Secondo i dati della Regione Piemonte sono 53 (nel 2023 erano 45) sul territorio di Novara gli incarichi vacanti residui del ruolo unico di assistenza primaria a ciclo di scelta. Tradotto: mancano medici di base e la situazione non è destinata a migliorare nel prossimo futuro.
«La situazione è difficoltosa e genera ricadute sia sui medici che sui pazienti. Le nostre condizioni di lavoro già difficoltose a causa dell’aumento delle cronicità, sono rese ancora più difficili dalla burocrazia e dai servizi del Ministero che spesso non funzionano» le parole di Savio Fornara, segretario della FIMMG di Novara che per quanto riguarda l’emergenza dei medici di base ricorda come «insieme alle altre sigle sindacali abbiamo attivato un protocollo che permette ai medici che aderiscono di adottare i “pazienti orfani” di colleghi che non esercitano più la professione. Un’esperienza di grande rilievo che permette di garantire i servizi ai cittadini in un contesto che, però, va risolto a monte».
Sui “pazienti orfani” è il direttore dell’Asl, Angelo Penna, a dare alcune cifre: «Nel novarese sono circa 5000, ma il numero è indicativo perché l’aumento dei massimali previsti per i medici di base, da 1200 ad almeno 1500 pazienti, ha permesso di trasferire quest’ultimi a medici che esercitano». Anche Penna ricorda come «a settembre a ottobre abbiamo attivato due tavoli di confronto con i sindaci e i medici del distretto Nord, dove ci sono particolari problemi, per trovare le soluzioni percorribili: l’attivazione di ambulatori condivisi per i pazienti rimasti senza medico di base a Pogno, Invorio, Nebbiuno, Arona e Oleggio Castello e la possibilità da parte dei medici di visitare con il meccanismo della visita occasionale questi pazienti sono due strade stiamo percorrendo con buoni risultati».
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Quello che è certo è che la situazione della medicina territoriale è emergenziale e di fronte a questo la politica fatica a garantire risposte efficaci. Il quadro piemontese, secondo i dati della fondazione Gimbe, vede il 66,9% dei medici di medicina generale che è in attività da oltre 27 anni e al primo gennaio 2023 296 medici di medicina generale mancanti in tutta la regione. Ad aggiungersi a questa situazione emergenziale il dato sugli assistiti che in Piemonte è pari a 1.385 pazienti per ogni medico contro una media italiana di 1.353.
Il problema non riguarda solo i medici in servizio, ma soprattutto il ricambio generazionale. Infatti, nonostante il numero di borse di studio ministeriali destinate al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale sia aumentato grazie alle risorse del c.d. DL Calabria che negli anni 2019-2022 hanno finanziato ulteriori 3.277 borse, e a quelle del PNRR che negli anni 2021-2023 hanno finanziato complessivamente 2.700 borse aggiuntive, in Piemonte quasi un terzo dei posti per il triennio di formazione è andato deserto con 127 iscritti per 168 borse di studio (-24%).
Anche a livello nazionale il quadro non è confortante. Tra il 2023 e il 2026 sono 11.439 gli MMG che hanno compiuto/compiranno 70 anni, raggiungendo così l’età massima per la pensione e quasi il 50% supera i 1500 pazienti, con un evidente sovraccarico di lavoro e le difficoltà a garantire un servizio adeguato per i cittadini. Il tutto mentre il finanziamento al Sistema Sanitario Nazionale scende al 6,27%, ai minimi storici dal 2007.
Servizio di Cecilia Colli e Luca Galuppini