«La vita riprende e siamo felici. Non desideriamo altro che la serenità»

«Siamo contente, la vita riprende e speriamo di tornare alla normalità, ci basta quella. Non desideriamo niente altro una serena normalità».

A Oleggio le serrande si sono alzate di nuovo, le luci si sono accese, e non per fare qualche lavoro e ritornare a casa, non per prelevare il materiale da consegnare. Da ieri, lunedì 18 maggio, i negozi hanno riaperto, dando così il via ufficiale alla Fase 2, quella concreta.

«Pian piano si va avanti, la gente comincia a uscire. È una bella sensazione, sembra di aprire per il primo giorno, di inaugurare la propria attività, – dice un’altra commerciante – nella fase di lockdown ho fatto qualche consegna, ma è adesso che si riparte».

C’è poi chi ha contato i giorni di chiusura, uno per uno, per arrivare a 69: «Speriamo di lavorare, la gente riprende a uscire. Non è stato facile, soprattutto per chi come me lavora con prodotti che seguono le stagioni, – dice la proprietaria di un negozio di intimo – dopo oltre 21 anni è difficile rimanere chiusi, manca il rapporto con i clienti, che mi hanno sostenuto tanto in questo momento. Sapevo di avere con loro un ottimo rapporto, ma è stato bello davvero».

E’ il sorriso quello che prevale in una giornata di sole, in una giornata in cui Piazza Martiri torna a popolarsi: «Non vendo prodotti di prima necessità, – dice il proprietario del negozio di borse del centro – speriamo che ci siamo una ripresa, noi siamo pronti. Sono contento di essere tornare, di chiacchierare, di stare insieme alle persone, di presentare il materiale alle persone, è il bello della vendita tradizionale».

Tanto entusiasmo, ma anche la consapevolezza di aver fatto tutto da soli: «Organizzazione “by my self”, – dice un negoziante di abbigliamento – recepisci regole, spesso confuse, e fai. Ci siamo attrezzati per essere pronti. Ricominciamo a rilento, per gradi. Il fatto è che noi ci siamo fermati, ma non le spese, tu chiudi ma tutto corre. Contiamo su noi stessi, non tanto sulle istituzioni».

Ovunque piantana igienizzante, guanti monouso, c’è chi ha le mascherine per le clienti, nastro a terra per le distanze, si parla, si scambiano due parole, alla dovuta distanza. «Guardiamo avanti e non indietro, pensiamo a quello che di positivo c’è da fare», dice un’altra commerciante.

Qualche serrande è ancora abbassata, qualcuna è socchiusa, perché le persone stanno lavorando: «Le direttive sono arrivate domenica, i fornitori che mi hanno consegnato il materiale per avere tutto in sicurezza sono stati veloci, ma come potevo aprire lunedì stesso, riapro martedì devo sanificare tutto il negozio, – dice una parrucchiera del centro – io sono una di quelle persone che ancora aspetta i 600 euro, se avessi avuto bisogno di quelli per vivere non sarei più qui. Noi commercianti siamo in ginocchio e speriamo non ci sia una ricaduta, altrimenti chiudiamo per sempre».

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«La vita riprende e siamo felici. Non desideriamo altro che la serenità»

«Siamo contente, la vita riprende e speriamo di tornare alla normalità, ci basta quella. Non desideriamo niente altro una serena normalità». A Oleggio le serrande si sono alzate di nuovo, le luci si sono accese, e non per fare qualche lavoro e ritornare a casa, non per prelevare il materiale da consegnare. Da ieri, lunedì 18 maggio, i negozi hanno riaperto, dando così il via ufficiale alla Fase 2, quella concreta. «Pian piano si va avanti, la gente comincia a uscire. È una bella sensazione, sembra di aprire per il primo giorno, di inaugurare la propria attività, - dice un’altra commerciante – nella fase di lockdown ho fatto qualche consegna, ma è adesso che si riparte». C’è poi chi ha contato i giorni di chiusura, uno per uno, per arrivare a 69: «Speriamo di lavorare, la gente riprende a uscire. Non è stato facile, soprattutto per chi come me lavora con prodotti che seguono le stagioni, - dice la proprietaria di un negozio di intimo – dopo oltre 21 anni è difficile rimanere chiusi, manca il rapporto con i clienti, che mi hanno sostenuto tanto in questo momento. Sapevo di avere con loro un ottimo rapporto, ma è stato bello davvero». E’ il sorriso quello che prevale in una giornata di sole, in una giornata in cui Piazza Martiri torna a popolarsi: «Non vendo prodotti di prima necessità, - dice il proprietario del negozio di borse del centro – speriamo che ci siamo una ripresa, noi siamo pronti. Sono contento di essere tornare, di chiacchierare, di stare insieme alle persone, di presentare il materiale alle persone, è il bello della vendita tradizionale». Tanto entusiasmo, ma anche la consapevolezza di aver fatto tutto da soli: «Organizzazione “by my self”, - dice un negoziante di abbigliamento – recepisci regole, spesso confuse, e fai. Ci siamo attrezzati per essere pronti. Ricominciamo a rilento, per gradi. Il fatto è che noi ci siamo fermati, ma non le spese, tu chiudi ma tutto corre. Contiamo su noi stessi, non tanto sulle istituzioni». Ovunque piantana igienizzante, guanti monouso, c’è chi ha le mascherine per le clienti, nastro a terra per le distanze, si parla, si scambiano due parole, alla dovuta distanza. «Guardiamo avanti e non indietro, pensiamo a quello che di positivo c’è da fare», dice un’altra commerciante. Qualche serrande è ancora abbassata, qualcuna è socchiusa, perché le persone stanno lavorando: «Le direttive sono arrivate domenica, i fornitori che mi hanno consegnato il materiale per avere tutto in sicurezza sono stati veloci, ma come potevo aprire lunedì stesso, riapro martedì devo sanificare tutto il negozio, - dice una parrucchiera del centro – io sono una di quelle persone che ancora aspetta i 600 euro, se avessi avuto bisogno di quelli per vivere non sarei più qui. Noi commercianti siamo in ginocchio e speriamo non ci sia una ricaduta, altrimenti chiudiamo per sempre».

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