«Il nostro, un amore uguale a quello di tutti gli altri»

«Il nostro è un amore uguale a quello di tutti gli altri, eppure la società sembra faccia fatica a comprenderlo». Si amano da oltre due anno Erika Mattina, 22enne di Monza e Martina Tammaro, 24enne di Arona. Le due giovani sono state fortemente insultate e anche minacciate sia diversi mesi fa per una foto che le ritrae in un bacio, sia durante il periodo i lockdown; e in più il profilo Instagram di Martina per qualche giorno è stato bloccato dal social. Loro anche la pagina “Le perle degli omofobi” che ha come obiettivo proprio la lotta all’omofobia.

La loro è una storia d’amore come le altre. «Ci siamo conosciute a Furore, eravamo figuranti ballerine, è stata Martina a corteggiarmi, un po’ per scherzo all’inizio, – racconta Erika – ci siamo però piaciute da subito, ma sono trascorsi sei mesi prima di fare coming out, avevamo un po’ paura del giudizio delle persone e delle nostre famiglie, era la prima volta per noi».

 

 

Come vi siete rese conto che la vostra era una storia normale, non da nascondere?
«Ci è voluto un po’ di tempo, ci siamo anche lasciate per un mese, non riuscivamo. Poi abbiamo deciso di provare e ci siamo rese conto che non c’erano differenze, la nostra era una relazione come tutte le altre, con i suoi momenti belli e meno belli. Ci ha stupito come la società non capisca tutto ciò».

Come hanno reagito i vostri genitori?
Martina: «L’hanno presa molto bene, mamma papà e mia sorella hanno subito accolto a braccia aperte Erika». I famigliari di Erika hanno impiegato un pochino di più: «Come riuscivano a spiegarsi la situazione, poi hanno conosciuto Martina, ci hanno visto insieme e si sono resi conto che il nostro è un amore “qualsiasi”, uguale a quello di tanti altri».

Prima del vostro coming out cosa pensavate degli omosessuali?
«Non mi sono mai posta il problema, forse perché vedevo il tutto come lontano da me» dice Erika. Martina: «Non ho mai avuto nulla contro, sono cresciuta con determinati valori e questo mi ha aiutato a essere quella che sono. Conoscevo già ragazzi gay, non ho mai avuto problemi».

Perché la società non “capisce”?
«Fa fatica, non sappiamo se sia un problema di educazione magari. Diciamo che non c’è un identikit di una persona che critica gli omosessuali, ci sono giovanissimi che ci dicono brutte cose, persone di 70 e 80 anni che ci dicono che ci vorrebbero come nipoti. C’è una spaccatura esattamente a metà secondo la nostra esperienza».

Cosa si può fare?
«Parlare, far vedere che le persone omosessuali sono normali. Molte persone hanno cambiato idea guardandoci, nel fare la spesa, nel litigare, nelle azioni più banali che accadono in ogni coppia. E poi se ci fosse una legge per la discriminazione sessuale sarebbe bello».

Profili Instagram chiusi, come avete reagito?
«Male all’inizio, perché eravamo certe di non aver postato nulla di sbagliato, forse è stata una segnalazione di massa. Poi ci è stato riconsegnato tutto, anche se a ora non sappiamo cosa sia successo».

Come vi vedete tra dieci anni?
«Speriamo migliori la situazione, ma bisogna vedere. Noi? Sposate e con una casa nostra! Siamo sempre insieme, a casa di una o dell’altra, ma per ora siamo ancora pendolari».

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«Il nostro, un amore uguale a quello di tutti gli altri»

«Il nostro è un amore uguale a quello di tutti gli altri, eppure la società sembra faccia fatica a comprenderlo». Si amano da oltre due anno Erika Mattina, 22enne di Monza e Martina Tammaro, 24enne di Arona. Le due giovani sono state fortemente insultate e anche minacciate sia diversi mesi fa per una foto che le ritrae in un bacio, sia durante il periodo i lockdown; e in più il profilo Instagram di Martina per qualche giorno è stato bloccato dal social. Loro anche la pagina “Le perle degli omofobi” che ha come obiettivo proprio la lotta all’omofobia.

La loro è una storia d’amore come le altre. «Ci siamo conosciute a Furore, eravamo figuranti ballerine, è stata Martina a corteggiarmi, un po’ per scherzo all’inizio, – racconta Erika – ci siamo però piaciute da subito, ma sono trascorsi sei mesi prima di fare coming out, avevamo un po’ paura del giudizio delle persone e delle nostre famiglie, era la prima volta per noi».

 

 

Come vi siete rese conto che la vostra era una storia normale, non da nascondere?
«Ci è voluto un po’ di tempo, ci siamo anche lasciate per un mese, non riuscivamo. Poi abbiamo deciso di provare e ci siamo rese conto che non c’erano differenze, la nostra era una relazione come tutte le altre, con i suoi momenti belli e meno belli. Ci ha stupito come la società non capisca tutto ciò».

Come hanno reagito i vostri genitori?
Martina: «L’hanno presa molto bene, mamma papà e mia sorella hanno subito accolto a braccia aperte Erika». I famigliari di Erika hanno impiegato un pochino di più: «Come riuscivano a spiegarsi la situazione, poi hanno conosciuto Martina, ci hanno visto insieme e si sono resi conto che il nostro è un amore “qualsiasi”, uguale a quello di tanti altri».

Prima del vostro coming out cosa pensavate degli omosessuali?
«Non mi sono mai posta il problema, forse perché vedevo il tutto come lontano da me» dice Erika. Martina: «Non ho mai avuto nulla contro, sono cresciuta con determinati valori e questo mi ha aiutato a essere quella che sono. Conoscevo già ragazzi gay, non ho mai avuto problemi».

Perché la società non “capisce”?
«Fa fatica, non sappiamo se sia un problema di educazione magari. Diciamo che non c’è un identikit di una persona che critica gli omosessuali, ci sono giovanissimi che ci dicono brutte cose, persone di 70 e 80 anni che ci dicono che ci vorrebbero come nipoti. C’è una spaccatura esattamente a metà secondo la nostra esperienza».

Cosa si può fare?
«Parlare, far vedere che le persone omosessuali sono normali. Molte persone hanno cambiato idea guardandoci, nel fare la spesa, nel litigare, nelle azioni più banali che accadono in ogni coppia. E poi se ci fosse una legge per la discriminazione sessuale sarebbe bello».

Profili Instagram chiusi, come avete reagito?
«Male all’inizio, perché eravamo certe di non aver postato nulla di sbagliato, forse è stata una segnalazione di massa. Poi ci è stato riconsegnato tutto, anche se a ora non sappiamo cosa sia successo».

Come vi vedete tra dieci anni?
«Speriamo migliori la situazione, ma bisogna vedere. Noi? Sposate e con una casa nostra! Siamo sempre insieme, a casa di una o dell’altra, ma per ora siamo ancora pendolari».

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