«Silenziosi come il morto», niente messa ai funerali. E a Trecate scoppia la polemica

La sorprendente frase è stata riportata dal parroco, don Ettore Maddalena, sul Bollettino Trecatese. E la decisione, presa con l'assenso del vescovo, di celebrare solo il rito delle esequie, ha generato malcontento tra i parrocchiani

Niente messa durante i funerali perché «i partecipanti all’Eucarestia spesso sono “silenziosi come il morto” senza pregare ad alta voce o lasciarsi coinvolgere nella celebrazione». Succede a Trecate dove il parroco, don Ettore Maddalena, con una motivazione alquanto sorprendente, ha deciso di non celebrare più la messa durante i funerali, ma solo il rito delle esequie, più ridotto e veloce.

La spiegazione don Maddalena l’ha riportata sul Bollettino Trecatese generando il disappunto dei parrocchiani. «I funerali nella nostra parrocchia sono molti, oltre 200 l’anno – scrive il parroco – a volte capitava di dover celebrare messe, insieme a quelle di orario, in un’unica giornata. Non era certo una fatica fisica ma il celebrante rischiava di sentirsi un funzionario perdendo il giusto raccoglimento e concentrazione». E aggiunge che «l’esperimento pastorale è cominciato con l’assenso del Vescovo e presumo diventerà lo stile celebrativo di altri grandi parrocchie della nostra Diocesi».

Una decisione che, seppur corretta dal punto di vista strettamente liturgico, ha suscitato malcontento tra i parrocchiani, alcuni dei quali si sono anche sentiti in disaccordo con la motivazione assunta dal Don.

Lo abbiamo sentito.

Don Maddalena, non crede che “silenziosi come il morto” sia un’espressione indelicata?

Sarà pure indelicata, ma è realistica. Ne ho parlato con il vicario generale, il quale ha informato il vescovo e ha suffragato la mia richiesta: d’altronde anche lui è un prete e conosce bene la situazione. Durante i funerali per le persone è più importante leggere messaggi di affetto che rispondere alla celebrazione e questo svia l’attenzione dall’Eucarestia. Perché sprecarla? Ho preferito dare centralità alla parola di Dio e al rito delle esequie.

I suoi parrocchiani, però, non sembrano soddisfatti.

Non capisco: è da più di un anno che ho adottato questo metodo e si lamentano solo ora che l’ho esplicitato sul Bollettino? Nessuno è mai venuto da me a chiedere spiegazioni, solo una donna anziana, ma è stato quasi un anno fa. Penso piuttosto di non essere simpatico a certe persone che trovano scuse per avercela con me.

Il “silenzio” che lei critica, non crede sia una componente legittima del lutto?

Se è così, male. In questi momenti la preghiera è l’unico modo per avere conforto, soprattutto per noi credenti che abbiamo la certezza di una nuova vita. Glielo dico con franchezza: faccio questo lavoro da 45 anni, prima di prendere questa decisione ho avuto modo di riflettere un bel po’ e credo che sia meglio così. Non è certamente per castigare qualcuno.

Forse non un castigo, ma non pensa che questa scelta sia penalizzante nei confronti dei praticanti? Che vorrebbero fosse mantenuta la consuetudine di celebrare la messa durante il funerale di un parente?

Guardi, sono proprio loro quelli che hanno capito la situazione e spesso mi hanno fatto i complimenti per la bella celebrazione durante un funerale. Comunque noi non ci dimentichiamo dei defunti che, infatti, vengono ricordati la domenica durante la messa delle 18.

Dopo i funerali, lo stesso metodo verrà usato anche per i matrimoni?

Io arrivo dall’Ossola dove da tempo i matrimoni, su richiesta degli sposi, vengono celebrati senza messa. Qui a Trecate non me ne occupo io, c’è un altro sacerdote che ha altre sensibilità. So che in passato è stato proposto e alcune coppie, quelle che di solito non frequentano la chiesa, hanno accettato.

E forse sarebbe stato auspicabile un maggiore coinvolgimento della comunità parrocchiale, in particolare, del consiglio.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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2 risposte

  1. Caro Don Ettore Maddalena,

    Tutti la conosciamo per essere un ottimo prete e non sarà la sua decisione di non celebrare più la Messa ai funerali religiosi a farmi cambiare idea ma mi chiedo se è il caso di fare così.
    Non parlo per me: ho disposto che per me non ci siano funerali ma solo la benedizione della mia salma, la memoria del Battesimo con l’acqua benedetta e poi per il Trigesimo una Messa di suffragio che ne ho molto bisogno perché sono stato un peccatore, sono un peccatore, comunque non vivo a Trecate e non sono un suo parrocchiano.
    La comprendo : che brutto celebrare una Messa il giorno dei Funerali e sentire la gente che non risponde, che potrebbe stare fuori allora dalla chiesa e così anche ai matrimoni che pure potrebbe andare allora solo al ristorante, è un’esperienza umanamente e per un pastore fonte di grande amarezza, come Gesù che deve rimproverare i suoi discepoli perché non avevano saputo vegliare in preghiera quel giorno al Getsemani prima che fosse portato a morire sulla Croce.
    Oggi lei è come Gesù!
    Eppure Gesù per quegli uomini pigri e distratti aveva appena spezzato il suo Corpo e a quelle brutte persone affiderà la guida della sua Chiesa, la mia, la sua, la nostra Chiesa.
    Ci pensi ancora e magari torni a celebrare l’Eucarestia, l’Ave Verum e a nutrire gli animi affranti, scorati e tristi con il S.Corpo, perché possa essere il Viatico per quei fratelli e sorelle colpite dalla morte di un loro congiunto.
    E se anche ci fosse un solo giusto fra di loro non è giusto che non possa accostarsi all’Eucarestia,che per noi Cristiani cattolici è il
    Tesoro più grande .
    Con Stima profonda per il suo Ministero e la Sua Persona.

