaperto. E’ stata Zayra a riaprire: Stefano, titolare, è una delle persone che il Covid-19 ha portato con sé.

 

 

«Quel giorno, il 6 giugno, ho provato una forte emozione mista a tristezza, ricordo che mi sono svegliata alle quattro del mattino, non tanto per l’agitazione quanto perché avevo già 15 pacchetti da preparare per i nostri clienti. Quando sono entrata in negozio ho sentito un grande vuoto, ma ho detto “Stefano aiutami” e dalle 7.30, orario di apertura, ho respirato solo grande affetto delle persone, è stato molto bello». Un cliente era in attesa dalle 7.15, voleva essere il primo a essere servito da Zayra, «mi ha fatto piacere, così come le tante persone che sono entrate, qualcuna anche solo per un saluto, di fatto eravamo chiusi da mesi. Ho ricevuto tanti fiori che quasi il negozio era diventato un vivaio anziché una macelleria» dice sorridendo.

Riaprire non è stato facile. Dopo la morte di Stefano, anche la figlia più grande, che compirà presto 18 anni, è stata ricoverata per qualche giorno. Zayra, che è messicana, era a casa con la figlia più di piccola, di 12 anni. «Sembrava di vivere un incubo, avevo la mente completamente offuscata. Quando nostra figlia è tornata ho pensato di scappare, di tornare in Messico. Sono state le nostre figlie a farmi ragionare, a farmi capire che dovevamo fare qualcosa. Abbiamo così deciso di provarci e parlo al plurale perché le mie ragazze mi hanno aiutano, è una cosa che abbiamo voluto tutte e tre. La mia piccola un giorno mi ha detto “Mamma io non riesco a immaginare il negozio con persone che non siano i nonni o te e papà”, mi ha riempito il cuore questa frase».

Una scelta che rifarebbe: «Non me ne pento, è faticoso e a volte mi chiedo Stefano come faceva a fare tutto, io alla sera sono stanca – continua con il suo sorriso – ma il negozio è parte della famiglia, se non ci avessi provato me ne sarei pentita sicuramente. E ora entrambe le nostre figlie mi aiutano, mi fanno compagnia e ma soprattutto con la loro presenza mi trasmettono quella voglia di continuare, mi danno sicurezza e serenità. Sono stata coraggiosa? Non so se è giusto chiamarlo coraggio, per me è voglia di andare avanti. Non lo faccio solo per lui, lo faccio per noi».

La loro, come dice Zayra, è stata una bellissima storia d’amore. «A Stefano piaceva il Messico e ci veniva ogni anno in vacanza ed era diventato amico di mio fratello. Un anno lo ha portato da noi a cena e ci siamo conosciuti, era il 1998. Nel Capodanno 1999/2000 ci siamo fidanzati». I due sono stati pendolari per un po’ di mesi, Zayra stava studiando e così Stefano tornava in Messico ogni due mesi. «Il nostro amore è cresciuto e quando mi sono laureata due mesi dopo ci siamo sposati, era il 2001. Lui è stato sempre sincero con me, non avrebbe voluto lasciare il lavoro di famiglia, la macelleria e così io sono venuta volentieri in Italia». L’impatto per Zayra è stato una meraviglia: «A parte la nebbia in aeroporto, – dice ridendo – mi sono ambientata subito, ho sentito il calore dei trecatesi e mi sono sentita fortunata. Ero la persona nuova da conoscere e ho ricevuto tante attenzioni. A me piace molto stare in mezzo alla gente, non mi faceva che piacere». Zayra è entrata poco per volta in negozio, imparando diverse mansioni, grazie anche al suocero ha appreso i primi rudimenti per fare la carne, poi dopo la morte proprio del suocero, Zayra si è resa ancora più disponibile: «Stefano non sapeva che fare e così gli ho detto che insieme ce l’avremmo fatta». E così è stato, il lavoro è aumentato e la soddisfazione di lavorare insieme era tanta. Zayra ha imparato sempre più del mestiere e tutto le è piaciuto.

E nel frattempo sono arrivate anche due bellissime creature. «Stavamo tanto bene insieme, Stefano mi ha colpito per la sua semplicità, mi ha conquistato così. Ci siamo compensati, lui magari più riservato, io più “chiacchierina”. Mi ha dato davvero tanto. Ed era un appassionato di musica country, davvero. Questo lo ha aiutato tanto ad aprirsi di più con gli altri». E l’altra sua grande passione era la moto: «Ne aveva due, una vespa per la quale aveva addirittura smesso di fumare! Quella la terremo sempre e ci piacerebbe imparare anche a usarla, io non ho mai provato prima. Vedremo. La nostra sì, è stata davvero una bella storia».

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«Il negozio? Andiamo avanti per noi e per Stefano»

«La nostra è stata una bellissima storia d’amore. Ho tanti ricordi belli che porterò sempre con me, a volte lo sento davvero, sento un suo abbraccio, lo sento in negozio al mio fianco. Sono emozioni molto belle e intense, i brutti ricordi ci sono ma cerco di tenerli da parte». Lo scorso 6 giugno la macelleria Baiguini, in pieno centro storico a Trecate, ha riaperto. E’ stata Zayra a riaprire: Stefano, titolare, è una delle persone che il Covid-19 ha portato con sé.

 

 

«Quel giorno, il 6 giugno, ho provato una forte emozione mista a tristezza, ricordo che mi sono svegliata alle quattro del mattino, non tanto per l’agitazione quanto perché avevo già 15 pacchetti da preparare per i nostri clienti. Quando sono entrata in negozio ho sentito un grande vuoto, ma ho detto “Stefano aiutami” e dalle 7.30, orario di apertura, ho respirato solo grande affetto delle persone, è stato molto bello». Un cliente era in attesa dalle 7.15, voleva essere il primo a essere servito da Zayra, «mi ha fatto piacere, così come le tante persone che sono entrate, qualcuna anche solo per un saluto, di fatto eravamo chiusi da mesi. Ho ricevuto tanti fiori che quasi il negozio era diventato un vivaio anziché una macelleria» dice sorridendo.

Riaprire non è stato facile. Dopo la morte di Stefano, anche la figlia più grande, che compirà presto 18 anni, è stata ricoverata per qualche giorno. Zayra, che è messicana, era a casa con la figlia più di piccola, di 12 anni. «Sembrava di vivere un incubo, avevo la mente completamente offuscata. Quando nostra figlia è tornata ho pensato di scappare, di tornare in Messico. Sono state le nostre figlie a farmi ragionare, a farmi capire che dovevamo fare qualcosa. Abbiamo così deciso di provarci e parlo al plurale perché le mie ragazze mi hanno aiutano, è una cosa che abbiamo voluto tutte e tre. La mia piccola un giorno mi ha detto “Mamma io non riesco a immaginare il negozio con persone che non siano i nonni o te e papà”, mi ha riempito il cuore questa frase».

Una scelta che rifarebbe: «Non me ne pento, è faticoso e a volte mi chiedo Stefano come faceva a fare tutto, io alla sera sono stanca – continua con il suo sorriso – ma il negozio è parte della famiglia, se non ci avessi provato me ne sarei pentita sicuramente. E ora entrambe le nostre figlie mi aiutano, mi fanno compagnia e ma soprattutto con la loro presenza mi trasmettono quella voglia di continuare, mi danno sicurezza e serenità. Sono stata coraggiosa? Non so se è giusto chiamarlo coraggio, per me è voglia di andare avanti. Non lo faccio solo per lui, lo faccio per noi».

La loro, come dice Zayra, è stata una bellissima storia d’amore. «A Stefano piaceva il Messico e ci veniva ogni anno in vacanza ed era diventato amico di mio fratello. Un anno lo ha portato da noi a cena e ci siamo conosciuti, era il 1998. Nel Capodanno 1999/2000 ci siamo fidanzati». I due sono stati pendolari per un po’ di mesi, Zayra stava studiando e così Stefano tornava in Messico ogni due mesi. «Il nostro amore è cresciuto e quando mi sono laureata due mesi dopo ci siamo sposati, era il 2001. Lui è stato sempre sincero con me, non avrebbe voluto lasciare il lavoro di famiglia, la macelleria e così io sono venuta volentieri in Italia». L’impatto per Zayra è stato una meraviglia: «A parte la nebbia in aeroporto, – dice ridendo – mi sono ambientata subito, ho sentito il calore dei trecatesi e mi sono sentita fortunata. Ero la persona nuova da conoscere e ho ricevuto tante attenzioni. A me piace molto stare in mezzo alla gente, non mi faceva che piacere». Zayra è entrata poco per volta in negozio, imparando diverse mansioni, grazie anche al suocero ha appreso i primi rudimenti per fare la carne, poi dopo la morte proprio del suocero, Zayra si è resa ancora più disponibile: «Stefano non sapeva che fare e così gli ho detto che insieme ce l’avremmo fatta». E così è stato, il lavoro è aumentato e la soddisfazione di lavorare insieme era tanta. Zayra ha imparato sempre più del mestiere e tutto le è piaciuto.

E nel frattempo sono arrivate anche due bellissime creature. «Stavamo tanto bene insieme, Stefano mi ha colpito per la sua semplicità, mi ha conquistato così. Ci siamo compensati, lui magari più riservato, io più “chiacchierina”. Mi ha dato davvero tanto. Ed era un appassionato di musica country, davvero. Questo lo ha aiutato tanto ad aprirsi di più con gli altri». E l’altra sua grande passione era la moto: «Ne aveva due, una vespa per la quale aveva addirittura smesso di fumare! Quella la terremo sempre e ci piacerebbe imparare anche a usarla, io non ho mai provato prima. Vedremo. La nostra sì, è stata davvero una bella storia».

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