«Libertà, comunità, opera: parole di gioia. Si studia per prepararsi e crescere». L’augurio del vescovo agli studenti

Il messaggio "Perché studiare rende liberi?" di mons. Franco Giulio Brambilla per l'inizio dell'anno scolastico tratto da tre parole di Albert Einstein

Libertà, comunità e la propria opera a servizio della società. Sono i tre concetti che il vescovo Franco Giulio Brambilla sottolinea nel suo messaggio rivolto agli studenti per l’inizio del nuovo anno scolastico, al via da lunedì 11 settembre.

Nel messaggio, dal titolo “Perché studiare rende liberi?”, il vescovo si ispira ad un indirizzo di saluto che Albert Einstein fece nel 1933 agli studenti dell’Università di Princeton, dove insegnava. In particolare riporta la frase del fisico: «Sono contento di vivere in mezzo a voi che siete giovani e felici. Se un vecchio studente potesse in breve dirvi qualcosa, le parole sarebbero queste: Non considerate mai lo studio come un dovere, ma come l’invidiabile occasione di conoscere la liberante bellezza nello spirito, per la vostra gioia personale e a vantaggio della comunità alla quale appartiene la vostra opera futura».

E annota come nel manoscritto Einstein abbia apposto tre correzioni: l’aggettivo «liberante» è aggiunto in un secondo momento; anche il riferimento alla «comunità» viene aggiunto, perché prima Einstein si riferiva più semplicemente a «tutti coloro ai quali il vostro lavoro sarà dedicato»; l’espressione finale viene modificata, prima egli parla della comunità «per la quale più tardi lavorerete» e poi della comunità «alla quale appartiene la vostra opera futura».

«Libertà, comunità, la vostra opera, sono tre parole aggiunte da Einstein al suo biglietto di appunti. Sono bellissime per iniziare il nuovo anno scolastico!» annota Brambilla, che aggiunge: «Si studia per prepararsi e dare ciascuno la nostra opera al mondo in cui viviamo; si può crescere solo se si gusta la liberante bellezza dello spirito nelle lingue, nella letteratura, nella filosofia, nell’arte, nella storia, nei costumi, nelle scienze, nella matematica, nella tecnica; si può farlo solamente nella rete della comunità, del noi sociale, fuori dal quale siamo soli, dispersi e senza volti da guardare e amare»

Quindi il vescovo conclude: «Bastano queste tre parole, come dice Einstein, “per la vostra gioia personale”. E per augurarvi di cuore: Buon Anno!».

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Il messaggio “Perché studiare rende liberi?” di mons. Franco Giulio Brambilla per l’inizio dell’anno scolastico tratto da tre parole di Albert Einstein

Libertà, comunità e la propria opera a servizio della società. Sono i tre concetti che il vescovo Franco Giulio Brambilla sottolinea nel suo messaggio rivolto agli studenti per l’inizio del nuovo anno scolastico, al via da lunedì 11 settembre.

Nel messaggio, dal titolo “Perché studiare rende liberi?”, il vescovo si ispira ad un indirizzo di saluto che Albert Einstein fece nel 1933 agli studenti dell’Università di Princeton, dove insegnava. In particolare riporta la frase del fisico: «Sono contento di vivere in mezzo a voi che siete giovani e felici. Se un vecchio studente potesse in breve dirvi qualcosa, le parole sarebbero queste: Non considerate mai lo studio come un dovere, ma come l’invidiabile occasione di conoscere la liberante bellezza nello spirito, per la vostra gioia personale e a vantaggio della comunità alla quale appartiene la vostra opera futura».

E annota come nel manoscritto Einstein abbia apposto tre correzioni: l’aggettivo «liberante» è aggiunto in un secondo momento; anche il riferimento alla «comunità» viene aggiunto, perché prima Einstein si riferiva più semplicemente a «tutti coloro ai quali il vostro lavoro sarà dedicato»; l’espressione finale viene modificata, prima egli parla della comunità «per la quale più tardi lavorerete» e poi della comunità «alla quale appartiene la vostra opera futura».

«Libertà, comunità, la vostra opera, sono tre parole aggiunte da Einstein al suo biglietto di appunti. Sono bellissime per iniziare il nuovo anno scolastico!» annota Brambilla, che aggiunge: «Si studia per prepararsi e dare ciascuno la nostra opera al mondo in cui viviamo; si può crescere solo se si gusta la liberante bellezza dello spirito nelle lingue, nella letteratura, nella filosofia, nell’arte, nella storia, nei costumi, nelle scienze, nella matematica, nella tecnica; si può farlo solamente nella rete della comunità, del noi sociale, fuori dal quale siamo soli, dispersi e senza volti da guardare e amare»

Quindi il vescovo conclude: «Bastano queste tre parole, come dice Einstein, “per la vostra gioia personale”. E per augurarvi di cuore: Buon Anno!».

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