  2. Non capisco il disappunto dei parrochiani trecatesi. E’ una pratica gia’ in vigore da tempo. Anche per mio figlio morto a luglio 2020 e’ stata adottata questa procedura, commemorazione in chiesa con la benedizione della bara, e poi la Messa si suffragio la domenica successiva. E mi e’ piaciuta, perche’ amici e parenti hanno avuto la possibilita’ di ricordarlo dal pulpito con scritti e parole di conforto per noi genitori. La domenica successiva e’ stata celebrata la messa di suffragio a suo nome. Ancora un grazie a Don Ettore, e Don Alessandro, che mi sono stati vicini in quella disgrazia con la loro presenza e dispoinibilta’, a prescindere dalla commemorazione e messa di suffragio.

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«Silenziosi come il morto», niente messa ai funerali. E a Trecate scoppia la polemica

La sorprendente frase è stata riportata dal parroco, don Ettore Maddalena, sul Bollettino Trecatese. E la decisione, presa con l’assenso del vescovo, di celebrare solo il rito delle esequie, ha generato malcontento tra i parrocchiani

Niente messa durante i funerali perché «i partecipanti all’Eucarestia spesso sono “silenziosi come il morto” senza pregare ad alta voce o lasciarsi coinvolgere nella celebrazione». Succede a Trecate dove il parroco, don Ettore Maddalena, con una motivazione alquanto sorprendente, ha deciso di non celebrare più la messa durante i funerali, ma solo il rito delle esequie, più ridotto e veloce.

La spiegazione don Maddalena l’ha riportata sul Bollettino Trecatese generando il disappunto dei parrocchiani. «I funerali nella nostra parrocchia sono molti, oltre 200 l’anno – scrive il parroco – a volte capitava di dover celebrare messe, insieme a quelle di orario, in un’unica giornata. Non era certo una fatica fisica ma il celebrante rischiava di sentirsi un funzionario perdendo il giusto raccoglimento e concentrazione». E aggiunge che «l’esperimento pastorale è cominciato con l’assenso del Vescovo e presumo diventerà lo stile celebrativo di altri grandi parrocchie della nostra Diocesi».

Una decisione che, seppur corretta dal punto di vista strettamente liturgico, ha suscitato malcontento tra i parrocchiani, alcuni dei quali si sono anche sentiti in disaccordo con la motivazione assunta dal Don.

Lo abbiamo sentito.

Don Maddalena, non crede che “silenziosi come il morto” sia un’espressione indelicata?

Sarà pure indelicata, ma è realistica. Ne ho parlato con il vicario generale, il quale ha informato il vescovo e ha suffragato la mia richiesta: d’altronde anche lui è un prete e conosce bene la situazione. Durante i funerali per le persone è più importante leggere messaggi di affetto che rispondere alla celebrazione e questo svia l’attenzione dall’Eucarestia. Perché sprecarla? Ho preferito dare centralità alla parola di Dio e al rito delle esequie.

I suoi parrocchiani, però, non sembrano soddisfatti.

Non capisco: è da più di un anno che ho adottato questo metodo e si lamentano solo ora che l’ho esplicitato sul Bollettino? Nessuno è mai venuto da me a chiedere spiegazioni, solo una donna anziana, ma è stato quasi un anno fa. Penso piuttosto di non essere simpatico a certe persone che trovano scuse per avercela con me.

Il “silenzio” che lei critica, non crede sia una componente legittima del lutto?

Se è così, male. In questi momenti la preghiera è l’unico modo per avere conforto, soprattutto per noi credenti che abbiamo la certezza di una nuova vita. Glielo dico con franchezza: faccio questo lavoro da 45 anni, prima di prendere questa decisione ho avuto modo di riflettere un bel po’ e credo che sia meglio così. Non è certamente per castigare qualcuno.

Forse non un castigo, ma non pensa che questa scelta sia penalizzante nei confronti dei praticanti? Che vorrebbero fosse mantenuta la consuetudine di celebrare la messa durante il funerale di un parente?

Guardi, sono proprio loro quelli che hanno capito la situazione e spesso mi hanno fatto i complimenti per la bella celebrazione durante un funerale. Comunque noi non ci dimentichiamo dei defunti che, infatti, vengono ricordati la domenica durante la messa delle 18.

Dopo i funerali, lo stesso metodo verrà usato anche per i matrimoni?

Io arrivo dall’Ossola dove da tempo i matrimoni, su richiesta degli sposi, vengono celebrati senza messa. Qui a Trecate non me ne occupo io, c’è un altro sacerdote che ha altre sensibilità. So che in passato è stato proposto e alcune coppie, quelle che di solito non frequentano la chiesa, hanno accettato.

E forse sarebbe stato auspicabile un maggiore coinvolgimento della comunità parrocchiale, in particolare, del consiglio.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore