Enrico Berlinguer era una persona onesta, onestissima, questo si deve riconoscere a 100 anni dalla sua nascita.

Il Segretario del PCI non era solo una persona integra a livello individuale, è stato uno dei primi in Italia ad indicare nella “ questione morale” intesa come occupazione da parte dei partiti delle istituzioni e dell’industria pubblica , della lottizzazione a prescindere dal merito e dalla competenza , dalla distorsione a fini clientelari della spesa pubblica il problema centrale dello Stato italiano e della stessa società civile. 

Un fatto legato anche ad una situazione di “ democrazia bloccata”, la Dc condannata a stare sempre al governo e il PCI all’opposizione a causa della divisione internazionale in blocchi contrapposti .

Ha ipotizzato quindi una strategia che vedeva il suo partito , il più forte partito comunista dell’Occidente, scegliere la Nato e l’allora Cee e la collaborazione anche al Governo con la Dc al fine di arrivare in modo graduale e sicuro per la democrazia all’alternanza. 

Questi sono suoi meriti storici,una linea politica in cui spesso ha dovuto fermarsi sia a causa dell’arretratezza degli USA e di una parte importante della Dc e del mondo imprenditoriale ma anche dell’arretratezza di una parte importante del PCI che in modo silenzioso ma fermo non seguiva , non capiva e frenava di fatto l’azione di Enrico Berlinguer.

Alla fine Berlinguer per non spaccare il PCI lo lascio’ in mezzo al guado: non più partito comunista di osservanza sovietica ma nemmeno partito laburista all’inglese, non più di opposizione anti sistema ms nemmeno disponibile a prendersi fino in fondo le responsabilità di governo. 

La morte tragica e prematura di Berlinguer  fisserà il PCI in questa irresolutezza di fondo, in questo suo avere più anime anche se in sordina per via del centralismo democratico.

Lo stesso per il rapporto con il mondo cattolico: grande volontà di dialogo e di coinvolgimento di quadri provenienti dal mondo cattolico , sempre più cattolici praticanti votarono il PCI con la sua segreteria ma poi passi indietro per l’asprezza con cui vennero portate avanti le campagne referendarie di divorzio e aborto .

Così per il rapporto con l’URSS: troppa prudenza per non strappare anche con la minoranza interna di Cossutta che poi ruppe all’indomani del passaggio da PCI a PDS.

Il PDS è figlio delle scelte berlingueriane ma ne sconta anche le incertezze e i limiti alla ricerca di un’impossibile terza via fra socialdemocrazia e socialismo realizzato . 

Nel Pd attuale certamente ci sono molti che si sono formati in quella ormai lontana stagione berlingueriana ma obiettivamente quella di Berlinguer era tutta un’altra storia. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Berlinguer: pro e contro

Enrico Berlinguer era una persona onesta, onestissima, questo si deve riconoscere a 100 anni dalla sua nascita.

Il Segretario del PCI non era solo una persona integra a livello individuale, è stato uno dei primi in Italia ad indicare nella “ questione morale” intesa come occupazione da parte dei partiti delle istituzioni e dell’industria pubblica , della lottizzazione a prescindere dal merito e dalla competenza , dalla distorsione a fini clientelari della spesa pubblica il problema centrale dello Stato italiano e della stessa società civile. 

Un fatto legato anche ad una situazione di “ democrazia bloccata”, la Dc condannata a stare sempre al governo e il PCI all’opposizione a causa della divisione internazionale in blocchi contrapposti .

Ha ipotizzato quindi una strategia che vedeva il suo partito , il più forte partito comunista dell’Occidente, scegliere la Nato e l’allora Cee e la collaborazione anche al Governo con la Dc al fine di arrivare in modo graduale e sicuro per la democrazia all’alternanza. 

Questi sono suoi meriti storici,una linea politica in cui spesso ha dovuto fermarsi sia a causa dell’arretratezza degli USA e di una parte importante della Dc e del mondo imprenditoriale ma anche dell’arretratezza di una parte importante del PCI che in modo silenzioso ma fermo non seguiva , non capiva e frenava di fatto l’azione di Enrico Berlinguer.

Alla fine Berlinguer per non spaccare il PCI lo lascio’ in mezzo al guado: non più partito comunista di osservanza sovietica ma nemmeno partito laburista all’inglese, non più di opposizione anti sistema ms nemmeno disponibile a prendersi fino in fondo le responsabilità di governo. 

La morte tragica e prematura di Berlinguer  fisserà il PCI in questa irresolutezza di fondo, in questo suo avere più anime anche se in sordina per via del centralismo democratico.

Lo stesso per il rapporto con il mondo cattolico: grande volontà di dialogo e di coinvolgimento di quadri provenienti dal mondo cattolico , sempre più cattolici praticanti votarono il PCI con la sua segreteria ma poi passi indietro per l’asprezza con cui vennero portate avanti le campagne referendarie di divorzio e aborto .

Così per il rapporto con l’URSS: troppa prudenza per non strappare anche con la minoranza interna di Cossutta che poi ruppe all’indomani del passaggio da PCI a PDS.

Il PDS è figlio delle scelte berlingueriane ma ne sconta anche le incertezze e i limiti alla ricerca di un’impossibile terza via fra socialdemocrazia e socialismo realizzato . 

Nel Pd attuale certamente ci sono molti che si sono formati in quella ormai lontana stagione berlingueriana ma obiettivamente quella di Berlinguer era tutta un’altra storia. 

© 2020-2024 La Voce di Novara
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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.